religione

Con il cuore dei santi

Antonio Tarallo web
Pubblicato il 19-06-2020

Viaggio tra le storie, le vicende delle reliquie dei cuori dei più grandi santi

“Organo muscolare, cavo, che costituisce il centro motore dell’apparato circolatorio, situato, nell’uomo, tra i due polmoni, sopra al diaframma, davanti alla colonna vertebrale, dietro lo sterno”: è questa, la definizione che l’Enciclopedia Treccani riserva al termine “cuore”. Ma è “il centro motore” non solo dell’apparato circolatorio, potremmo aggiungere noi, visto che la sua importanza non è legata solo alla funzione “vitale” di ogni uomo: quando parliamo di “cuore”, infatti, diviene quasi spontaneo pensare a un altro sostantivo, “generosità”.

Ma, forse non basta: facile aggiungere altri termini quali “bontà” e “coraggio” (la stessa parola cela al suo interno, la parola “cuore”). Il cuore, dunque, non può essere pensato solamente come organo dell’anatomia umana, ma diviene il fulcro della propria condotta di vita. E i santi, nelle lore bizzarre biografie, hanno dimostrato quanta importanza abbia avuto - per loro - quel “palpito” di vita. La cosa straordinaria è che molti santi hanno visto - dopo la loro morte - quell’organo muscolare incorrotto dal tempo: si chiama “prodigio”. Molte, infatti, sono le reliquie dei cuori che si conservano. Allora, facciamo un breve viaggio fra queste affascinanti storie che vedono protagonisti i cuori dei santi. Un viaggio che facciamo non solo idealmente, ma - appunto - “con il cuore”.

 

Santa Teresa d’Avila

Santa Teresa d’Avila è nota per le sue tante esperienze mistiche, e ha raggiunto su questa Terra una tale unione con Dio che risulta difficile da comprendere. La santa ha messo per iscritto la maggior parte di queste esperienze, una delle quali è la cosiddetta “transverberazione” del suo cuore. Era così vicina a Dio che il suo cuore è stato letteralmente trafitto dal suo amore. Ecco come lo descrive nella sua autobiografia: “Volle il Signore che, trovandomi in questo stato, avessi più volte la seguente visione. Vedevo un angelo accanto a me, a sinistra, in forma corporea, cosa che non mi accade che rarissime volte. Anche se ho spesso visioni di angeli, li vedo solo con una visione intellettuale, come ho già detto.

In questa visione piacque al Signore che lo vedessi così: non era grande, ma piccolo e molto bello, con il volto così acceso da sembrare uno degli angeli molto elevati in gerarchia che pare che brucino tutti in ardore divino: devono essere quelli che chiamiamo cherubini. Non mi dicono mai i loro nomi, ma vedo molto bene che in cielo c’è una differenza così grande tra un angelo e un altro, e tra questi e gli altri, che non riesco a spiegarla. E’ stato scoperto che il suo cuore era stato trafitto anche fisicamente. Quando il corpo di Santa Teresa è stato riesumato nel 1582, si è visto che era incorrotto, senza segni di decadimento. A un certo punto il cuore è stato rimosso dal corpo, e la gente è rimasta attonita vedendo una vera ferita del dardo dell’angelo. Il cuore incorrotto della santa è ora nella città di Alba de Tormes, in Spagna, e alcuni dicono che si riesce ancora a vedere il foro lasciato dalla lancia.

 

Jean-Marie Vianney

“Il Sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”, diceva San Giovanni Maria Vianney. E il sacerdote francese, famoso per il suo instancabile “lavoro” di confessore, aveva un cuore grande, grandissimo. Già da vivo era considerato un santo. Lui si schermiva, ma sopportava con pazienza la venerazione dei fedeli perché, diceva, “vorrei che altri potessero diventare santi. Là dove passano i santi, Dio passa con loro”. Rifiutava di posare per ritratti, sculture o fotografie: la sola foto che si conosca è quella scattata sul letto di morte. Semplice, come la terra di Ars, il piccolo paese francese dove svolse la sua missione.

Solcata da itinerari religiosi, la Francia ospita sul suo territorio un gran numero di santuari. Ars è una cittadina a 30 chilometri a nord di Lione. In questa località si trova la reliquia del cuore di San Giovanni Maria Vianney. Nella Cappella del Cuore, elegante edificio rotondo eretto nel 1931, è conservata questa importante reliquia.

 

San Francesco di Sales

Ci troviamo a Treviso. Ci si presenta - idealmente - il Monastero femminile della Visitazione di Santa Maria, che sorge nella città veneta. In questo luogo è conservata una delle più preziose reliquie della Chiesa: il cuore di San Francesco di Sales. Come è arrivato il cuore di San Francesco in questa terra? Allora, facciamo un salto nella Storia. Anno 1615, e la Madre Giovanna Francesca di Chantal, il 25 gennaio, partiva da Annecy (Francia) con quattro suore per fondare in Lione di Francia il secondo monastero della Visitazione. La casa fu eretta sotto il titolo di Santa Maria di Bellecour. Nel 1792, a seguito della Rivoluzione francese, il governo impose “l’esportazione dei preti e la vendita dei monasteri”. Si requisirono, così, molti beni anche nel Monastero di Bellecour e la chiesa divenne deposito per “botti di aceto”.

I rivoluzionari pretesero anche il reliquiario e il cuore di S. Francesco (conservato nel monastero francese), ma la Madre Superiora, con fermezza e scaltrezza riuscì a conservare il cuore del Santo. Nel febbraio del 1793, essendo diventato troppo pericoloso continuare a vivere in Francia, la Comunità di Suore decise di oltrepassare le Alpi ed andare a vivere a Mantova dove il governo “lombardo-austriaco” aveva messo a disposizione delle Monache un nuovo monastero. Le suore si trovarono di fronte a numerosi pericoli, ma alla fine arrivarono a Mantova. E il cuore di San Francesco era salvo. Ma anche qui, a Mantova, non mancarono i problemi.

Nel 1796 per sfuggire all’esercito di Napoleone che avanzava nel nord Italia, le suore trovarono rifugio verso l’Austria. Rimasero per un periodo a Klagenfurt quindi, sempre sotto il terrore del “rombo del cannone” il 14 marzo 1801 “la comunità di Bellecour entrava a Vienna, accolta con festa indicibile”. Si decise, in seguito, di trovare una sistemazione definitiva e migliore: bisognava lasciare Vienna ed approdare a Venezia.

Durante questo viaggio, si fermarono nei pressi di Treviso. Qui furono quasi costrette a rimanere perchè la loro presenza era troppo importante per la piccola città. Il Vescovo durante la permanenza delle Suore a Treviso fece esporre nella chiesa di quel convento il ”cuore del Santo”. 30 luglio 1801, ultima tappa del cuore di San Francesco di Sales: con l’assenso della corte di Vienna, le Visitandine presero - in fine - possesso del nuovo monastero.

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