religione

Cellulari spenti e silenzio: ecco come vivere al meglio la messa in tv

Paola Olmi Diocesi Macerata
Pubblicato il 29-03-2020

La preghiera fatta insieme a chi vive con noi fa fare un salto di qualità alla funzione

La pandemia in corso ha modificato il nostro modo di vivere e di pregare. Le attività online rispondono alla necessità di creare nuove opportunità e di mettere la nostra quotidianità in sicurezza. Siamo di fronte a un periodo tragico, incerto ma anche ricco di potenzialità. Ne parliamo con Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata.

Tenendo presente che i sacramenti non possono essere amministrati a distanza, si può pensare «alla messa in tv» come a una modalità che rimane nell’ambito della preghiera personale ma che avvicina a quella liturgica?
«‘Assistere’ alla messa in tv o con altri media non è certo la stessa cosa che ‘parteciparvi’ stando in chiesa. Non solo perché non possiamo fare la comunione, ma anche perché la messa è l’incontro col Signore nel suo corpo che è la chiesa, rappresentata dall’assemblea radunata per celebrare l’eucaristia. Se, però, la situazione attuale ci costringe solo ad assistere alla messa in tv e su altri media, non vuol dire che questo non valga nulla. Lo dimostra un miracolo accaduto a santa Chiara d’Assisi intorno al 1225. La santa, che non poteva partecipare alla celebrazione della messa di Natale perché molto malata, ottenne il miracolo di vedere proiettate sulle pareti della sua cella le scene della celebrazione, nello stesso istante in cui esse si svolgevano nella cappella. Proprio per questa assistenza miracolosa alla liturgia fu dichiarata patrona della televisione».

Quali sono i modi per vivere la messa online al meglio?
«Consiglio cinque piccole regole: prepararsi per tempo, con silenzio e attenzione, in modo da assistere alla celebrazione con tutto il cuore e senza fare altro, magari spegnendo i cellulari; seguire sempre la messa in diretta, in questo caso siamo più vicini alla comunità che celebra vivendo nello stesso tempo gli stessi gesti e le stesse parole; creare uno spazio sacro in casa mettendo in un angolo visibile dei segni sacri che ci aiutino a pregare e a capire che siamo in comunione con chi celebra; creare, se possibile, una comunità di ascolto; la preghiera fatta insieme a chi vive con noi fa fare un salto di qualità alla celebrazione: è bene fare una preghiera personale e silenziosa per qualche minuto dopo la fine della celebrazione per renderci conto di ciò che abbiamo vissuto e ringraziare il Signore».

Rimarrà qualcosa di queste modalità online quando l’emergenza sarà lontana?
«Credo di sì, un po’ lo spero. La familiarità acquisita con l’assistenza alle sante messe attraverso i media darà occasione per tornare a frequentarli quando non si potrà partecipare di persona a una celebrazione. Oppure la maggiore dimestichezza acquisita con internet, incoraggerà a prendere parte a eventi che si svolgono lontano da noi: penso a quelli del Papa, di Loreto, della Terra Santa o anche dei nostri missionari lontani. Sul piano pastorale, l’uso intensivo di Skype, Zoom e altro, specie a livello giovanile, forse ci faciliterà nel lavorare più insieme. In definitiva vale la regola del discernimento consigliata da san Paolo ai primi cristiani: ‘Esaminate ogni cosa, conservate ciò che è buono’». (Il REsto del Carlino)

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