religione

Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, un'amicizia al servizio di Dio

Antonio Tarallo wikipedia.org
Pubblicato il 22-10-2019

La festa di Giovanni Paolo II. Il suo rapporto con Ratzinger

"Seguimi! Nell’ottobre 1978 il Cardinale Wojtyła ode di nuovo la voce del Signore. Si rinnova il dialogo con Pietro riportato nel Vangelo di questa celebrazione: "Simone di Giovanni, mi ami? Pasci le mie pecorelle!" Alla domanda del Signore: Karol mi ami?, l’Arcivescovo di Cracovia rispose dal profondo del suo cuore: "Signore, tu sai tutto: Tu sai che ti amo". L’amore di Cristo fu la forza dominante nel nostro amato Santo Padre; chi lo ha visto pregare, chi lo ha sentito predicare, lo sa. E così, grazie a questo profondo radicamento in Cristo ha potuto portare un peso, che va oltre le forze puramente umane: Essere pastore del gregge di Cristo, della sua Chiesa universale".

Venerdì, 8 aprile 2005. Un vento forte - che tanto ricorda quello "evangelico" che apre le porte del Cenacolo di Maria - spira forte in una piazza San Pietro gremita all'inverosimile. Il feretro dell'amato Giovanni Paolo II è posto sul sagrato della basilica dedicata al primo successore di Cristo. Ad officiare le esequie è l'allora Cardinal Ratzinger che dedica al pontefice e amico parole calorose, che ripercorrono la vita di Wojtyla, attraverso quell'invito di Dio, che è stato così presente e - soprattutto - così tanto accolto, fino all'estremo respiro, dal pontefice polacco. Sono parole di sì un suo collaboratore instancabile, ma rappresentano - senza dubbio - le parole di un amico che ha accompagnato il duecentosessantaquattresimo "romano pontefice" fino a quel 2 aprile 2005, data della sua morte.

Wojtyla sapeva bene cosa volesse dire la parola "Amicizia". Lo sapeva fin da quando era conosciuto da tutti i suoi amici con il semplice nome di "Lolek". I numerosi libri che raccolgono le testimonianze di chi ha conosciuto il giovane sacerdote di Wadovice, ne sono una testimonianza. Se si sfogliano, si capisce subito che nel suo seppur carattere discreto, quasi trafilato, non è mai mancata nella sua vita, la condivisione con gli amici. Il "rito sacro" dell'Amicizia, era stato per Wojtyla, un punto fermo fin dagli anni di seminario e l'elezione di pontefice non aveva certo fermato questo aspetto del tutto "privato" della sua personalità.

Nel lontano 1981, era stato Giovanni Paolo II in persona, a volere come prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede l'allora giovane vescovo tedesco Joseph Ratzinger, chiamato a sovrintendere al delicato dicastero vaticano che per secoli era stato conosciuto come il Sant'Uffizio, ovvero la "lunga mano" della Chiesa in campo dottrinale. Inizialmente un rapporto di stima e fiducia, solamente. Man mano, nel corso del pontificato, "qualcosa di più". Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger si erano incontrati, per la prima volta, durante il conclave che elesse poi Giovanni Paolo I e, come racconta Benedetto XVI, "ho provato sin dall’inizio una grande venerazione e una cordiale simpatia per il Metropolita di Cracovia. (…) Percepii subito con forza il fascino umano che egli emanava e, da come pregava, avvertii quanto fosse profondamente unito con Dio". Così si esprime Ratzinger - nella sua prima intervista da "papa emerito" - nel libro "Accanto a Giovanni Paolo II" (Edizioni Ares, 2014) del vaticanista polacco Wlodzimierz Redzioch.

Il rapporto di collaborazione andò maturando nel corso del pontificato, e la presenza del cardinale di Monaco, fu sempre più preziosa per Wojtyla, sotto diversi aspetti: per il confronto su diverse questioni a cui la Chiesa doveva una risposta, per la stesura delle encicliche, per i rapporti diplomatici della Santa Sede. Da quel lontano '81, il "binomio" Ratzinger-Wojtyla, si era andato via via rafforzato sempre di più, fino a fare del cardinale tedesco uno degli uomini di maggior fiducia di Giovanni Paolo II, soprattutto negli ultimi difficili anni della malattia. In Vaticano girava una battuta, attribuita al papa polacco: quando Joseph Ratzinger chiedeva di poter ritornare in Germania per dedicarsi così ai suoi amati libri, ai suoi studi teologici, Wojtyla rispondeva - con il suo sorriso bonario e "sornione" con un "sì, sì, va bene, poi ne parliamo". Non ne parlarono mai.

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA