religione

A un mese dall'Enciclica: la prefazione di Gambetti e Moroni

Padre Mauro Gambetti e Padre Marco Moroni Osservatore Romano
Pubblicato il 03-11-2020

La prefazione di fra Mauro Gambetti e fra Marco Moroni alla Fratelli Tutti

La fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura” (Papa Francesco, Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale della Pace 2014).

Il mondo lasciato a sé stesso va in rovina. I cambiamenti climatici e l’inquinamento, le crescenti e gravi disparità economiche e sociali, i conflitti tra i popoli e la diffusione della violenza nelle comunità umane, le migrazioni forzate e il virus dell’indifferenza, la cultura di morte e dello scarto delle società opulente, sono segnali di declino. Siamo preoccupati per il futuro. Tutti avvertiamo l’urgenza di riparare la casa comune e cambiare il mondo! Ma per costruire futuro occorre una profezia. 

I profeti sanno leggere i fatti intuendone le potenzialità di vita, percepiscono i soffi dello Spirito e ne riconoscono i frutti. La loro parola ha la forza allegra e corroborante di un torrente impetuoso, ma anche la delicatezza di una brezza leggera che dà sollievo alla terra accaldata. La profezia rischiara come l’alba, svela la bellezza del mondo, ma allo stesso tempo rassicura con la promessa del riposo, come il tramonto che congeda il giorno. 

Come una profezia, papa Francesco ci dona questa enciclica, che illumina la realtà con un orizzonte di senso che può indirizzare scelte e azioni: non c’è vita se non condivisa e connessa. Scaturisce così la riscoperta della fraternità tra tutti gli esseri umani e con il creato, perché la vita di ciascuno è intrecciata con quella di tutti. Questa enciclica parla ai cuori e risveglia una sana inquietudine interiore: sono fratello/sorella di qualcuno? lo sono di tutti?

Fin dal titolo, ripreso dall’Ammonizione VI di san Francesco, Fratelli tutti si presenta come una “voce” ispirata, in cui l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’umano rivelato e compiuto in Cristo si coniugano tra loro. 

La profondità. Tutti siamo “sulla stessa barca”, dal momento che la fraternità altro non è che la condizione umana come noi la riceviamo. Fuori dalla rete di relazioni che ci fa vivere disumanizza e conduce alla morte, davanti alla quale nell’interiorità di ciascuno emerge, indomabile, la domanda di Dio a Caino: dov’è tuo fratello?

L’altezza. Se la fraternità affonda le radici nella profondità della condizione umana, essa diventa anche, come l’esperienza di san Francesco testimonia, eloquente riflesso di una parola divina. Francesco si scopre infatti “fratello piccolino” immergendosi nell’altro (pensiamolo abbracciato al lebbroso). Ogni “altro” costituisce sempre una chiamata fondamentale a essere sé stessi, perché è il luogo in cui appare il primo significante. L’incontro con i fratelli e le sorelle apre il nostro cuore alla trascendenza, al presentimento dell’esistenza dell’Altissimo presente nella fragilità dell’uomo. 

La lunghezza. Il succedersi delle generazioni che colorano le fraternità spinge lo sguardo ad abbracciare passato, presente e futuro. La gratitudine e il piacere per i doni ricevuti (in particolare per i fratelli e le sorelle) si trasformano in gratuità. È un’esperienza di “beatitudine” nel rispondere al dono ricevuto con il dono offerto, anche se ciò comporta sacrificio e fatica. Volgersi verso il futuro, pensando a coloro che verranno dopo di noi, è un esercizio, che consente di costruire scenari di vita e non di morte. 

L’ampiezza. La fraternità non ci orienta solo verso qualcuno, ma a tutti e a tutto. Essa è ampia quanto la realtà, perché limitarla a etnie, gruppi religiosi, configurazioni culturali, significherebbe di nuovo negare la condizione umana che è viva solo nell’intreccio delle relazioni. Per sua natura la fraternità non emargina nessuno e tende all’inclusione, e così ci rivela che esistiamo per essere in comunione e ci fa intuire il mistero stesso di Dio come vita condivisa. Non si dà fraternità, però, senza custodire l’uguale dignità di ogni uomo e di ogni donna. Essa valorizza e promuove le differenze e la creatività, nella logica del dono. 

La fraternità offre la grammatica interpretativa dell’esistenza, perché condensa i nodi dinamici della spiritualità e abita la concretezza del vissuto dell’essere umano. Per questo è necessario che essa diventi principio di regolamentazione fra libertà e uguaglianza, «due sorelle che litigano» (per usare l’espressione di Bergson). In tal modo, la libertà non rischia di scadere nella legge del più forte e l’uguaglianza di degenerare in un’uniformità imposta e impoverente. La fraternità è l’orizzonte nel quale si possono comporre le tensioni politiche, sociali, economiche, culturali e religiose. Essa ricomprende i conflitti dentro una prospettiva che mostra l’impossibilità di sopravvivere per ogni vincitore, dal momento che si può vivere solo se tutti vivono e quindi tutti devono vivere.

Oggi, poi, appare quanto mai evidente l’urgenza di un dialogo delle culture, delle scienze e delle tradizioni religiose con il “vangelo della fraternità”. Francesco di Assisi lo testimonia, indicandoci come via privilegiata il farsi piccoli gli uni di fronte agli altri (“minori”, come chiama i suoi frati), e papa Francesco lo rilancia come la chiave della porta della vita per il nostro tempo. La Chiesa è interpellata da questo richiamo: è ora il momento favorevole perché i discepoli di Cristo, abbandonata ogni logica di potere e grandezza, nella consapevolezza di essere figli e figlie dell’unico Padre, costruiscano relazioni fraterne che rendano il Risorto presente al mondo (cfr Mt 18). 

Scoprirsi connessi e riconoscersi prossimi – fratelli e sorelle tutti! –, valorizza la storia umana come incontro e scontro di vissuti, come interazione e integrazione di popoli, apre a Dio, comunione di vita e tessitore di relazioni, proietta oltre i confini del presente e illumina la realtà, per dare significato compiuto alle molteplici attività umane nello spazio e nel tempo.

 

Grazie, papa Francesco. L’insegnamento che ci consegni riempie di gioia e di speranza i nostri cuori, chiamandoci alla responsabilità di non lasciare cadere questa parola profetica. Facendola nostra possiamo dimostrarci donne e uomini coraggiosi, capaci di stare di fronte alla realtà e comprenderla per costruire il futuro. Insieme. Fratelli tutti! 

fra Mauro Gambetti e fra Marco Moroni 

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  fra Mauro e fra Marco sono frati minori conventuali e condividono la responsabilità nella guida della comunità francescana che custodisce il corpo di san Francesco. Sono rispettivamente il Custode in carica del Sacro Convento di Assisi e il suo successore recentemente nominato.

 

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