religione

Terzo segreto di Fatima: Il testo i misteri

Antonio Tarallo Ansa - PAULO NOVAIS
Pubblicato il 28-04-2020

Terzo segreto di Fatima Le apparizioni furono sei e si susseguirono tra il 13 maggio e il 13 ottobre 1917

Il testo del terzo segreto di Fatima - reso pubblico dalla Chiesa, nel 2000 - ci presenta un’umanità sofferente, piegata e piagata dal male, dalla morte.

“ E vedemmo (...), in una luce immensa che è Dio, un vescovo vestito di bianco ("abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre"), altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi, come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino” ; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce, venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni”.

Il testo del terzo segreto di Fatima - reso pubblico dalla Chiesa, nel 2000 - ci presenta un’umanità sofferente, piegata e piagata dal male, dalla morte. Non sono mancati, nei giorni scorsi - e soprattutto dopo la preghiera del pontefice per la fine della pandemia del covid-19, del marzo scorso - diversi commentatori che hanno visto proprio in quelle tragiche parole l’attuale situazione che il mondo sta affrontando. Quell’uomo, quel “vescovo vestito di bianco” che sale la montagna, “con passo tremulo”, e che prega sotto “la grande Croce” ha richiamato l’immagine che la Madonna affidò ai tre pastorelli di Fatima.

Difficilmente, scorderemo la “maestosa scenografia” della sera 27 marzo scorso: Papa Bergoglio, solo, sembra portare un’invisibile croce sulle spalle. Il passo è vacillante, sotto la pioggia incessante che bagna una Piazza San Pietro, deserta, “sola” anch’essa, come il pontefice. Ad attenderlo, alla fine di quel cammino, giunto sul “monte Golgota”, la grande Croce della Chiesa di San Marcello.

L’impatto è forte, la “scena” profondamente colma di pathos. Il silenzio è assordante, e la preghiera del pontefice - mesta, sincera, partecipata col cuore - rende quel momento, quelle immagini, una delle pagine indelebili dell’intera Storia della Chiesa, dell’intera Umanità. Ed è stato proprio in quell’istante che le parole del terzo segreto di Fatima sono subito rimbalzate su alcuni quotidiani, e nell’immaginario dell’opinione pubblica. Facciamo però, ora, un passo indietro nella Storia. Cerchiamo di comprendere la storia delle apparizioni, del “famigerato” segreto.

Cominciamo con le apparizioni: innanzitutto, furono sei e si susseguirono tra il 13 maggio e il 13 ottobre 1917. E’ bene precisare che nonostante si parli comunemente di tre segreti in realtà il segreto di Fatima è unico. Si tratta di un messaggio diviso in tre parti: la prima parte riguarda la visione dell’inferno; la seconda della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato; infine, la terza, dell’'invito alla Penitenza e il sacrificio dei martiri della Chiesa. Nel 1941 Suor Lucia - su richiesta del suo vescovo Mons. José Alves Correia da Silva - scrisse un resoconto delle apparizioni. In questo resoconto, Suor Lucia spiegava che il segreto affidatogli nell’apparizione del 13 luglio 1917 constava di tre parti distinte, la terza delle quali non poteva però essere ancora svelata. Suor Lucia affidò al Vescovo le prime due parti del segreto e queste furono rese pubbliche dal Santo Padre nel 1942, in occasione della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria.

La terza parte venne scritta da Suor Lucia il 3 gennaio del 1944 e quindi affidata al Vescovo di Leiria che la consegnò a Papa Pio XII. Il terzo segreto, su indicazione di Suor Lucia, avrebbe dovuto essere rivelato al mondo dopo il 1960, ma Papa Giovanni XXIII non ritenne opportuno renderlo pubblico e lo stesso fecero anche tutti i suoi successori, fino a quando - con grande sorpresa - Giovanni Paolo II decise di svelare il testo. Era il 13 maggio 2000 – in occasione della beatificazione di due dei veggenti di Fatima, Giacinta e Francisco Marto – dichiarò di aver incaricato la Congregazione per la Dottrina della Fede di farlo tradurre e divulgare. Il 26 giugno 2000 la terza parte del segreto fu presentata ufficialmente dalla Chiesa al pubblico accompagnata da un commento teologico pastorale del Prefetto della Congregazione stessa, il cardinale Joseph Ratzinger.

Questa, la storia ufficiale del segreto. Ma - a onor del vero - attorno a questo, non sono mai mancate “sottopagine” - definiamole pure così - che hanno portato alla ribalta, più volte, nel corso degli anni dallo svelamento, “misteri” che sembrano ancora aleggiare attorno a Fatima, al testo di Suor Lucia.

Giovanni Paolo II - per conto dell’allora portavoce vaticano Navarro Valls - fu molto chiaro: il terzo segreto aveva a che fare con il fallito attentato al pontefice polacco del 13 maggio 1981, quello messo in atto da Mohamed Alì Agca. In poche parole, Papa Giovanni Paolo II era convinto che era stata la Madonna a deviare la pallottola esplosa da Agca. Non a caso, proprio durante il suo viaggio del 2000, a Fatima, incastonerà nella corona della statua della Madonna, la pallottola deviata. Ma, nel 2010, avviene quello che chiamiamo comunemente “un colpo di scena”.

Benedetto XVI, nel viaggio verso la cittadina portoghese, durante il volo papale dirà ai giornalisti: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. (...) Oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in prima istanza riferire a Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano”. Come abbiamo compreso bene, tra l’abbondanza di interpretazioni, smentite, conferme e dubbi, il segreto - in una certa misura - potrebbe ancora definirsi “segreto”, appunto. Il mistero, insomma, aleggia ancora. Ma, forse, è anche bene così. Anzi, non potrebbe che essere così, visto che - di solito - il Signore (come ci conferma l’evangelista Matteo, al capitolo 11) tiene “nascosto queste cose ai sapienti, per rivelarle ai piccoli”.

Un'altra interpretazione è quella di Cornacchiola del 1° marzo 1983,  scrisse: “Quello che mi hai fatto vedere, o Signore, sangue in quantità sopra il bianco vestito del Papa, fa’ che non si avveri”. E il 7 febbraio 1986 aggiunge: “Mentre il Papa stava celebrando la messa, si sente una grande confusione e voci che si elevano minacciose, avanzano verso l’altare, la polizia incomincia a sparare, grida, fuggi fuggi, il Papa viene colpito, il sangue arrossa l’abito talare bianco e si sente gridare: ‘È morto! È morto’”. I contenuti di queste profezie sono già presenti nel primo messaggio che la Madonna avrebbe affidato a Cornacchiola nel 1947: “La Chiesa sarà lasciata vedova, ecco il drappo talare funebre, sarà lasciata in balia del mondo”.  



Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA