Le visite dei pontefici
Dante Alighieri nell'undicesimo Canto della sua Divina Commedia ha scritto che «Intra Tupino e l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo, fertile costa d'alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole...». Ed ha così anche lui immortalato e tramandato per sempre il ricordo del vescovo di Gubbio, Ubaldo Baldassini, vissuto fra il 1085 e il 1160. Sant'Ubaldo è stato il vescovo di Gubbio dal 1129 alla sua morte, nel 1160. Come San Francesco per Assisi, Ubaldo è stato nel suo tempo per Gubbio un personaggio controcorrente: nel 1126 aveva rifiutato la nomina a vescovo di Perugia, prima aveva riformato la Regola per i religiosi che era stata tramandata da Pietro degli Onesti per l'abbazia di Santa Maria del Porto di Ravenna, poi aveva rinunciato alle ricchezze che aveva ereditato dalla famiglia scegliendo una esistenza improntata all'austerità. Come vescovo di Gubbio fu di esempio per la condotta di vita in estrema povertà: mangiava pane vecchio e dormiva in un letto di paglia. Fu il paciere di molte faide familiari in città. Ma nei momenti di scontro con le potenze vicine fu anche il condottiero degli eugubini. Nel 1155 l'Imperatore Federico di Svevia, Barbarossa, dopo aver distrutto Spoleto, si fermò a Gubbio e chiese una somma enorme, minacciando di far fare la stessa fine alla città. Il vescovo Ubaldo andò dal Barbarossa, gli parlò e salvò Gubbio dal saccheggio. Nel 1644 i priori di Barchi ottennero da Gubbio la mitria originale del santo tolta dal sepolcro conservato nel santuario di monte Ingino. La gente di Barchi fornì una altra mitria, di «ugual valore» per il santuario. Nella chiesa di Barchi ci sono dei dipinti e una statua di Sant'Ubaldo, con una rappresentazione della cittadina in una mano. La storia dell'Umbria è legata e segnata dalle forti tradizioni di una religiosità spesso in contrasto con quanto avveniva a Roma. E Dante nella sua Divina Commedia sottolinea ripetutamente il valore di questi personaggi. Non nascondendo la propria ammirazione per chi difendeva l'impostazione originaria della fede. Del resto andando a rivedere la vita di Dante esule fiorentino si scopre che l'Umbria doveva conoscerla molto bene. Per i viaggi che ha fatto, per gli amici che lo ospitavano e che conosceva durante le sue peregrinazioni. E forse anche per questo ha voluto lasciare nelle pagine della sua "Divina Commedia" quelle righe dedicate a Perugia, dove per Porta Sole deve essere passato più volte, dato che dimostra di conoscere tanto bene il clima dell'acropoli. Nella sterminata foresta dei libri su Dante, le sue opere e l'interpretazione dei suoi versi, c'è anche una corrente di pensiero che si è posta alcuni interrogativi sulla formazione culturale del grande scrittore, padre riconosciuto della lingua italiana. Molti si sono chiesti come fosse possibile per Dante avere una «cultura enciclopedica» molto prima di Voltaire, essendo figlio di un secolo in cui questa cultura vasta era patrimonio esclusivo delle gerarchie religiose e dei grandi ordini conventuali, che soli potevano permettersi di disporre di vaste librerie. Allora un libro costava molto, veramente caro, si produceva a mano, valeva una fortuna. L'appartenenza di Dante al circolo dei «fedeli d'amore», ai suoi maestri, ad una Firenze ricca e laica, può spiegare solo parzialmente la formidabile cultura dantesca. C'è stato anche chi, come il gesuita Robert John, autore di un libro su Dante che attinge agli archivi segreti vaticani e ad altri riservati tra Vienna e Budapest, ha parlato di appartenenza di Dante ad una cerchia di sostenitori dei Cavalieri Templari. A riprova di questo fatto viene rilevato che nella Divina Commedia una delle guide di Dante nel suo viaggio ultraterreno è Bernardo di Chiaravalle, colui che ispirò la Regola dei Templari. E proprio nella Divina Commedia viene ricordato il sacrificio sul rogo dell'ultimo maestro De Molay e vengono condannati senza appello il papa e il re di Francia che ne decretarono la fine. E a questo punto viene da chiedersi se nella Perugia del 1300, dove i processi ai cavalieri templari di San Bevignate e delle commende dell'Umbria finirono in un nulla di fatto, lo stesso Dante Alighieri non avesse molti più amici di quanti si possa immaginare. L'esilio da Firenze spinse Dante a trovare rifugio nella letteratura. Ma ancora oggi il grande libro che ci ha lasciato resta un tesoro sempre da scoprire. Lo scrittore americano Dan Brown, presentando il suo ultimo libro Inferno, ispirato agli scritti di Dante, ricordava che dopo 04/12/2013 Il Messaggero - Umbria Pag. 50 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SAN FRANCESCO - Rassegna Stampa 04/12/2013 10 la Bibbia è la Divina Commedia il libro che ha generato più pubblicazioni esegetiche nel mondo. Anche per questo l'Umbria dovrebbe essere riconoscente a Dante: è stato il miglior testimone del lato migliore della cultura umbra e della fede religiosa dell'Umbria. E continua a farla conoscere al mondo. Luciano Gianfilippi 04/12/2013 Il Messaggero - Umbria Pag. 50 (diffusione:210842, tiratura:295190) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SAN
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