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GIORNALE DELL'UMBRIA - Lo Speco di Narni rinasce con padre Placido Sartucci

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

Non ci sono vere e proprie strade, per arrivare allo Speco francescano di Narni, nella primavera del 1944. Solo sentieri di montagna tagliati in mezzo ai boschi che si prestano bene alla guerra partigiana. A Vasciano una brigata ha ucciso due soldati tedeschi e un italiano, un fascista repubblicano. Due soldati sono riusciti a fuggire e hanno dato l'allarme e i tedeschi sono tornati più numerosi e organizzati. Dalle abitazioni del paese prelevano tutti i capi famiglia che trovano, compreso un ragazzo sposato da venti giorni. Al convento francescano prelevano anche padre Placido Santucci accusato di essere un complice degli uomini alla macchia, e mettono tutti al muro. Padre Placido è il primo frate ad avere abitato lo Speco di San Francesco dopo vent'anni anni di abbandono. La prima costruzione religiosa nata sul luogo risaliva all'anno mille e dipendeva dai monaci di San Benedetto in Fundis di Stroncone. Francesco d'Assisi ci era arrivato nel 1213, reduce da un viaggio di predicazione nella valle del Nera. «Cercava sempre luoghi solitari - raccontava lo stesso padre Placido - adatti alla preghiera e al raccoglimento». Francesco era rimasto molto tempo nell'eremo, dormendo sulla nuda terra e pregando in un anfratto - una spaccatura nella roccia - in cui il Poverello vedeva la ferita nel costato di Cristo, in cui raccogliersi. Qui la tradizione ambienta diversi episodi miracolosi. «Si ammalò - racconta Placido - aveva dei disturbi agli occhi e febbri violente. Chiese come ristoro del vino, ma i suoi poveri fraticelli dissero che non ne avevano e che c'era solo dell'acqua. Lui la benedisse e l'acqua si tramutò in ottimo vino». Vista la gravità della malattia, i frati avevano convinto Francesco a dormire su un vero e proprio letto ancora oggi conservato: «Una notte chiese conforto delle sue pene con un po' di musica e un angelo apparve sopra la colonna di pietra che avete visto mentre salivamo e il suono della sua cetra addolcì le sofferenze del santo». Infine, il castagno: «Prima di ripartire, una volta ristabilitosi, piantò il suo bastone di castagno e oggi l'albero quasi millenario è il frutto di quel gesto. È un albero antico ma ancora in perfetta forma». Da allora i frati minori avevano abitato lo Speco fino a quando - a metà Ottocento - l'intero gruppo presente nell'eremo era stato sterminato nel corso di un agguato. Si era sparsa la voce che il convento nascondesse un tesoro e un gruppo di ladri aveva ucciso i quattro frati presenti per impadronirsene. A impedire un ritorno dei religiosi, oltre alla paura, ci avevano pensato le leggi del nuovo Stato italiano, che aveva abolito gli ordini religiosi e sequestrato tutti i beni. Si racconta che fosse rimasto un custode, forse un frate in incognito, finché nel 1925 - un gruppo di giovani cattolici narnesi aveva installato una croce di ferro sulla collina dell'angelo. Nel 1931, poi, era arrivato l'ex parroco di Collescipoli, don Gelindo Ceroni, che aveva rianimato il luogo organizzando pellegrinaggi e fiaccolate notturne e impegnandosi - con monsignor Brugnola per il ritorno dei frati nel convento. «Quando venni perla prima volta allo speco nel 1931 era uno squallore - racconta don Gino Cotini nel 1987, in occasione dei cinquant'anni di sacerdozio di padre Placido - quando dopo il 1933 vi cominciai a trascorrere i quindici giorni delle vacanze estive insieme ai miei compagni seminaristi sentivamo la gioia di lavorare nel tagliare gli sterpi per rendere il luogo accogliente per il 2 agosto, giorno della Perdono di Assisi». «Si alimentava in noi - continua il prete il desiderio di vederlo rifiorire perché anche allora, tolti i rovi e sfrondate le piante, l'ambiente diveniva bello. Ricordo come con tanta letizia leggevamo i Fioretti o Tommaso da Celano o il Cantico delle Creature» Vincenzo Sartucci, intanto, era nato a Grotte di Castro, in provincia di Viterbo, il 25 luglio del 1914. La madre era morta che era ancora un bambino e il padre si era risposato con una donna dalla quale aveva avuto altri tre figli e il piccolo Vincenzo, preso il suo zainetto, aveva deciso di entrare nell'Ordine dei frati minori osservanti. Aveva appena 11 anni quando aveva indossato l'abito da novizio ed era era stato inviato nel convento dei frati a Monteluco di Spoleto. Nel 1937 era stato ordinato sacerdote. «Pochi giorni prima, per la festa del Perdono - racconta don Gino Cotini - allo Speco erano presenti padre Leonardo Bello, ministro generale dei frati minori e i seminaristi di Narni che divennero poi sacerdoti: don Gino Paiella, don Alfiero Antonini, don Venturino Venturini, don Ilvio Subioni e il sottoscritto. Commosso per il grande afflusso di gente venuta a piedi da Collescipoli, Lugnola, Sant'Urbano, 04/05/2014 Giornale dell'Umbria Pag. 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SAN FRANCESCO - Rassegna Stampa 05/05/2014 43 Poggio, Calvi e Narni, padre Bello disse solennemente di volere che il Sacro Speco avesse avuto di nuovo la comunità religiosa dei frati. Dopo pochi giorni in Assisi veniva ordinato un giovane religioso pieno di spirito francescano, con il nome di Placido». «Camminai a piedi - racconta padre Placido all'amico Filippo Sabatini in un colloquio raccolto daStefano Spanò nel libro Padre Placido, un uomo come tanti, un uomo come nessuno - fino a un cartello rivolto verso la montagna che segnalava il santuario. Mentre salivo mi sentivo stanco e assalito dai dubbi: dove sto andando?».

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