opinioni

Leggere con gli occhi del cuore

Giuseppe Piemontese
Pubblicato il 30-11--0001



Alcuni anni addietro ho conosciuto un giovane non vedente, Michele, che mi veniva a cercare per scambiare quattro chiacchiere. Ogni tanto mi chiedeva di illustrargli il vangelo. Un giorno, venendo a sapere delle mie conoscenze (in verità limitate) della lingua tedesca, mi chiese di insegnargli i rudimenti di quella lingua. Trascorremmo l'estate, ogni giorno, a studiare il tedesco. Egli ascoltava e poi con un punteruolo, scriveva su una foglio particolare, che si riempiva di bolle: i suoi appunti che poi rileggeva con le dita per ripassare la lezione. Era una gioia quotidiana, provocata dalla conoscenza di nuove espressioni semplici della lingua di Goethe. Di tanto in tanto Michele voleva gli parlassi di San Francesco, che egli immaginava felice nella contemplazione delle bellezze del creato. Lo vedevo attento, desideroso di descrizioni sempre più dettagliate. Uomini e donne di ogni condizione guardano a Francesco, si sentono attratti da lui. I milioni di Francescani, che ne hanno mutuato la regola di vita, e le decine di categorie di persone, che lo riconoscono come patrono, portano ad affermare con papa Benedetto XVI: “Siamo tutti un po' francescani!”. Al patrocinio di Francesco d'Assisi, storicamente e notoriamente riconosciuto dagli Italiani, dai cultori dell'ecologia, dai “Lupetti” dell'Agesci, ecc., mi piacerebbe veder associati i non vedenti: “Francesco patrono dei non vedenti”. Pochi sanno che Colui che ha cantato la bellezza della creazione: il sole, la luna, le stelle, le piante, gli animali, l'uomo, negli ultimi anni della sua vita era rimasto quasi cieco a causa di una malattia. Raccontano le Fonti Francescane: “Il devotissimo servo del Crocifi sso messer santo Francesco, per l'asprezza della penitenza e continuo piagnere, era diventato quasi cieco e poco vedea. Una volta tra l'altre si partì del luogo dov'egli era e andò ad un luogo dov'era frate Bernardo, per parlare con lui delle cose divine; e giugnendo al luogo, trovò ch'egli era nella selva in orazione tutto elevato e congiunto con Dio. Allora santo Francesco andò nella selva e chiamollo: «Vieni – disse – e parla a questo cieco»”. (I Fioretti, FF. n. 1829) San Bonaventura così scrive: “l'uomo santo, quasi cieco e ormai prossimo a morire, incrociò le braccia e stese su di loro le mani in forma di croce (aveva sempre amato questo gesto) e benedisse tutti i frati, presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifi sso”. (Leggenda minore, FF. n. 1387) La nostra rivista, nel desiderio di far arrivare il messaggio evangelico di Francesco ad un maggior numero di persone, negli anni passati si è arricchita di alcune pagine in inglese e in arabo. Oggi prende avvio un'altra scommessa: un'edizione per non vedenti. Siamo convinti che lo sforzo del Sacro Convento e di amici sostenitori sarà ampiamente ripagato dal pensiero che tanti fratelli non vedenti possano conoscere l'esperienza passata e presente di Francesco d'Assisi.

La gioia, la “perfetta letizia” di Francesco accompagnino coloro che leggeranno la rivista con gli occhi del cuore.

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