opinioni

Landini (Cgil): Il lavoro è sapere, conoscenza, relazione con gli altri

Maurizio Landini Ansa - Ettore Ferrari
Pubblicato il 19-03-2021

L'intervento del segretario generale della Cgil

La lettera apostolica “Patris Corde”, pubblicata da Papa Francesco insieme al decreto di indizione dell'Anno speciale dedicato a San Giuseppe, offre molti spunti di riflessione. Nella lettera il Santo Padre dedica al tema del lavoro un intero capitolo e troviamo affermazioni di grande rilievo e di assoluta attualità. Infatti, dopo aver ricordato la figura di San Giuseppe “che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia”, il Papa aggiunge: “In questo nostro tempo, nel quale il lavoro sembra essere tornato a rappresentare un’urgente questione sociale e la disoccupazione raggiunge talora livelli impressionanti, è necessario, con rinnovata consapevolezza, comprendere il significato del lavoro che dà dignità e di cui il nostro Santo è esemplare patrono”. E ancora: “La perdita del lavoro che colpisce tanti fratelli e sorelle, e che è aumentata negli ultimi tempi a causa della pandemia, deve essere un richiamo a rivedere le nostre priorità”. Sono parole importanti. Il Santo Padre evidenzia, infatti, una delle contraddizioni e dei drammi tipici della nostra epoca: il diffondersi della disoccupazione e del lavoro precario che minano e compromettono il futuro di tante persone. La pandemia ha reso ancora più grave questa condizione. Per questo bisogna “rivedere tutte le nostre priorità”.

 Il lavoro è sapere, conoscenza, relazione con gli altri. Per questo il lavoro non può essere precario, senza diritti. Per questo va contrastata la disoccupazione. Tanto più quando, ci ricorda il Santo Padre,  proprio nel pieno della pandemia, ci si accorge che “le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti altri  che hanno compreso che nessuno si salva da solo”. Condividiamo queste parole del  Papa. Sono il lavoro e la solidarietà sociale che ci stanno aiutando a contrastare la  diffusione della pandemia. La situazione drammatica che stiamo vivendo ha fatto crescere in modo esponenziale le disuguaglianze e ha fatto emergere tutte le  fragilità di un modello sociale che compromette le risorse naturali e produce disagio e emarginazione.  E le parole del Papa, come sempre, fanno riflettere e pensare.

C’è bisogno di un cambiamento radicale. La crisi deve diventare l’occasione per realizzare un modello di sviluppo rispettoso della natura, orientato alla tutela dei beni comuni e a stili di vita e relazioni più sobrie.  Economia circolare, fonti di energia rinnovabili, difesa del suolo, conoscenza, qualità del lavoro, sono gli elementi salienti di una diversa qualità dello sviluppo. Abbiamo infatti toccato con mano quanto la precarizzazione dei rapporti di lavoro abbia reso più fragili e privi di tutele tante lavoratrici e tanti lavoratori, per questo bisogna restituire centralità al lavoro. Lavoro dignitoso, equa retribuzione, libertà di espressione, sicurezza e riposo, pari opportunità tra uomo e donna, informazione e partecipazione alle scelte dell’impresa, istruzione e formazione permanente, devono essere diritti garantiti a tutti a prescindere dalla tipologia contrattuale. Da laico mi auguro che anche l’anno di celebrazioni dedicate alla figura di San Giuseppe, padre putativo di Gesù e lavoratore falegname, possa contribuire a sensibilizzare le coscienze e favorire il cambiamento necessario verso una nuova qualità dello sviluppo e del lavoro. 

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