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L'infinito silenzio di Dio

Sabino Caronia - Osservatore Romano TanteTati da Pixabay
Pubblicato il 03-04-2021

Padre Turoldo e Giacomo Leopardi

Scritto da padre Turoldo due anni prima della morte nel 1990, Anche Dio è infelice (Piemme, 1991) risulta ancora oggi di straordinaria attualità. «Sono tempi, i nostri — scrive a un certo punto — che sembrano più leopardiani che francescani. E per assurdo ciò è tanto più vero quanto più ci confrontiamo con il senso del termine stesso di cristiano: fino a sentire l’ipocrisia di dirci tali. Tempi più di noia che di altro!».

Turoldo e Leopardi. A un anno dal centenario de L’infinito come non richiamare i noti versi leopardiani: «io quello infinito silenzio» e «naufragar m’è dolce in questo mare»? Turoldo scriveva: «Di Te si affanna questo cuore, / conchiglia ripiena della tua eco, / e infinito silenzio», «Mi conforta solo / questo cantare senza amore / e il naufragare nell’immenso / tempo / vuoto».

La poesia di Turoldo non può prescindere dall’attraversamento del leopardiano deserto del negativo. La sua essenza interrogativa assomiglia a quella dei grandi canti leopardiani. Non a caso l’ultima sezione de Il sesto angelo è intitolata A Leopardi, anima mia. «Perché a Leopardi queste confidenze? — si chiede Turoldo —. Oltre agli accenni interni al discorso, come il suo idillio sul colle da dove sentiva la contemplazione quale dolce naufragare (e quindi poesia come salvezza), io mi chiedevo: per noi che resta? e che infinito ci salva? (...) Strano questo discorso di fede proprio riferito, o, almeno, occasionato da Leopardi (...). Il poeta che più sento oggi (ma forse sempre) è proprio Leopardi: lui come voce umana, lui come condanna assoluta, voce senza scampo, così disperata e lucida».

E conclude: «Ecco, per questo Leopardi; e, se volete, i salmi ora dolci ora violenti del mio omonimo David» (nel commento a I salmi si legge che «Oltre i “sovrumani silenzi” è l’infinito silenzio di Dio»).

Dio è per Turoldo «infinito silenzio». Il volto di Cristo, scriverà in uno dei suoi ultimi fogli, è la «sola risposta all’infinito silenzio di Dio».

Dicevamo della straordinaria attualità di Anche Dio è infelice. Il libro prende spunto dalle parabole sulla misericordia di Luca che, come ha osservato Papa Francesco, è «l’evangelista che rivela meglio il cuore di Gesù e la sua misericordia». Non a caso nella recente enciclica Fratelli tutti è richiamata al secondo capitolo la parabola del buon Samaritano. Un altro motivo del libro è quello degli ultimi. Proprio così — Gli ultimi — si intitolava l’unico film di padre Turoldo, e appunto Papa Francesco si rivolge come interlocutore privilegiato proprio al povero, allo scarto. È un invito ulteriore a rileggere un libro che risulta ancora oggi di straordinaria attualità, per quel riferimento alla misericordia e agli ultimi così caro al Pontefice che nel 2016 ha chiamato in occasione della Quaresima a tenere gli esercizi spirituali non a caso il friulano padre Ermes Ronchi, un sacerdote particolarmente vicino a padre Turoldo.

Ricordando il suo incontro con Paolo VI in occasione del ricevimento in Vaticano di una rappresentanza della curia milanese, padre Turoldo scrive: «Ecco il Papa mi vede, solo, in un angolo, e subito ha un moto di meraviglia e dice con voce udibile, da tutti i vicini: “Padre David, anche lei qui, che gioia!”. Io subito lo ossequio e gli stringo la mano e gli dico: “È mia la gioia, santo padre: grazie per tutto quello che fa e dice”. E il Papa, con un volto davvero illuminato, si rivolge ai presenti e dice: “Un momento”. Poi, verso di me continua: “Voglio dirle una cosa, padre David: che la sua ‘facoltà’ è la migliore fra tutte, quella di parlare di Cristo ai lontani”. Io gli dico subito: “E chi è lontano e chi vicino, santo padre? Siamo tutti lontani”. E lui a me, prendendomi tutte e due le mani e stringendomele forte: “È vero, siamo tutti lontani”». Appunto, siamo tutti lontani.

di Sabino Caronia

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