Le visite dei pontefici
“Il Cristianesimo non è una dottrina, non è una
teoria di ciò che è stato o ciò che sarà nell'animo
umano, ma è la descrizione di un evento reale
nella vita dell'uomo”. È un'affermazione tratta
dal diario di Ludwig Wittgenstein, che
coglie il cuore di tutta l'esperienza religiosa,
in modo particolare del cristianesimo.
Ci chiediamo allora che cosa signifi ca un
“evento reale” nella vita dell'uomo: il proprio
cuore si apre all'esperienza dell'altro,
del prossimo.
Lo stesso Gesù ci ricorda
“qualunque cosa avete fatto ad uno di questi più
piccoli, l'avete fatto a me”. Ecco allora che ci
vogliamo accingere a vivere questo mese
pensando a gesti concreti che ci conducono
ad aiutare l'altro. Siamo alla settima
edizione de Nel nome del Cuore, un'iniziativa
che dopo la festa di San Francesco
è tra le più importanti per la nostra comunità.
Nel nome di Francesco chiederemo
aiuto attraverso il mezzo televisivo per
essere vicini alle popolazioni dello Zimbabwe
e del Kenya. In questi anni abbiamo
chiesto diverse volte alla Segreteria di
Stato Vaticano di indicarci la nazione più
povera, perché “lassù” hanno la mappatura
reale dei drammi del mondo, e per la settima
volta, ancora una volta l'Africa. È il
grido più cocente dell'umanità sofferente
che bussa alle porte di un mondo troppo
sazio. È l'ingiustizia di un sistema che vogliamo
sommessamente denunciare, e lo
facciamo in maniera propositiva, facendo
rifl ettere, facendo festa, facendo gesti concreti.
E in questo Francesco di Assisi è stato
esemplare: “Spoglia l'altare della Vergine
e vendine i vari arredi se non potrai soddisfare
diversamente le esigenze di chi ha bisogno” – è
la risposta del Santo a fra Pietro Cattani
che gli annotava che “le elemosine non erano
così abbondanti da bastare alle necessità dei poveri”.
Il Celano ci racconta che Francesco,
quand'era ancora giovane, si occupava dei
poveri, “li soccorreva generosamente nella loro
indigenza e aveva affetto di compassione per
tutti gli afflitti” (1, Cel. 349). E ancora, scrive
sempre il Celano, “mentre Francesco ritornava
da Siena, si imbatté in un povero. Il Santo
disse ad un compagno: Fratello dobbiamo restituire
il mantello a questo poveretto, perché è suo.
Noi l'abbiamo avuto in prestito fi no a quando
non ci capitasse di incontrare uno più povero”.
Oggi stiamo per incontrare persone più
povere di noi. A noi e a voi diciamo che
“c'è più gioia nel dare che nel ricevere”.
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