Le visite dei pontefici
Cari, carissimi Lettori, non esisterei senza di voi. Voi, leggendomi, alimentate la mia “esistenza”, la responsabilità è tanta, ma altrettanto vasto è il mio appagamento nel sapere che ci siete. Per voi io do visibilità ai miei pensieri, attraverso le parole. Capirete quindi quanto sia importante la scelta delle parole, perché attraverso il linguaggio passano le emozioni: come i colori su una tela possono inquietarti o darti benessere, le parole possono farti sprofondare o volare. Credo che si faccia un pessimo uso della lingua, non si è, escluso alcune eccezioni che non ne fanno una regola – come sostiene un noto proverbio della cultura popolare italiana –, consapevoli del senso di ciò che si dice, arrivando persino a contraddire con le parole il significato di quello che si vuole dire, manifestando così atteggiamenti dislessici, in chi dislessico non è. Per me le parole sono nitroglicerina, bisogna maneggiarle con cautela, spesso sono causa di disastri, bocche come cieli in tempesta che scaricano grandine, una serie ininterrotta d’improperi da far raggelare il sangue. Ma anche quando non si arriva a questi estremi le parole, o meglio la loro sintassi, la loro combinazione, anche con tutta la buona volontà di chi le pronuncia, risultano sgradevoli in chi le ascolta. Anche a me è capitato di “subire” espressioni poco felici, che mi hanno costretto a ripensarmi in modo diverso e a chiedermi “cosa vede la gente guardandomi?”, “perché non mi vede come mi vedo io?”, se non perfetto, sicuramente pensiero di una mente generante, voluto “… così colà dove si puote / ciò che si vuole…”. Dire tante parole non serve a niente, confonde chi le pronuncia e chi le ascolta. Le parole veramente importanti sono poche, e sono quelle che qualificano la persona per il semplice fatto di esistere. I sentimenti espressi dalle parole dignità, amore, grazie, per favore , se fossero le sole pareti della casa in cui si nasce, se fossero il solo cibo della mente, sarebbero la linfa vitale di una tangibile umanità che produce solo persone capaci di amare, rispettare, essere umili. Forse in un mondo così non sarebbe necessario morire! Questi pensieri mi danno serenità. Come sapete io non ho il dono della parola, sono forse come l’uomo che descrive Søren Kierkegaard quando dice: “Sembra che gli uomini abbiano avuto il dono della parola non per nascondere i pensieri, ma per nascondere il fatto che non hanno pensieri.”?
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA