Nando Pagnoncelli, il sondaggio: 24 gennaio data importante

Redazione Corriere della Sera
Pubblicato il 18-01-2020

Il documento ideato dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento di Assisi ha raccolto oltre 1600 adesioni

Venerdì prossimo sarà una data importante per il futuro del nostro Paese: verrà infatti presentato il Manifesto di Assisi che intende promuovere un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica. Il Manifesto, ideato dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento di Assisi, annovera tra i promotori i vertici di associazioni imprenditoriali e di primarie imprese italiane; in queste settimane ha raccolto l’adesione di oltre 1.600 esponenti di ambiti diversificati, dall’economia alla cultura, dalle istituzioni ai mondi associativi, alle amministrazioni locali. Non vuole essere un libro dei sogni, ma un impegno concreto dei firmatari a contribuire, ciascuno nel proprio ambito, al miglioramento sociale e ambientale del nostro Paese. Da alcuni anni il tema della sostenibilità è oggetto di un’attenzione crescente da parte degli italiani; riguarda innanzitutto l’ambiente ma anche le diseguaglianzeela coesione sociale. Indubbiamente le preoccupazioni per la crisi climatica hanno contribuito ad aumentare l’importanza attribuita al tema e ai rimedi che possono essere adottati. Peraltro l’ambiente non riguarda solo il futuro del pianeta, ma anche la dimensione locale, basti pensare che quando si chiede ai cittadini di indicare il problema prevalente nella propria zona di residenza il 31% indica spontaneamente il tema ambientale che si colloca al secondo posto dopo l’economia e il lavoro (indicati dal 44%): inquinamento, aree verdi, consumo di suolo, gestione dei rifiuti, risorse idriche, hanno a che fare con la qualità della vita e rappresentano una priorità per molti. Rispettoa5ea10 anni fa, la preoccupazione per l’ambiente ha fatto registrare un aumento del 16%.



L’impegno per il miglioramento delle condizioni ambientali interpella tutti, a partire dai cittadini: infatti, un italiano su due (50%) ritiene che una maggiore protezione dell’ambiente dipenda soprattutto dai comportamenti individuali, il 30% attribuisce maggiori responsabilità alle industrie e il 13% alle scelte delle istituzioni pubbliche. Si tratta di un dato tutt’altro che scontato tenuto conto dell’attitudine, largamente diffusa, di attribuire ad altri (e alla politica in primis), le responsabilità delle cause e della risoluzione dei problemi. E l’assunzione di responsabilità è testimoniata dalla sempre maggiore adozione di comportamenti «virtuosi», a partire dalla raccolta differenziata dei rifiuti che viene effettuata «sempre» da due italiani su tre (67%) e «spesso» dal 22%. Non a caso siamo i primi in Europa quanto a percentuale di riciclo dei rifiuti prodotti (66,9%), nonostante solo un italiano su 10 ne sia a conoscenza. E anche gli altri comportamenti analizzati nel sondaggio odierno offrono il ritratto di un Paese consapevole e responsabile nella quotidianità: attenzione allo spreco del cibo (78% sempreospesso), dell’acqua (76%) e dell’elettricità (70%), riduzione del riscaldamento (68%).

E, ancora, nei comportamenti di acquisto si affermano abitudini virtuose, dall’utilizzo di borse quando si fa la spesa (76%), alla scelta di prodotti con imballaggi ridotti o riciclabili (46%). Solo l’utilizzo regolare di mezzi pubblici o bicicletta fa registrare valori più contenuti (35%), sebbene niente affatto trascurabili. Per lungo tempo l’investimento nella protezione dell’ambienteèstato vissuto come antitetico rispetto allo sviluppo economico. Oggi le opinioni si sono rovesciate: secondo l’82% degli italiani la sostenibilità può favorire la crescita economica del Paese. Si tratta di un cambiamento di grande rilievo, influenzato dalla speranza che l’affermazione di un diverso paradigma possa determinare una svolta nella nostra stagnante economia. È una speranza corroborata dai positivi risultati delle aziende che investono nella green economy, come si può evincere dall’ultimo rapporto Green Italy della Fondazione Symbola. Il sondaggio odierno fa registrare un’elevata trasversalità degli atteggiamenti tra gli elettorati, sia pure con accentuazioni diverse, smentendo la connotazione «di sinistra» attribuita per lungo tempo ai temi ambientali. Inoltre, emerge un dato che può apparire sorprendente: i comportamenti virtuosi infatti aumentano al crescere dell’età e ciò si spiega in ragione sia del minore coinvolgimento diretto dei giovani nella gestione della casa e nei processi di acquisto, sia nella maggiore attenzione a contenere gli sprechi da parte della popolazione adulta e anziana. Da ultimo, la politica italiana. Emerge un discreto scetticismo riguardo alla possibilità che le proposte dei partiti in materia di sostenibilità e attenzione all’ambiente possano influenzare moltooabbastanza il voto degli elettori: solo il 34% ne è convinto mentre il 54% è di parere opposto. E, d’altra parte, a fronte di un tema che ha visto in prima linea papa Francesco con l’enciclica Laudato si’, le imprese che sempre più spesso investono in responsabilità sociale e mettono la sostenibilità al centro delle loro strategie, i cittadini che hanno modificato le loro abitudini eiloro comportamenti e l’Unione europea che ha varato l’ambizioso Green Deal, insomma, a fronte di tutto ciò, i principali partiti sono stati a dir poco latitanti e si sono distinti per un silenzio assordante. È un silenzio che non stupisce, perché il tema ambientale presuppone un impegno serio e continuativo, scelte impopolari e tempi lunghi. Tutto il contrario di una politica incentrata sul presente e sul consenso immediato.

Nando Pagnoncelli - Corriere della Sera

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