L’Australia continua a bruciare, il rifugio ora è il mare

Redazione ANSA/NICK MOIR
Pubblicato il 02-01-2020

18 morti. Mille case e 5 milioni di ettari (275 volte la superficie di Milano) bruciati

Almeno 18 morti:un padre e un figlio che cercavano di proteggere la loro fattoria, due persone trovate carbonizzate in auto. E un pompiere di 28 anni che si è visto sollevare con il suo camion e portare via da una tromba d’aria infuocata: gli incendi che divampano nella torrida estate australiana (40 gradi all’ombra) sono così potenti da generare loro stessi un sistema di venti impetuosi che li alimenta. Finora mille case e 5 milioni di ettari (275 volte la superficie di Milano) sono bruciati. Per rendere l’idea: i roghi che in California nel 2018 avevano ucciso 100 persone si erano mangiati «soltanto» 800 mila ettari. Il fumo che si alzava ieri dalle coste del Nuovo Galles del Sud si vedeva fino in Nuova Zelanda, a 2.000 chilometri di distanza.

Gli australiani lo sanno, l’estate è la stagione dei fuochi. Ma quest’anno è uno dei peggiori della storia (e non è finita): nei giorni scorsi migliaia di persone (turisti e residenti) nel Sudest del Paese, tra Sydney e Melbourne, sono state costrette a scappare in spiaggia, a rifugiarsi in acqua. Ha fatto il giro del mondo la foto scattata da una donna di Mallacoota, Allison Marion: il figlio Finn di 11 anni al timone della scialuppa, con la mascherina sulla bocca e un mare di fumo alle spalle, mentre il fratello badava al cane: «Sono molto fiera di loro», ha raccontato la mamma alla tv Abc: «Tornando a riva abbiamo scoperto che la nostra via era stata risparmiata. Ma tanti non sono stati così fortunati».

Fieri dei loro pompieri (tre vittime), che sono quasi tutti volontari: a decine di migliaia si prodigano da settimane, con turni di 12 ore. La settimana scorsa il governo federale ha preso una decisione inizialmente osteggiata dal primo ministro, il conservatore Scott Morrison (già accusato di insensibilità per essere andato in vacanza natalizia alle Hawaii nel bel mezzo della crisi): i volontari riceveranno un indennizzo, massimo 4mila dollari (2.500 euro). Il loro impegno non basta: questa settimana sono state allertate Marina e Aviazione. Elicotteri Black Hawk e Chinook in azione, con mezzi anfibi che domani arriveranno da Sydney nelle aree più colpite. Il governo ha chiesto aiuto a Canada e Usa per gli aerei cisterna, mentre le barche della polizia hanno già scaricato tonnellate di acqua potabile in zone dello Stato di Victoria assediate dagli incendi.

L’emergenza non rientra. Dopo la tenue rinfrescata di ieri, per il weekend è atteso un nuovo rialzo delle temperature intorno ai 40 gradi. Alla siccità di una primavera eccezionalmente secca ha fatto seguito una delle estati più calde che si ricordino: l’Australia è molto sensibile al «fiato» del global warming, con i venti che dai deserti dell’interno soffiano verso le coste più popolate. Masse d’aria di densità differente si incontrano: la direzione delle correnti cambia più rapidamente, moltiplicando le lingue di fuoco.

Non era mai successo che i fuochi d’artificio dell’ultimo dell’anno a Sydney generassero polemiche: una petizione con 280 mila firme chiedeva l’annullamento della festa pirotecnica, in segno di rispetto per le vittime dei fuochi «veri». Ma la sindaca, l’«indipendente» Clover Moore in carica dal 2004, ha deciso di andare avanti. «Un segno di speranza» e un occhio all’economia: «Migliaia di turisti vengono a vederli. È il governo, non noi, che deve fare di più per ridurre le emissioni e combattere il cambiamento climatico».

di Michele Farina - Corriere.it

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