Il Papa in Mozambico: non è impossibile combattere la piaga dell'Aids

Redazione pool Aigav
Pubblicato il 06-09-2019

L'ultima mattinata della tappa mozambicana del III viaggio in Africa di papa Francesco

L'ultima mattinata della tappa mozambicana del III viaggio in Africa di papa Francesco si è aperta con la visita al centro per i malati di Aids di Zimpeto, un quartiere povero alla periferia di Maputo. Accoglienza molto calorosa per il Pontefice da parte degli ammalati (molti dei quali in carrozzella) e del personale sanitario in camicie bianco, con la direttrice Cacilda Isabel Massango, che ha ricordato al Papa i successi nella lotta all'Hiv del progetto Dream lanciato e gestito da Sant'Egidio in 11 Paesi africani. Finora sono stati complessivamente 130mila i bambini nati sani da madri sieropositive e 500mila le persone curate. Qui a Zimpeto vengono seguiti 3800 malati. Ad accogliere il Papa c'era anche il fondatore di Sant'Egidio Andrea Riccardi.

Francesco, tenerissimo soprattutto con i bambini, è passato tra due ali di folla colorata che ha sfidato anche la fredda temperatura e a tratti la pioggia, e prendendo la parola, ha lodato gli sforzi compiuti nella struttura e in generale nel progetto, paragonandoli alla condotta del Buon Samaritano. “Tutti quelli che sono passati da qui – ha detto -, tutti coloro che arrivano presi dalla disperazione e dall’angoscia somigliano a quell'uomo abbandonato al bordo della strada.

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E voi, qui, non siete passati a distanza, non avete proseguito per la vostra strada come avevano fatto altri (il levita e il sacerdote). Questo Centro ci mostra che c'è stato chi si è fermato e ha sentito compassione, chi non ha ceduto alla tentazione di dire “non c’è niente da fare”, “è impossibile combattere questa piaga” e si è dato da fare con coraggio per cercare delle soluzioni”. E non solo. Il grido degli ammalati è arrivato alle orecchie dei volontari e oggi nel centro, ha ricordato ancora il Papa, vengono curati anche gli affetti da tubercolosi, denutrizione e cancro. Inoltre “ascoltare questo grido vi ha portato a capire che il trattamento medico, sebbene necessario, non era sufficiente; perciò avete considerato la problematica in tutta la sua integralità per ridare dignità alle donne e ai bambini, aiutandoli a progettare un futuro migliore”.

Il Pontefice ha anche ricordato l'aiuto che la rete della telemedicina ha portato a chi opera a Zimpeto. E non ha mancato di rimarcare che il centro è a basso impatto ambientale, in quanto autosufficiente per l'energia solare e dotato di un sistema di riserva di acqua. “Dobbiamo renderci conto che siamo, tutti, parte di uno stesso tronco”, ha aggiunto, facendo riferimento alle sofferenze che spesso vengono inflitte all'ambiente. “Fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che “geme e soffre le doglie del parto”“. Infatti, come a confermare le parole del Papa, gli viene offerto un pastorale fatto con il legno della devastazione del ciclone Idai che ha colpito la città di Beira in primavera.

Infine da papa Bergoglio è giunto un incoraggiamento ad andare avanti. “Quando noi ce ne andremo, quando voi ritornerete ai compiti quotidiani, quando nessuno vi applaudirà né loderà, continuate ad accogliere quelli che vengono, andate a cercare i feriti e gli sconfitti nelle periferie... Non dimentichiamo che i loro nomi, scritti nel cielo, hanno accanto un’iscrizione: questi sono i benedetti del Padre mio. Rinnovate gli sforzi, perché qui si possa continuare a “dare alla luce” la speranza”. Questo il congedo del Pontefice, prima di recarsi alla stadio dove celebrerà la Messa davanti a oltre 42mila persone. Sarà l'ultimo atto della tappa mozambicana del suo viaggio.


Mimmo Muolo - Avvenire.it

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