Francesca Parisi: A Lipari nel segno del mito, della leggenda, del sacro e del profano

Redazione
Pubblicato il 16-09-2019

Vivere su un’isola non è un castigo, è un privilegio. Le isolane hanno vite temerarie scalfite dall’incondizionato amore – che si perde e si rinnova in maniera costante – per la propria terra. Siamo a Lipari, gioiello dell’arcipelago eoliano; la protagonista di questa storia c’insegna che il confine geografico non deve essere un limite insormontabile, ma una preziosa virtù. Francesca Parisi è nata a Catania, all’ombra di mamma Etna, ma a un certo punto ha scelto di allontanarsene per raggiungere Siena, città che ha abitato per vent’anni: «È stata una mossa vincente perché ho sviluppato – lontano dalla Sicilia – una tale nostalgia che mi ha spronato a ricercare artisti e artigiani che potessero far rivivere le emozioni di un tempo lontano. “La Casa Eoliana” nasce così». 

Francesca, cos’è “La Casa Eoliana? 


«Un concept-store che ho fondato a Lipari nel 2011, per promuovere e valorizzare tutte le seducenti anime di Sicilia, attraverso una serie di manufatti realizzati da una galassia creativa rigorosamente isolana. Negli anni senesi, mi capitava spesso di sognare questo luogo ricco di luce, avvolto da ogni sfumatura di bianco, pieno di gioia, capace di infondere pace e benessere. E così un giorno ho deciso di tornare nella mia terra per dar forma a quell’onirica visione ricorrente». 

Tornare non è mai un fallimento, ma un atto di generosità per la propria terra.

«Si va via dalla propria isola per dipanare la nostalgia che hai dentro da quando sei bambina. Così provi a colmarla, raggiungendo un luogo che consideri l’ombelico del mondo. Si ritorna indietro soltanto quando poi ti rendi conto – un po' più forte, stanca e consapevole – che la terra in cui sei nata ha in sé il mistero della tua storia personale. La chiave di quella nostalgia si può sedare soltanto davanti al mare, all’ombra della bougainvillea e dei mandarini in fiore».

E hai scelto Lipari. Perché?

«Perché è uno dei luoghi più belli al mondo, nel quale l’armonia regna sovrana sui quattro elementi in continua danza».

Raccontaci di più de “La Casa Eoliana”.

«È un spazio in cui gli artisti e gli artigiani locali espongono le loro opere e i loro manufatti. Preferisco dare spazio a tutti gli esseri umani – nel senso più alto e bello del termine – che trasmettono con le loro opere l’energia pura del luogo in cui vivono».

C’è poi un motivo ricorrente; è l’omaggio alla forza delle donne pescatrici.

«Sì, perché – scardinando le severe regole dei ruoli – hanno svolto mansioni considerate prettamente maschili: andare in mare, di giorno e di notte, spesso anche in gravidanza, varando le barche, lanciando e tirando le reti per vendere il pescato e sfamare così i figli. La donna pescatrice è una figura molto importante in tutte le Eolie. Abbiamo voluto render loro omaggio in maniera insolita: trasformando le reti in stole e scialli di lino. Ogni pezzo è stato confezionato a mano alla maniera in cui si tessevano e si rattoppavano quelle antiche. Sono legatissima a quei filati perché rappresentano un vero e proprio “made in Lipari” che parte dall’ispirazione e giunge alla realizzazione».

Ci sono anche delle borse a loro dedicate.

«Quest’anno abbiamo realizzato una linea di coffe, ovvero le tipiche ceste in palma nana – tradizionalmente usate per dar da mangiare agli asini – rivestite con reti in lino o cotone, fatte a mano dalle artigiane di Lipari. Un gran bel tributo alle donne pescatrici delle Eolie».

Le donne in Sicilia sono una componente essenziale dell’intreccio fra sacro e profano.

«La commistione fra sacro e profano è un potentissimo motivo ricorrente in Sicilia. Lo si evince chiaramente assistendo alle feste patronali di Santa Rosalia a Palermo e di Sant’Agata a Catania. I contrari si attraggono fra la massiccia preziosità dell’oro e la rituale evanescenza dell’incenso. Le icone sacre, inoltre, fanno parte della nostra tradizione: in ogni casa siciliana c’è una madonna, una santa o un ex-voto. Ricordo, per esempio, che al muro sopra il letto di mia nonna c’era un rosario a grani grossi in legno. L’ho fatto riprodurre in pietra perché è un simbolo impresso nella memoria della Sicilia».

Oltre ai miti e alle leggende di matrice omerica, a Lipari esiste anche il culto del potentissimo cuore eoliano.

«Oltre a ricordare la foglia del cappero, secondo gli anziani muratori di Lipari, era la chiave di volta degli antichi forni a legna, realizzati con pietre locali disposte a spirale per formare una cupola al cui vertice veniva conficcato un cuneo cuoriforme a garantirne la stabilità. All’ingresso del forno, veniva murato un altro cuore che – avente funzione propiziatoria – invocava la provvidenza. Nel forno, infatti, trovava sempre posto anche il pane da destinare ai poveri. Così il cuore di Dio si univa al cuore degli uomini in uno scambio di sentimenti e di generosità che riduceva in cenere ogni avarizia e ogni avidità».

Negli ultimi anni ha preso il sopravvento – su svariati fronti – il bisogno di riguardare indietro, a un passato semplice da coniugare con l’innovazione che il presente ci offre. L’artigianato è ancora rivoluzionario?

«Ho sempre operato per proiettare la bellezza del passato e della tradizione nel presente e nel futuro. L’artigianato sarà ancora il nuovo lusso. Il pezzo unico soddisferà i gusti più esigenti, soprattutto se realizzato con amore, competenza, e rispetto della tradizione. Sono la regista di questo piccolo ma grande spazio che – incantando con il ricordo e la sperimentazione – affascina con tutto il bello che la Sicilia offre da secoli».

Domenico Marcella
Twitter: twitter.com/dodoclock

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