Lettere al direttore

POLITICA, LA PIU' ALTA FORMA DI CARITA'

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001


Carissimo Direttore, sono un vostro assiduo lettore e abbonato. Osservando la società e la politica mi pongo una domanda: la politica, il potere e la carità possono camminare insieme? Seguendo quotidianamente la politica e soprattutto i fatti di Parigi penso che molti italiani come me siano preoccupati del futuro dei nostri giovani, della nostra nazione e della società e si sentano sempre più sfiduciati. Non è certo uno stato d'animo positivo, quello che provo, anche in un'ottica cristiana. Non dimentichiamo che la politica nella sua realtà più alta è veramente la dimensione dell'occuparsi dell'altro. Mettere le proprie competenze, il proprio tempo libero al servizio della società per la nazione e per la libertà.

 

Ricordiamo inoltre che il Beato Paolo VI definì la politica "La più alta forma di carità". La sfiducia degli italiani è dovuta al comportamento di chi fa questa politica a tutti livelli, sia nazionale che locale. democraticamente (?) eletti dal popolo, che effetto può fare su milioni di italiani che con le loro famiglie faticano ad arrivare a fine mese vedendo che i loro rappresentanti occupano la maggior parte del loro tempo pagati da noi a cercare accordi per auto-riciclarsi per mantenere la loro poltrona. Tutto ciò non crea lavoro, non frena la crisi. Un buon padre non riuscirebbe a dormire la notte!

Sarebbe ora che il cattolico ricordasse di esserlo anche quando fa politica, dei nostri valori cristiani che hanno fatto grande l'Italia nel mondo. Occuparsi del bene comune, di una più equa distribuzione della ricchezza, come dice il nostro caro Papa Francesco: "La bara non ha tasche". Pensiamo alle nostre famiglie in difficoltà, a coloro che hanno perso il lavoro: si sentono abbandonati. Noi cristiani, che crediamo in Colui che ci ha dato la speranza, abbiamo il dovere di dare la speranza. I più cordiali saluti. Salvatore (AL)

 

Carissimo, vorrei rispondere alla tua lettera che pone al centro una delle questioni a me molto care. Il rapporto che si instaura tra politica e religione, che si traduce nel seguire gli ideali. Tra politica e potere, che dovrebbe porre al centro il bene comune e tra politica e carità, che diviene servizio verso l'uomo e verso gli ultimi. 

Tutti e tre hanno al centro un valore, ossia il servizio. Tu sai che in Italia noi chiamiamo i nostri "dirigenti" ministro. Non immagineresti mai da cosa deriva questo termine: servire la minestra era il servizio che i "minister" - erano di solito i frati - facevano ai poveri. Era un gesto, un dono: è quindi indispensabile che anche i ministri ritrovino sempre questa dimensione di "minus".

A questo aggiungo il sempre attuale settenario di Gandhi, che sembra riassumere gli intenti che ti ho descritto: 1. l’uomo si distrugge con la politica senza principi. 2. l’uomo si distrugge con la ricchezza senza lavoro. 3. l’uomo si distrugge con l’intelligenza senza il carattere. 4. l’uomo si distrugge con gli affari senza morale. 5. l’uomo si distrugge con la scienza senza umanità. 6. l’uomo si distrugge con la religione senza la fede. 7. l’uomo si distrugge con la carità senza il sacrificio di sé.

Un caro saluto di pace e bene

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