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Una Chiesa senza frontiere in cammino con gli zingari

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



«Consentire ai nostri fratelli rom, sinti, manousche, kalé, zingari in generale e altri viaggianti una maggiore partecipazione alla vita e alla ricchezza della Chiesa e, viceversa, farla maggiormente presente in mezzo a loro». Parole forti e decise sull'inclusione e la non discriminazione, quelle di monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, che da ieri – fino a domani – promuove e ospita nella sua sede trasteverina di Palazzo San Callisto l'incontro di vescovi, direttori nazionali della pastorale degli zingari in Europa e altri esperti del settore.

Attenzione al diffondersi delle sette
Il filo rosso dei lavori, «Sollecitudine della Chiesa verso gli zingari: situazione e prospettive», è già indicativo dell'attenzione nei confronti di circa 12 milioni di nomadi soltanto nel vecchio continente (36 nel mondo, di cui la metà in India), con una concentrazione particolare nei Paesi dell'Est: oltre 2 milioni in Romania, 900mila in Ungheria 900mila, 800mila in Bulgaria ma altrettanti in Spagna. In Italia gli zingari sono lo 0,16% della popolazione. Un dedalo di etnie in cui si diffondono in modo preoccupante le sette, ha riferito l'arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del dicastero vaticano: purtroppo si tratta di «una questione ormai consueta, soprattutto per quanto riguarda il movimento pentecostale: la 'Chiesa evangelica Filadelfia' è diventata un fenomeno di estensione internazionale per la sua presenza in tutti i Paesi europei; La sua crescita è rapida, impressionante l'efficacia della sua penetrazione».

Dumas: una pastorale dell'alterità
Occorre quindi proseguire con rinnovato slancio nel servizio di annuncio ed evangelizzazione, anche se non mancano tensioni interne e difficoltà esterne: «Tra gli zingari che arrivano da Romania, ex¬Yugoslavia, Kosovo o Bulgaria, e quelli di Francia, ma forse anche di altri Paesi, l'incontro non sempre è facile. La crisi economica, l'aumento del razzismo, il ripiegamento identitario sono elementi costanti di un'Europa che cambia con un substrato di liberalismo, di una corsa ad avere sempre di più e più in fretta», ha rilevato padre Claude Dumas, di etnia manousche, già direttore nazionale della pastorale per gli zingari in Francia. Il sacerdote ha quindi auspicato una «pastorale dell'alterità» capace di dar spazio a «un atteggiamento di reciprocità, che implica di abbandonare ogni comportamento di dominio. Penso a quello zingaro che ha il coraggio di assumere l'animazione di un gruppo di preghiera dopo averla preparata con un'équipe di gagé, e che ne esce così rafforzato fino a osare di proporre una missione itinerante per rispondere meglio alle aspettative dei viaggianti». E per valorizzare la ricchezza del mondo gitano, la giornata congressuale di ieri si è conclusa con un concerto di musica tzigana nella basilica di Santa Maria in Trastevere, eseguito dalla Rajko Orchestra, composta da musicisti rom ungheresi di fama internazionale che si sono esibiti anche in India, Australia e Indonesia. Un'occasione – spiega Paolo Ciani, della Comunità di Sant'Egidio – «per conoscere e approfondire uno degli aspetti più significativi della tradizione culturale zingara, la musica, valorizzandone gli strumenti classici: violini, viole, contrabbassi, pianoforti».

Stamani all'udienza del Papa
Stamani i partecipanti al convegno parteciperanno all'udienza generale di Benedetto XVI. Nel pomeriggio i lavori proseguiranno con alcune testimonianze: interverranno, tra gli altri, il gesuita irlandese padre Brendan MacPartlin, coordinatore dell'Apostolato sociale presso la Conferenza dei Provinciali europei della Compagnia di Gesù, e il salesiano don Stanislaw Rafalko, del Dipartimento per le missioni dei sacerdoti di don Bosco nel mondo. Domani, prima delle conclusioni, la parola passerà ai rappresentanti di organizzazioni internazionali e movimenti al servizio degli zingari: dalla Caritas Internationalis a Sant'Egidio; dal belga Comité catholique international pour les tsiganes all'European Roma and travellers Forum , voce dei rom al Consiglio d'Europa.

da Avvenire

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