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Storia/il segreto dei Templari: erano amici dell'Islam

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Al Festival “èStoria” di Gorizia, dedicato quest'anno al tema “Orienti”, Franco Cardini, il più noto medievista italiano, è super-impegnato. Salta da un incontro sui “Templari fra Islam e Christianitas” a uno su “La spada e la fede: le Crociate in Terrasanta”; e ieri 23 maggio, (Tenda Erodoto, ore 10,45) ha discusso con la collega Chiara Frugoni de “Il Santo e il Sultano: Francesco d'Assisi alla corte d'Egitto”. Noi lo abbiamo intercettato per fare un po' di luce sui misteri templari che invadono le librerie.

Più o meno dal 1120 non si è mai smesso di parlare dei Templari. Comesi spiega un tale successo, grazie a quale appeal quest'Ordine ha colpito così tanto l'immaginario collettivo?
«I Templari fecero subito un grande effetto: li “sponsorizzava” Bernardo di Clairvaux, il “dittatore mistico” della prima metà del secolo XII, senza il quale la Chiesa non avrebbe mai accettato l'idea di un Ordine religioso di nuova e ardita concezione, che univa la carità, la preghiera e il combattimento.
In seguito fecero scalpore, ai primi del Trecento, il processo per eresia a loro carico e il loro scioglimento; dopo una lunga eclisse quasi totale, la loro memoria tornò alla ribalta fra Sei e Settecento, quando se ne appropriarono alcuni fondatori di logge massoniche pretendendo di aver raccolto e tramandato nei secoli la loro eredità e i loro segreti. Da allora, ci siamo mossi con infinite varianti su quella strada».

In cosa consisteva la loro Regula latina?
«Era una Regola religiosa che ai tradizionali voti di povertà personale, castità e obbedienza accompagna disposizioni specifiche volte a consentire appunto una vita guerriera, che è tuttavia “anticavalleresca”, in quanto costruita sulla povertà, la carità e la vita comune (la «cavalleria mondana», come la definiva Bernardo, era dal punto di vista etico superba e viziosa), e una vita religiosa comune “antiascetica”, in quanto ascesi e combattimento sono realtà inconciliabili tra loro (un guerriero non può certo digiunare e darsi a lunghi uffici liturgici). Tra gli studiosi di nuova generazione che si sono distinti nello studio della Regola e delle origini dell'Ordine segnalo tre italiani, Simonetta Cerrini, Francesco Tommasi e (per la liturgia) Cristina Dondi».

La storia reale di questi frati combattenti è comunque piuttosto semplice. Solo che ben presto sono diventati il centro di mille fantasie. Perché?
«Primo, le circostanze drammatiche della loro fine, le dicerìe messe in giro sul loro conto (che includevano accuse di eresia, di magia, di detenzione di poteri e di ricchezze immense, di collusione con l'Islam); secondo, il fatto che dall'Illuminismo in poi una densa pubblicistica li abbia designati come i custodi del vero cristianesimo e addirittura di guardiani del tesoro del Tempio di Salomone e della realtà circa la persona di Gesù, ragioni per cui il papa, capo della Chiesa storica allontanatasi dal messaggio del Cristo, li avrebbe fatti eliminare».

Templari custodi del Graal o del tesoro degli Esseni, scopritori dell'America, padri della massoneria, rinnegatori della morte di Cristo in croce... Facciamo un po' di pulizia...
«Sono fantasie, talora divertenti, che hanno appunto la loro radice in falsi documenti elaborati per lo più tra Sei e Settecento Solo la cerimonia del rinnegamento della croce si trova in effetti negli atti del processo a loro carico: e si discute se fosse un espediente con il quale si saggiava la disposizione d'animo dei nuovi adepti a ubbidire ai superiori, oppure uno scherzo elaborato all'interno di alcune “case” templari a danno delle reclute. Una giovane studiosa, BarbaraFrale, ha avuto ilcoraggio e la lucidità di chiarire bene questo aspetto della questione».

E poi la conversione all'Islam, la venerazione segreta dell'idolo barbuto Baphomet (Maometto? la Sindone?), i riti a base di sodomia...
«Anche tutto ciò si ricava dagli atti del processo, che sono stati però fraintesi e manipolati nel tempo. Barbara Frale ha il merito di aver studiato un documento che mostra in modo inoppugnabile come i capi templari furono assolti in confessione dagli inviati del papa fin dal 1308; l'Ordine fu sciolto (cioè sospeso: il papa, e solo lui, potrebbe sancirne la riapertura), ma non condannato, nonostante le insistenze del re di Francia e degli inquisitori al suo servizio. In Portogallo per volontà del sovrano di quel Paese sopravvisse cambiando nome in «Ordine del Cristo». La Frale in un libro recente ha ipotizzato che la misteriosa reliquia battezzata Baphomet nel processo (un nome ispirato a quello del Profeta Muhammad) potesse essere in realtà la Sindone. La questione è lontana dall'essere risolta, ma l'ipotesi è secondo me interessante e verosimile. Con i musulmani, i Templari non potevano né dare né accettare quartiere in battaglia: ma in tempo di pace i loro rapporti erano molto buoni e, come testimonia il cronista siriano Usama ibn Munqhid, si permetteva addirittura ad alcuni musulmani, particolari amici dell'Ordine, di pregare nelle chiese del Tempio».

Se poi volessimo seguire le diramazioni moderne del mito, tra Pound, Guénon e la Società Thule, potremmo compilare un'enciclopedia. Perché anche figure di valore si buttano tra le braccia dei Templari?
«Il fascino dell'ignoto e del segreto, la letteratura illuministica e romantica che vi hanno insistito, l'idea del paradosso costituito dall'incontro tra valore guerriero, sapienza segreta e trasgressione (l'amicizia con l'Islam, la sodomia ecc.)... Ma una cosa è la storia, che naturalmente ci riserva segreti e sorprese, un'altra l'elaborazione letteraria».

Epperò anche lei di recente ha firmato una postfazione per un libro di Roberto Giacobbo, la cui caratteristica principale non è certo il rigore scientifico...
«Che difatti Giacobbo non rivendica. Egli è appunto un “Voyager”, un collezionatore dimisteri ancora aperti o supposti tali, di questioni irrisolte, di autentiche o apparenti cose strane. Ma il punto è che, mentre i segreti templari che interessano Giacobbo sono ormai mediaticamente divenuti una gigantesca realtà che rischia di surrogare la verità storica scientificamente perseguita, i ricercatori che posseggono metodo e cultura autentici non sono ascoltati e le discipline storiche sono in crisi, non ricevono attenzione dai giovani, non vengono sostenute da sovvenzionatori pubblici e poco da privati. Giacobbo è uno dei non molti che, continuando sulla sua strada, ha tuttavia capito che occorre aprirsi alla ricerca scientifica seria e a chi la porta avanti, evitando dilettanti e millantatori (che in questo campo sono infiniti). L'idea è: usare i mass media, ma al tempo stesso confrontarli seriamente con la realtà storica. Stiamo cercando di farlo, a piccoli passi, senza impennate d'orgoglio accademico che di solito conducono a disprezzare la “cultura televisiva” la quale invece, se potesse venir corretta in certi suoi vizi, renderebbe ottimi servizi alla crescita culturale della nostra società civile. La collaborazione tra Giacobbo e me va intesa in questo senso. Forse è un po triste che Simonetta Cerrini e Barbara Frale fino a oggi abbiano interessato la tv più in quanto due belle giovani signore che inquanto studiose serie, ma tant'è: queste oggi sono le regole del gioco».
(Libero)

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