Le visite dei pontefici
Al Festival “èStoria” di
Gorizia, dedicato quest'anno al
tema “Orienti”, Franco Cardini,
il più noto medievista italiano,
è super-impegnato. Salta da
un incontro sui “Templari fra
Islam e Christianitas” a uno su
“La spada e la fede: le Crociate in
Terrasanta”; e ieri 23 maggio, (Tenda
Erodoto, ore 10,45) ha discusso
con la collega Chiara Frugoni de
“Il Santo e il Sultano: Francesco
d'Assisi alla corte d'Egitto”. Noi
lo abbiamo intercettato per fare un po'
di luce sui misteri templari che
invadono le librerie.
Più o meno dal 1120 non si è mai
smesso di parlare dei Templari.
Comesi spiega un tale successo,
grazie a quale appeal quest'Ordine
ha colpito così tanto l'immaginario collettivo?
«I Templari fecero subito un
grande effetto: li “sponsorizzava” Bernardo di Clairvaux, il
“dittatore mistico” della prima
metà del secolo XII, senza il
quale la Chiesa non avrebbe
mai accettato l'idea di un Ordine
religioso di nuova e ardita
concezione, che univa la carità,
la preghiera e il combattimento.
In seguito fecero scalpore, ai
primi del Trecento, il processo
per eresia a loro carico e il loro
scioglimento; dopo una lunga
eclisse quasi totale, la loro memoria
tornò alla ribalta fra Sei e
Settecento, quando se ne appropriarono
alcuni fondatori di
logge massoniche pretendendo
di aver raccolto e tramandato
nei secoli la loro eredità e i loro
segreti. Da allora, ci siamo mossi
con infinite varianti su quella
strada».
In cosa consisteva la loro Regula
latina?
«Era una Regola religiosa che ai
tradizionali voti di povertà personale,
castità e obbedienza accompagna
disposizioni specifiche
volte a consentire appunto
una vita guerriera, che è tuttavia
“anticavalleresca”, in quanto
costruita sulla povertà, la carità
e la vita comune (la «cavalleria
mondana», come la definiva
Bernardo, era dal punto di vista
etico superba e viziosa), e una
vita religiosa comune “antiascetica”, in quanto ascesi e
combattimento sono realtà inconciliabili tra loro (un guerriero
non può certo digiunare e
darsi a lunghi uffici liturgici).
Tra gli studiosi di nuova generazione
che si sono distinti nello
studio della Regola e delle origini
dell'Ordine segnalo tre italiani,
Simonetta Cerrini, Francesco
Tommasi e (per la liturgia)
Cristina Dondi».
La storia reale di questi frati
combattenti è comunque piuttosto
semplice. Solo che ben
presto sono diventati il centro di
mille fantasie. Perché?
«Primo, le circostanze drammatiche
della loro fine, le dicerìe
messe in giro sul loro conto
(che includevano accuse di eresia,
di magia, di detenzione di
poteri e di ricchezze immense,
di collusione con l'Islam); secondo,
il fatto che dall'Illuminismo in poi una densa pubblicistica
li abbia designati come i
custodi del vero cristianesimo e
addirittura di guardiani del tesoro
del Tempio di Salomone e
della realtà circa la persona di
Gesù, ragioni per cui il papa, capo
della Chiesa storica allontanatasi
dal messaggio del Cristo,
li avrebbe fatti eliminare».
Templari custodi del Graal o del
tesoro degli Esseni, scopritori
dell'America, padri della massoneria,
rinnegatori della morte di
Cristo in croce... Facciamo un
po' di pulizia...
«Sono fantasie, talora divertenti,
che hanno appunto la loro radice
in falsi documenti elaborati
per lo più tra Sei e Settecento Solo la cerimonia del rinnegamento
della croce si trova in effetti
negli atti del processo a loro
carico: e si discute se fosse un
espediente con il quale si saggiava
la disposizione d'animo
dei nuovi adepti a ubbidire ai
superiori, oppure uno scherzo
elaborato all'interno di alcune
“case” templari a danno delle
reclute. Una giovane studiosa,
BarbaraFrale, ha avuto ilcoraggio
e la lucidità di chiarire bene
questo aspetto della questione».
E poi la conversione all'Islam, la
venerazione segreta dell'idolo
barbuto Baphomet (Maometto?
la Sindone?), i riti a base di sodomia...
«Anche tutto ciò si ricava dagli
atti del processo, che sono stati
però fraintesi e manipolati nel
tempo. Barbara Frale ha il merito
di aver studiato un documento
che mostra in modo inoppugnabile
come i capi templari furono
assolti in confessione dagli
inviati del papa fin dal 1308;
l'Ordine fu sciolto (cioè sospeso:
il papa, e solo lui, potrebbe
sancirne la riapertura), ma non
condannato, nonostante le insistenze
del re di Francia e degli
inquisitori al suo servizio. In
Portogallo per volontà del sovrano
di quel Paese sopravvisse
cambiando nome in «Ordine
del Cristo». La Frale in un libro
recente ha ipotizzato che la misteriosa
reliquia battezzata Baphomet
nel processo (un nome
ispirato a quello del Profeta
Muhammad) potesse essere in
realtà la Sindone. La questione è
lontana dall'essere risolta, ma
l'ipotesi è secondo me interessante
e verosimile. Con i musulmani,
i Templari non potevano
né dare né accettare quartiere in
battaglia: ma in tempo di pace i
loro rapporti erano molto buoni
e, come testimonia il cronista siriano
Usama ibn Munqhid, si
permetteva addirittura ad alcuni
musulmani, particolari amici
dell'Ordine, di pregare nelle
chiese del Tempio».
Se poi volessimo seguire le diramazioni
moderne del mito, tra
Pound, Guénon e la Società
Thule, potremmo compilare
un'enciclopedia. Perché anche
figure di valore si buttano tra le
braccia dei Templari?
«Il fascino dell'ignoto e del segreto,
la letteratura illuministica
e romantica che vi hanno insistito,
l'idea del paradosso costituito
dall'incontro tra valore
guerriero, sapienza segreta e
trasgressione (l'amicizia con
l'Islam, la sodomia ecc.)... Ma
una cosa è la storia, che naturalmente
ci riserva segreti e sorprese,
un'altra l'elaborazione
letteraria».
Epperò anche lei di recente ha
firmato una postfazione per un
libro di Roberto Giacobbo, la cui
caratteristica principale non è
certo il rigore scientifico...
«Che difatti Giacobbo non rivendica.
Egli è appunto un “Voyager”, un collezionatore dimisteri
ancora aperti o supposti tali,
di questioni irrisolte, di autentiche o apparenti cose strane.
Ma il punto è che, mentre i
segreti templari che interessano
Giacobbo sono ormai mediaticamente
divenuti una gigantesca
realtà che rischia di surrogare
la verità storica scientificamente
perseguita, i ricercatori
che posseggono metodo e cultura
autentici non sono ascoltati
e le discipline storiche sono in
crisi, non ricevono attenzione
dai giovani, non vengono sostenute
da sovvenzionatori pubblici
e poco da privati. Giacobbo
è uno dei non molti che, continuando
sulla sua strada, ha tuttavia
capito che occorre aprirsi
alla ricerca scientifica seria e a
chi la porta avanti, evitando dilettanti
e millantatori (che in
questo campo sono infiniti).
L'idea è: usare i mass media, ma
al tempo stesso confrontarli seriamente
con la realtà storica.
Stiamo cercando di farlo, a piccoli
passi, senza impennate
d'orgoglio accademico che di
solito conducono a disprezzare
la “cultura televisiva” la quale
invece, se potesse venir corretta
in certi suoi vizi, renderebbe ottimi
servizi alla crescita culturale
della nostra società civile. La
collaborazione tra Giacobbo e
me va intesa in questo senso.
Forse è un po triste che Simonetta
Cerrini e Barbara Frale fino
a oggi abbiano interessato la
tv più in quanto due belle giovani
signore che inquanto studiose
serie, ma tant'è: queste oggi
sono le regole del gioco».
(Libero)
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA