Le visite dei pontefici
Michael Jackson come Melani, Farinelli, il Senesino, Caffarelli, Carestini, Gizziello, insomma i grandi castrati del Sei-Settecento? Versione pop di quelle voci bianche che per un paio di secoli fecero perdere la testa a tutta Europa? Curiosamente, l'idea viene rilanciata nell'unico Paese che fu immune al loro fascino. E qui non si parla delle strane convergenze, che pure ci sono, fra l'identità sessuale incerta e la voce infantile del re del pop e quella dei re del melodramma, ma proprio di un dato fisico: anche Jacko avrebbe subito una castrazione. Chimica, precisiamo subito.
Lo sostiene un professore di Chirurgia vascolare d Marsiglia, Alain Branchereau, in un libro che uscirà il 9, Michael Jackson, le secret d'une voix. Branchereau parte dal fatto che Jackson non fece mai la cosiddetta «muta» della voce, cioè continuò ad avere da adulto una voce da bambino. Per inciso, questa è esattamente la caratteristica dei castrati, che non erano affatto, come spesso si legge sui giornali, degli uomini con la voce da donna, ma degli uomini con la voce da bambino: basta ascoltare i dischi dell'unico che fece in tempo a inciderne, Alessandro Moreschi (e poi, chiesa a parte, che bisogno ci sarebbe stato di creare artificialmente delle voci femminili? Le donne, posso garantirlo, c'erano anche nel Settecento...).
Secondo Branchereau, la colpa è tutta dell'acne. A 12 anni, Michael, già baby star e macchina da soldi per tutta l'ingorda famiglia, si coprì di brufoli. Per curarlo, furono utilizzate non modiche quantità di farmaci a base di cyproterone, una molecola che ha l'effetto secondario di fermare la «muta». Il sospetto del professore melomane è che la famiglia, dopo aver usato la medicina per curare l'acne, ne abbia poi abusato per salvare la voce bianca del futuro King of Pop. Il quale, a vent'anni, si sbarazzò del padre come manager e smise di imbottirsi di cyproterone. Gli effetti della molecola sono irreversibili sulla voce, ma sul resto no: infatti a Jacko iniziò improvvisamente a crescere la barba e poté avere una vita sessuale normale (o quasi). Anche qui, come i castrati che, a differenza di quel che si crede, non potevano avere figli, ma amare sì: «impotentia generandi» e non «coeundi», secondo il diritto canonico.
Branchereau non ha mai visitato la star e ammette che la sua è un'ipotesi, non una certezza. Però è plausibile. Idem che molte popstar di oggi, per timbro vocale, fanatismo degli ammiratori, incertezza sessuale, incontenibili capricci e guadagni mostruosi ricordino i castrati star di ieri. Con un'unica differenza: che nessun cantantello pop potrebbe mai eseguire quello che cantavano Farinelli & Co. Perché loro, oltre alla Natura, avevano l'Arte. (Lastampa.it)
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