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Società/Il valore aggiunto del volontariato

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Nell'associazionismo no profit, più che una parola d'ordine, è ormai un obiettivo fisso: misurare non solo l'efficienza, ma anche l'efficacia dell'attività e dei progetti.

Ma come fare? «E'chiaro che valutare singole prestazioni o servizi è relativamente facile: ci sono letteratura, esperienza, metodi codificati», spiega Marco Granelli, presidente di Csvnet, il coordinamento nazionale dei Centri di servizio. «Ma il volontariato ha una specificità: produce sì servizi, ma anche e soprattutto coesione sociale, partecipazione, cittadinanza». In parole povere, se un'amministrazione si fa carico del recapito a domicilio delle medicine agli anziani, cercherà di coprire il maggior numero di utenti al minor costo. Il volontario, invece, consegna le medicine e si fa due chiacchiere con l'anziano, magari prende pure il caffè. Tempo sprecato, in termini economici, ma prezioso in termini di solidarietà.

Quando, però, un ente pubblico, una fondazione o altri soggetti valutano un progetto, generalmente non si tiene conto di questi aspetti. «Per certi obiettivi - continua Granelli - tre professionisti possono essere più efficienti di 50 volontari, ma non costruiscono coesione sociale. Nei bandi, tuttavia, si potrebbe tenere conto di alcuni fattori: quanti sono i volontari coinvolti, quale sia la capacità di aggregare nuove persone... Qualcuno già lo fa». Resta il problema che molte organizzazioni vivono la valutazione come un ulteriore orpello, mentre «strumenti come il bilancio sociale fanno crescere. Pur evitando le assurdità per cui, su un progetto di 10 mila euro, se ne spendono 5 mila per la valutazione, il volontariato si deve liberare dall'idea che "gratuito`sia sinonimo di buono». Per questo Csvnet ha messo a punto linee guida per il bilancio o la relazione sociale, e i Centri di servizio stanno lavorando sulla formazione e sperimentazione in questa direzione. Con quello della Toscana (Cesvot) ha collaborato Andrea Volterrani, autore di un volume, «Il gusto del volontariato», che affronta fra l'altro anche questa tematica.

«È vero - afferma - che per il volontariato servono indicatori diversi da quelli che usano le aziende». Ad esempio «è importante capire se l'azione è eticamente orientata, cioè portatrice di valori o principi. Inoltre, se ha la capacità di promuovere relazioni tra persone e organizzazioni (anche imprenditoriali) sul territorio: è così che-si costruiscono coesione sociale e sviluppo». Premesso che «più che il criterio dell'economicità (fare le cose al minimo costo) è importante il criterio della sostenibilità (ottenere il meglio in rapporto alle risorse del territorio)», per quel che riguarda le risorse umane «non si può stabilire un numero adeguato di persone da impegnare di volta in volta. Anzi, se ne ho di più, ho anche più valore, perché si tratta di cittadini che costruiscono capitale sociale». Tant'è vero che «le organizzazioni tutte dedite al fare spesso perdono la capacità di coinvolgimento, per cui soffrono di turn over continuo e progressivo impoverimento. Altre, più attente a valorizzare e coinvolgere le persone, si garantiscono continuità e capacità di incidere».

«Anche il volontariato ha bisogno di valutazione, come qualunque altro soggetto che si occupi degli altri o del bene comune», aggiunge Francesca Busnelli, dello studio Aliante. «Purtroppo, spesso solo la necessità di presentare progetti obbliga le organizzazioni ad affrontare il problema. Che lo vogliano o no, comunque, vengono continuamente valutate da utenti, familiari, amministrazioni, istituzioni, dai volontari stessi».

Anzi, «più lavorano in rete, più si troveranno coinvolte in una valutazione tra pari: dal confronto si capiscono potenzialità e limiti di se stessi». Serve, però, un ulteriore passaggio: esplicitare parametri e criteri». E per questo non ci sono alibi: «Anche una piccola organizzazione, se ragiona sul senso di quello che fa, è in grado di individuare degli indicatori. È un problema di scelta: valutare se stessi, e non solo farsi valutare, per esempio dall'amministrazione che approva il progetto» . (tiscali.it)

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