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Scienza/Con la seta hi-tech ho scoperto il mantello invisibile

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



«Potrebbero essere seta e oro i materiali base per costruire in futuro un mantello che renderà invisibili». La notizia, manco a dirlo, ha fatto il giro del mondo. E qualcuno ha subito pensato alla solita bufala di ferragosto. Ma così non è. I risultati della singolare ricerca, pubblicata dalla rivista americana Advanced Materials sono stupefacenti, pur se di complessa lettura. Lo staff che l'ha effettuata è composto da ricercatori del Dipartimento di Ingegneria biomedica della Tufts University di Medford (Massachusetts) e dei Dipartimenti di Fisica e di Ingegneria meccanica dell'Università di Boston ed è diretto dallo scienziato italiano Fiorenzo Omenetto.

Si tratta di risultati che si riferiscono ad onde non percepibili dall'occhio umano. Per ottenere il prototipo del mantello di Harry Potter, il gruppo diretto da Omenetto ha inserito diecimila piccole spirali d'oro in un frammento di seta di un centimetro quadrato. Quando il nuovo metamateriale è stato esposto alle onde terahertz, la luce è passata direttamente attraverso di esso e gli scenziati hanno rilevato una risonanza.

Cosa significhi tutto ciò, lo abbiamo chiesto direttamente a Omenetto, raggiunto via telefono negli Stati Uniti. «La ricerca sul cosiddetto mantello invisibile - spiega il ricercatore italiano - è limitata all'area di indagine dei materiali. Si tratta di uno step intellettuale. Sono antenne molto particolari che a certe lunghezze d'onda fanno girare le radiazioni in maniera tale per cui la luce si piega in un modo insolito. Ci vuole molta immaginazione per capire di cosa stiamo parlando. La cosa davvero interessante, però, è lo spazio per le applicazioni mediche possibili. Installata nel corpo umano, questa fibra non causa rigetto».

Questo tipo di ricerca potrebbe portare in un prossimo futuro alla creazione di una vasta gamma di materiali unici da utilizzarsi in biomedicina o nel campo della difesa. Le potenziali applicazioni dell'invisibilità basata sulla seta sono, infatti, enormi. Uno dei primi impieghi, in biomedica, potrebbe essere un sensore di glucosio in metamateriale stampato su seta, impiantabile sui diabetici. Per variare il livello di glucosio da immettere all'interno del corpo, il paziente potrà usare il suo telefono cellulare, rendendo superfluo l'uso di strumenti invasivi come i tradizionali aghi.

Nel campo della diagnostica medica l'invisibilità basata sulla seta consentirebbe anche a medici e radiologi di vedere attraverso i diversi organi e tessuti, ottenendo immagini perfette di quelle parti del corpo generalmente nascoste. «Più che sulla questione dell'invisibilità, mi soffermerei sulla funzione della seta, che stiamo reinventando come materiale tecnologico» sostiene Omenetto.

Il materiale del futuro, dunque, ha già migliaia di anni. Molto presto le applicazioni della seta saranno molteplici e Omenetto non ha dubbi: «La seta viene usata da millenni, ma i suoi giorni migliori devono ancora venire. Future applicazioni riguardano dispositivi medici, ma anche elettronici. La sfida, semmai, è riuscire a svelare i segreti della produzione, che ancora sono custoditi da aracnidi e bruchi».

A rendere la seta così speciale sarebbe la sua prodigiosa robustezza - superiore persino a quella del Kevlar, una fibra sintetica polimerica che a parità di peso è 5 volte più resistente dell'acciaio - unita alla proverbiale elasticità.

Tuttavia i diversi tentativi fatti fin qui per riprodurre sinteticamente questo materiale, si sono infranti contro una sorta di inviolabile mistero: «La chiave per riprodurre la seta – spiega ancora Omenetto - è capire come fanno i ragni e i bachi a mantenere la grande quantità delle proteine che servono a sintetizzarla, in soluzione nelle ghiandole senza che queste precipitino o cristallizzino».

Una volta risolto questo dilemma, dalla seta si potranno ricavare film sottili, gel, spugne e fibre con una varietà illimitata di applicazioni. Una di queste, ad esempio, è la costituzione di fibre ottiche molto più resistenti delle attuali. (ilsole24ore.it)

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