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Mi trovavo a cena a casa di una famiglia, che alla luce della crisi economica stava vivendo un periodo di forte smarrimento. Mentre si parlava, la mamma, guardando i figli e il marito affermò: «la ricchezza che niente e nessuno ci potrà togliere è questa. È l'affetto e la stima che regna tra noi. Il resto è tutto passeggero». Per questa famiglia è chiaro il punto di riferimento, i rapporti familiari sono la vera ricchezza, e sono quella realtà che permette di affrontare ogni imprevisto, ogni crisi.
Ecco perché in questo periodo così forte dell'anno desidero riproporla a me stesso e ai lettori. Ai lettori perché possano riscoprire quei valori importanti che sono le relazioni umane, a me stesso ed ad ogni consacrato affinché possiamo riscoprire la bellezza dell'affetto fraterno che permette una delle testimonianze più belle e più significative nel mondo contemporaneo. Un affetto fraterno che può diventare invito ad aprire le porte del cuore per condividere le inquietudini, le gioie, i dolori, le speranze, i sentimenti che abitano la nostra esistenza. Oggi parliamo di tante cose, ci pronunciamo su tante cose, a volte ci ergiamo a giudici senza conoscere minimamente quello che abita nel cuore delle persone.
La strada dell'affetto familiare e fraterno ci permette invece di imboccare il cammino della comunione e della condivisione, ci permette di capire che non c'è paternità senza saper leggere lo sguardo del figlio, che non c'è maternità senza capire cosa accade nelle persone care che ci sono accanto. Non c'è giovinezza senza capire lo sforzo e l'amore che i nostri genitori ci donano in tanti gesti fatti di sacrificio, di non chiasso, di silenzio. E non c'è fraternità senza capire che la vita per ogni persona ricomincia giorno dopo giorno. Allora questo Natale ci aiuti a vivere senza pretese sull'altro, ma a farci dono a chi ci sta accanto: è la strada che il buon Dio ha intrapreso con l'uomo nel farsi dono attraverso il Figlio.
Grazie Signore perché il tuo parlarci è per noi motivo di forza.