Le visite dei pontefici
Un «segno di gratuità e di amore », in una società che «rischia di essere soffocata nel vortice dell'effimero e dell'utile». Anzi, «se essa non ci fosse, quanto sarebbe più povero il mondo». Così ieri il Papa ha definito la vita consacrata nell'omelia dei Vespri presieduta per la festa della Candelora. Il 2 febbraio, infatti, memoria della presentazione di Gesù al tempio, coincide dal 1997 con la Giornata della vita consacrata, istituita da Giovanni Paolo II (quella di quest'anno è la XIV). E infatti la Basilica di San Pietro ieri pomeriggio era gremita di religiosi, religiose e membri delle società di vita apostolica, che insieme con Benedetto XVI hanno elevato la loro preghiera, come ha detto il Pontefice, per il triplice scopo di questa Giornata: «Ringraziare il Signore» per questo dono, «promuoverne la conoscenza e la stima da parte di tut¬to il popolo di Dio» e invitare gli stessi religiosi «a celebrare le meraviglie che il Signore ha operato in loro». Il tutto inquadrato nell'anno speciale del sacerdote al quale papa Ratzinger ha dedicato uno speciale pen¬siero nell'omelia. L'accento più forte, comunque, è andato sulla natura controcorrente della scelta di sequela integrale del Signore. La vita consacrata, infatti, «rimane una scuola della fiducia nella misericordia di Dio, nel suo amo¬re che mai abbandona. In realtà, più ci si avvicina a Dio, più si è vicini a Lui, più si è utili agli altri. Le persone consacrate sperimentano la grazia, la misericordia e il perdono di Dio non solo per sé, ma anche per i fratelli, essendo chiamate a portare nel cuore e nella preghiera le angosce e le attese degli uomini, specie di quelli che sono lontani da Dio».
Il Papa ha richiamato in particolare «le comunità che vivono nella clausura ». Esse, con il loro specifico impegno di fedeltà nello «stare con il Signore», nello «stare sotto la croce», svolgono sovente questo ruolo vicario, unite al Cristo della Passione, prendendo su di sé le sofferenze e le prove degli altri ed offrendo con gioia ogni cosa per la salvezza del mondo». Frati e suore, dunque, testimoniano «la sovrabbondanza d'amore» del Signore. Tutti, nessuno escluso. Il pensiero di Benedetto XVI, infatti, è andato ai quei religiosi «che sentono il peso della fatica quotidiana scarsa di gratificazioni umane, penso ai religiosi e alle religiose anziani, ammalati, a quanti si sentono in difficoltà nel loro apostolato». «Nessuno di essi è inutile – ha sottolineato – perché il Signore li associa al trono della grazia. Sono invece un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, assetato di Dio e della sua Parola».
Per questo il Pontefice ha invitato i consacrati e le consacrate di tutto il mondo a rinnovare «il gesto dell'offerta totale di noi stessi presentandoci al tempio». Specie in questo Anno Sacerdotale, ha sottolineato. Questo periodo, ha aggiunto il Papa, «sia un'ulteriore occasione, per i religiosi presbiteri, ad intensificare il cammino di santificazione e, per tutti i consacrati e le consacrate, uno stimolo ad accompagnare e sostenere il loro ministero con fervente preghiera ».
Di qui Benedetto XVI ha fatto scaturire un preciso invito. «Quest'anno di grazia – ha infatti sottolineato – avrà un momento culminante a Roma, il prossimo giugno, nell'incontro internazionale dei sacerdoti, al quale invito quanti esercitano il Sacro Ministero». Infine l'atto di affidamento a Maria. «Alla sua scuola e col suo materno aiuto rinnoviamo il nostro eccomi e il nostro fiat».
da Avvenire
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