Le visite dei pontefici
Un giornalista italiano, un fotoreporter, Fabio Polenghi, 45 anni, è rimasto ucciso durante gli scontri tra manifestanti e militari a Bangkok. A riferirlo è l'agenzia Ansa, secondo la quale il fotografo è stato riconosciuto da una sua amica attraverso le immagini diffuse dalla tv del suo trasporto in ospedale. La prima a dare la notizia della morte di un giornalista italiano era stata la France Press, che citava fonti sanitarie locali secondo cui «un italiano di 45 anni è stato colpito allo stomaco ed è arrivato cadavere in ospedale».
«Un italiano è stato portato morto all'ospedale - aveva riferito alla France Presse il direttore dell'ospedale della polizia, Jongjet Aoajenpong -. È un giornalista ed è stato colpito allo stomaco». Un altro giornalista, di nazionalità olandese, è stato ferito e ricoverato. la Farnesiana ha successivamente confermato ufficialmente la morte di Polenghi.
Fabio Polenghi era arrivato in Thailandia tre mesi fa e in questo periodo era uscito tre volte dal Paese per lavoro. Lo riferisce un'amica che gli ha parlato per l'ultima volta martedì sera. «Mi ha detto che stava bene e che era tutto ok», spiega la donna, con la voce rotta dall'emozione. Polenghi era single e viveva a Milano. Si trovata in Thailandia per conto di una rivista europea. Polenghi, è stato colpito nella zona di Saladeng, a circa un chilometro dal centro dell'accampamento dei manifestanti, dove l'esercito ha sfondato la barricata. Le drammatiche immagini di Polenghi dopo il ferimento sono state mostrate dalla tv Pbs. Trasportato da un gruppo di colleghi verso una motocicletta, Polenghi che indossava il giubbotto antiproiettile e un casco, è stato portato di corsa verso il Police Hospital. Quando l'esercito ha sfondato la barricata, c'è stata una breve resistenza da parte delle camicie rosse, che ha provocato una sparatoria, nel corso della quale cinque persone sono rimaste uccise, fra le quali il fotografo italiano.
«Ho saputo che Fabio è stato colpito allo stomaco. Non è stato il solo: anche un collega olandese è caduto ferito. Ho visto altre persone a terra». Così racconta al telefono l'inviato Andrea Bernardi di Unimondo, testata giornalistica online di Trento, che era presente nella zona di Bangkok dove è stato colpito a morte il fotoreporter Fabio Polenghi. «Mi stavo dirigendo verso il quartiere dove ieri ho scattato le foto ed intervistato le camicie rosse - prosegue Bernardi - quando ad un certo punto ho sentito una raffica. Non si trattava più di cecchini appostati ma di armi pesanti. Ad una prima raffica ne è seguita una seconda. A questo punto siamo scappati tutti in diverse direzioni e ho sentito delle giovani donne gridare. Mi sono voltato e ho intravisto persone a terra. Davanti a me una strada vuota, pericolosa da attraversare causa cecchini. L'ho attraversata, in quanto l'esercito stava irrompendo nel quartiere delle camicie rosse, e mi sono rifugiato nell'ambasciata».
Secondo un portavoce del governo thailandese, i leader delle camicie rosse sono fuggiti. Secondo la polizia invece negli scontri ci sarebbero state altre 5 vittime.
Successivamente tre granate sono esplose nei pressi del presidio delle camicie rosse, nel centro di Bangkok, e hanno ferito gravemente almeno due soldati e un giornalista straniero, di nazionalità canadese.
Tutto è cominciato quando i militari, a cui era stata data l'autorizzazione di poter sparare per uccidere, hanno deciso di intraprendere l'azione decisiva per sgomberare il centro di Bangkok dove dal 3 aprile scorso si trovavano gli insorti. I militari sono avanzati con i blindati mettendo in fuga la maggior parte degli antigovernativi. Molte camicie rosse sono fuggite dal presidio nel quartiere commerciale di Bangkok disperdendosi.
Alla fine il blitz delle forze armate ha avuto successo e i leader delle camicie rosse, i manifestanti anti-governativi thailandesi, hanno annunciato che si sono arresi alle autorità. I leader sono poi stati arrestati. L'esercito thailandese ha così interrotto la sua avanzata verso il centro dell'accampamento delle camicie rosse e ha cominciato a facilitare lo sgombero pacifico dei manifestanti. Le autorità hanno successivamente imposto il coprifuoco in tutta la città di Bangkok dalle ore 20 locali fino alle 6 di giovedì. Infatti la resa dei capi del movimento antigovernativo non ha fermato la protesta.
Gruppi di «camicie rosse» hanno infatti appiccato le fiamme al grande magazzino Zen, al primo piano dell'enorme centro commerciale Central World, che dà sulla Ratchaprasong Intersection occupata fino ad oggi dai manifestanti antigovernativi. La notizia è stata confermata da un portavoce del centro commerciale, secondo cui i manifestanti sono entrati sfondando le vetrate. Successivamente poi gli insorti hanno continuato a devastare parti della città. E' stata poi attaccata anche la Borsa, una stazione televisiva, mentre il quotidiano Bangkok Post ha dovuto evacuare la redazione. L'edificio della Borsa e quella della stazione tv (dove ci sarebbero ancora un centinaio di persone intrappolate) sono stati dati alle fiamme. Ci sono 12 incendi attivi al momento a Bangkok. incluso quello di un cinema.
Poco prima della dichiarazione del coprifuoco era giunta anche la notizia che 2mila camicie rosse avevano dato fuoco alla sede del governo provinciale di Udon Thoni, nel nord-est del Paese. Due sale al piano terra sono state distrutte ma la situazione è tornata sotto controllo dopo l'arrivo dei soldati. Successivamente però manifestanti hanno attaccato anche i municipi di Chang Mai e Chang Rai, capoluoghi delle omonime province settentrionali. Secondo l'emittente Spring Tv, manifestazioni antigovernative sono in corso anche nelle provincie nord orientali di Khon Kaen, Roi Et, Si Sa Ket e Ubon Ratchathani.
Intanto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha appreso «con commozione la tragica notizia» della morte del fotoreporter italiano nel corso degli scontri a Bangkok. Gli uffici del Quirinale, a quanto si è appreso, sono in contatto con l'unità di crisi della Farnesina affinchè siano rigorosamente accertate le circostanze e le responsabilità di quanto accaduto.
(Corriere)
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