Le visite dei pontefici
Di chi è il David di Michelangelo?
Lo scontro tra il comune di Firenze e lo Stato sulla proprietà del capolavoro arriva sul New York Times, che dedica alla vicenda un reportage di Elisabetta Povoledo, in evidenza anche sulla homepage del suo sito internet.
La battaglia sul capolavoro di Michelangelo – spiega il quotidiano newyorchese - porta alla luce una questione sollevata sempre più spesso dai governi locali: chi deve beneficiare del patrimonio culturale italiano?
Per 500 anni, il David di Michelangelo è stato "il simbolo dell'indipendenza e della virtù di Firenze". Così, i fiorentini sono andati su tutte le furie quando, alla vigilia di Ferragosto, gli avvocati del ministero dei Beni Culturali hanno sentenziato che la statua è di proprietà dello Stato italiano e non del Comune. La scultura appartiene e apparterrà sempre a Firenze, ha replicato il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, definito da Nyt "stella nascente del centrosinistra italiano", che vede la disputa come "un nuovo caso di Davide contro Golia".
In ballo ci sono molti soldi. Nel 2009 – ricorda il quotidiano Usa – oltre un milione di persone hanno visto il David, in esposizione alla Galleria dell'Accademia, il quarto sito culturale più visitato d'Italia. Le vendite dei biglietti hanno superato 7 milioni di dollari, che sono andati nelle casse del ministero dei Beni Culturali.
La querelle sulla proprietà – e la richiesta di partecipare ai profitti del David – non è nuova, ma è arrivata a un punto di svolta quest'anno, quando il ministero dei beni Culturali ha incaricato due avvocati di esaminare i documenti e determinare chi è il legittimo proprietario.
Nel rapporto, "un documento di nove pagine scritto in fitto giuridichese" (parole del Nyt), i legali hanno concluso che il David appartiene alla nazione, erede legittima della Repubblica fiorentina, che commissionò la statua nel 1501.
"Ma il sindaco ha anche lui i suoi documenti nella manica". In particolare, Firenze è stata capitale del Regno d'Italia dal 1865 al 1870 e il David – afferma Renzi – faceva parte del pacchetto che il Regno ha dato alla città quando ha trasferito la capitale a Roma.
A complicare la vicenda c'è anche la presa di posizione di Simone Caffaz, presidente dell'Accademia di Belle Arti di Carrara, secondo cui anche Carrara – che ha fornito il marmo del David - ha diritti da vantare sul lavoro di Michelangelo.
Il New York Times espone le argomentazioni delle parti in causa. Renzi, intervistato nel suo ufficio a Palazzo Vecchio, sottolinea come otto milioni di turisti all'anno abbiano un impatto sulla città, che offre loro servizi, mentre i milioni spesi nei musei vanno al governo.
Ai Beni Culturali dicono che contare gli introiti dei biglietti è fuorviante e fanno notare che solo due siti culturali di proprietà del governo sono redditizi - il Colosseo e l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci a Milano – mentre gli altri sono in rosso. Inoltre, la città – dice il direttore generale del ministero Roberto Cecchi – non menziona le attività e gli affari legati al turismo.
Ma per Renzi – continua il New York Times - il ministero dei Beni Culturali è "assediato da una burocrazia elefantiaca e da un concetto antiquato del proprio mandato, che resiste a ogni tentativo di modernizzazione". La sua amministrazione, invece, vuole "considerare la cultura come sviluppo economico", offrendo servizi migliori, come orari d'apertura più lunghi per i musei, in modo che la città possa essere più competitiva nell'attrarre i dollari dei turisti.
Di chi sia il David, in realtà, ai turisti non importa: a loro basta poterlo ammirare. (ilsole24ore.it)
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