Le visite dei pontefici
Quindici anni e sei mesi all'ex primario Pier Paolo Brega Massone più l'interdizione della professione medica, 6 anni e 9 mesi al suo braccio destro Marco Pansera e 10 anni a un altro medico, Fabio Presicci. Si chiude così, almeno per adesso, la vicenda della clinica degli orrori.
Era il 9 giugno del 2008, quando a Milano scoppiava lo scandalo Santa Rita: 14 camici bianchi e amministratori della clinica (convenzionata con il Ssn) di Città Studi finiscono nel mirino della giustizia per presunte operazioni «avventate, inutili, dannose».
Secondo la procura milanese i medici imputati, dal 2005 al 2007, avrebbero eseguito 83 interventi nella migliore delle ipotesi completamente inutili, effettuando decorticazioni e sezioni, soprattutto di polmoni e mammelle, unicamente per chiedere il massimo dei rimborsi. Tra gli episodi contestati ci sono anche una decina di casi di pazienti con tubercolosi curati con l'asportazione del polmone. In altri casi sarebbero state asportate mammelle a donne in giovane età, compresa una ragazza di 18 anni, senza motivo, quando sarebbe bastata la semplice asportazione di un nodulo. Una donna di 88 anni affetta da tumore, sarebbe stata operata tre volte in tre mesi (con un rimborso di 12 mila euro a intervento), quando sarebbe bastato un solo intervento. In molti casi il consenso all'intervento non sarebbe stato firmato dai pazienti e l'operazione eseguita anche contro il parere del medico curante. Tutto per rimpolpare le buste paga che, da 1.700 euro al mese potevano lievitare fino a 27 mila euro, «in totale mancanza di ogni considerazione per il paziente e per la sua sofferenza», ha più volte sottolineato l'accusa.
Le vicende ricostruite dalle indagini, i racconti dei pazienti, le intercettazioni raccolte dai pm, dipingono camici bianchi senza scrupoli e lunghi calvari affrontati da malati di cancro che si concludevano con operazioni drastiche e invasive. Tutto inizia con l'esposto di un anonimo, quasi sicuramente un 'internò alla clinica, che dà il via agli accertamenti curati dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano. Nella denuncia si segnalava che i pazienti ricoverati in «regime convenzionato» sarebbero stati sottoposti ad interventi diversi rispetto a quelli effettivamente necessari così da ottenere rimborsi maggiori.
Francesco Paolo Pipitone, ex proprietario della clinica, a cinque mesi dal terremoto che travolge la struttura, patteggia la pena a 4 anni e 4 mesi di reclusione. Per gli altri indagati il 2 dicembre del 2008 si apre il processo. Fin da subito i riflettori sono puntati su Brega Massone . È lui, che in un sms si autodefiniva «l'Arsenio Lupin della chirurgia», il perno attorno a cui ruota l'intero sistema, secondo i pm. Durante il processo i consulenti della Procura parlano di «spezzatini di polmoni che potevano essere evitati. Casi clinici che avrebbero potuto risolversi dal punto di vista medico e non chirurgico».
E mentre nelle aule di tribunale si consumano gli ultimi atti del dibattimento, la clinica Santa Rita ha deciso di voltare pagina e lasciarsi alle spalle il passato. Nuovo nome, Istituto clinico Città studi (Iccs), nuovi vertici, nuovi progetti. Per chiudere i conti la struttura ha versato anche 7 milioni di euro alla Regione Lombardia, per un danno patrimoniale che è stato in un secondo momento ridimensionato.
(Corriere)
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