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Cronaca/'Ndrangheta: bomba contro la casa del procuratore di Reggio Calabria

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Un ordigno e' stato fatto esplodere davanti al portone dell'abitazione del procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. L'esplosione ha mandato in frantumi i vetri delle finestre della casa del magistrato, che abita in un condominio, e di altre abitazioni vicine. Al momento della deflagrazione Di Landro si trovava in casa insieme alla moglie. Nessuno e' rimasto ferito.

Sul luogo dell'esplosione sono giunti, per le indagini, carabinieri e polizia di Stato, insieme al pm di turno della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. L'edificio in cui abita Di Landro si affaccia sulla pubblica via e per arrivare al portone, dunque, non bisogna superare alcun cancello. L'esplosione ha provocato danni gravi anche al portone dell'edificio in cui abita Di Landro. Il palazzo, invece, non ha subito danni strutturali.

La zona in cui abita il magistrato si chiama Parco Casoria. Nell'edificio davanti al quale e' stato fatto esplodere l'ordigno abitano, oltre a quella del magistrato, altre quattro famiglie, ma non c'e' alcun dubbio, secondo gli investigatori, che l'intimidazione sia diretta contro il procuratore generale. Secondo quanto e' emerso dai primi accertamenti, l'ordigno, collegato ad una miccia a lenta combustione, sarebbe stato confezionato con tritolo.

A GENNAIO ATTENTATO A PROCURA - L'attentato fatto la scorsa notte contro l'abitazione del procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, segue quello del 3 gennaio scorso contro la sede della Procura generale reggina. In quell'occasione due persone, giunte sul posto a bordo di una moto, fecero esplodere davanti al portone dell'ufficio un ordigno di medio potenziale.

Successivamente ci sono state una serie di intimidazioni ai danni di magistrati di Reggio Calabria nell'ambito di una strategia messa in atto dalla criminalita', secondo l'interpretazione che ne' e' stata data a livello investigativo e giudiziario, per delegittimarne l'operato. Buste con proiettili e minacce di morte sono state inviate, tra l'altro, al Procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone, ed ai pm della Procura reggina Vincenzo Lombardo e Antonio De Bernardo.

La bomba contro la Procura generale di Reggio Calabria e le minacce ai magistrati indussero il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a compiere, nel gennaio scorso, una visita in citta' per esprimere la sua solidarieta' e vicinanza ai magistrati. Il giorno della visita del Capo dello Stato, quando Napolitano comunque aveva gia' lasciato la citta', fu trovata un'automobile, lasciata lungo il percorso seguito dal corteo presidenziale, contenente un consistente quantitativo di armi.

La situazione richiamo' anche l'attenzione del Governo, tanto che il 28 gennaio a Reggio Calabria ci fu una riunione del Consiglio dei Ministri, presieduta da Silvio Berlusconi, nel corso della quale fu approvato un piano straordinario per la lotta contro le mafie. (ANSA)

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