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Chiesa/L'importanza del linguaggio "non verbale"

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



“Per parlare di Dio, non solo dobbiamo tener conto dell'ambiente che ci circonda: è molto importante la persona che parla, e come parla”. Ne è convinta Jutta Burggraf, della Facoltà di Teologia dell'Università di Navarra, intervenuta oggi all'incontro internazionale sugli uffici di comunicazione della Chiesa, in corso a Roma (fino a domani) per iniziativa della Pontificia Università della Santa Croce. “Esiste anche un linguaggio non verbale, fatto del clima che creiamo intorno a noi”, ha fatto notare la relatrice, soffermandosi sull'importanza “non solo dello sguardo, del sorriso, ma di tutti quei dettagli, difficili da dimostrare e ancora più difficili da esigere, che fanno sì che l'altro si senta a suo agio, amato e apprezzato”. “L'90-90% della comunicazione avviene in modo non verbale”, ha affermato Burggraf, “e molte cose del nostro interlocutore si assorbono in modo inconscio”. Nel mondo di oggi, “un cristiano non deve essere perfetto, ma deve essere autentico: deve possedere l'autorità di chi cerca di vivere ciò che dice”. Per la relatrice, “ciò che attrae di più l'uomo contemporaneo non è la sicurezza, ma la sincerità”: di qui la necessità, “per noi cristiani di metterci a fianco degli altri, per cercare la verità insieme a loro”.

fonte: SIR

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