Le visite dei pontefici
Tommaso da Eccleston, frate minore, ci ha lasciato nelle pagine
della sua cronaca sull'Insediamento dei frati minori in Inghilterra
un resoconto dell'arrivo dei primi frati in terra inglese,
il cui tono è ben espresso dalle parole di dedica a fra Simone
di Ashby ad introduzione dell'opera. Tommaso esordisce con
un saluto “nella dolcezza del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo”,
augurando a fra Simone “la consolazione dello Spirito Santo”.
Poi espone brevemente le finalità di questa sua operetta che
raccoglie alcune “conversazioni” – il tono dunque è quello familiare
e fraterno – “per poter incoraggiare i vostri carissimi figli,
affinché loro, che hanno rinunciato a tante e così grandi cose, e perfino
a se stessi, per ottenere di condividere la vita del nostro Ordine, come
leggono e ascoltano le cose meravigliose degli altri Ordini, abbiano da
trovare non minor motivo di edificazione nella loro vocazione, e così
rendano grazie continue al dolce Gesù, che li ha chiamati.”.
Il racconto prende avvio proprio dal 1224, quando un piccolo
gruppetto di frati, 4 chierici e 5 laici, approda a Dover. Tra questi
figura fra Agnello da Pisa che era stato nominato da Francesco,
nell'ultimo capitolo, ministro generale per l'Inghilterra.
Tommaso ne traccia un breve profilo biografico.
Apprendiamo
che fra Agnello era stato in precedenza custode a Parigi
e che si era recato al capitolo generale di Assisi in occasione
della traslazione del corpo di Francesco alla nuova basilica,
ancora in costruzione. Poi fra Riccardo da Ingworth, Riccardo
da Devon, Guglielmo da Ashby, Guglielmo da Nottingham, e
i frati laici Enrico da Treviso, Lorenzo di Beauvais, Guglielmo
da Firenze, Meliorato e Giacomo. Il gruppetto presto si divide:
alcuni a Londra e altri a Canterbury. A questo punto Tommaso
ricorda alcuni momenti di questa piccola fraternità a
Canterbury. I frati avevano trovato ricovero presso una scuola
e la sera si ritrovavano insieme, accendevano il fuoco e si sedevano
a cerchio tutto attorno. “Al momento della conversazione
e della bevanda, talvolta vi appendevano una pentola con posatura
di birra e ne bevevano tutti, l'uno dopo l'altro attingendo con l'unica tazza e dicendo ciascuno qualche parola di edifi cazione. Come attesta
uno che fu compartecipe di questa serena semplicità e santa povertà e
che ebbe il merito di essere stato loro associato, la bevanda era spesso
così densa che, per riscaldare la tazza, si doveva aggiungere acqua, e
poi si beveva con gioia. La stessa cosa accadde di frequente a Salisbury,
dove con tanta allegria e giocondità i frati bevevano in cucina attorno
al fuoco, all'ora della conversazione, posature di birra, che ognuno era
felice di strappare fraternamente al vicino la tazza per bere”. La fraternità è vicinanza e condivisione nella semplicità, comunione
di parole e di gesti. Possiamo immaginare la gioia di
quella fraternità, anzi ci sembra quasi di essere presenti, anche
noi attorno a quel fuoco...
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