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“Che cosa vuoi che io faccia?”

Milvia Bollati
Pubblicato il 30-11--0001



Ritorniamo ancora a quel primo momento nella storia di Francesco e della sua fraternità, a quella mattina alla Porziuncola, attraverso il racconto di Bonaventura: “Mentre un giorno ascoltava devotamente la Messa degli Apostoli, sentì recitare il brano del Vangelo in cui Cristo, inviando i discepoli a predicare, consegna loro la forma di vita evangelica”.
Francesco è in ascolto del Vangelo. Si avvicina alla Parola, letta e proclamata dal sacerdote, chiede spiegazione. Conosciamo la venerazione di Francesco per la Sacra Scrittura. Nella Lettera al capitolo generale, citando Gv 8, 47, “Chi viene da Dio ascolta le parole di Dio”, invita tutti i suoi frati a custodire le “divine parole scritte”, a raccoglierle e a conservarle in luoghi degni, perché in esse si onora “il Signore che ha parlato”.
Un altro invito è nella Regola non bollata (cap. XXII): “Custodiamo dunque le parole, la vita e la dottrina e il santo Vangelo di colui che si è degnato pregare per noi il Padre suo e manifestare il suo nome a noi”, una esortazione che Francesco suggella con la citazione dal Vangelo di Giovanni della preghiera sacerdotale di Cristo. Come poi scriverà anche nel suo Testamento, la venerazione e l'affetto sono anche per i teologi e per tutti coloro che “annunciano la divina parola, così come coloro che ci danno lo spirito e la vita”.
Ritorna qui un altro tema caro a Francesco: l'amore per la Parola, vivifi cato dallo spirito e non ucciso dalla lettera. Il significato di queste parole ci è rivelato dallo stesso Francesco nella Ammonizione VII: “Sono uccisi dalla lettera quei religiosi che non vogliono seguire lo spirito della divina Scrittura, ma desiderano sapere solo parole e spiegarle agli altri.
E sono vivifi cati dallo spirito della divina Scrittura quelli che ogni cosa che sanno e desiderano sapere, non l'attribuiscono al loro corpo, ma con la parola e con l'esempio la rendono all'Altissimo al quale appartiene ogni bene”. È un invito dunque a vivere la Parola. L'incontro con il Vangelo è decisivo per Francesco in un momento in cui sperimenta tutto lo smarrimento, l'indecisione e la paura di chi è chiamato a una scelta.
Lo ricorda lui stesso nel Testamento con parole di una umanità così profonda e vera: “nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare”. Ma subito aggiunge: “ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo”. È come se Francesco rivolgesse ora a Cristo, incontrato nella Parola, quella stessa domanda che nella chiesetta di San Damiano aveva rivolto al Crocefi sso: “Che cosa vuoi che io faccia?”. Francesco si pone in ascolto, si lascia interrogare, si lascia ‘interpretare' dalla Parola che lo orienta nella sua vita, lo legge nella sua storia e lo rende capace di una scelta.
E la Parola infi ne gli fa conoscere il desiderio più segreto del suo cuore dal quale nasce una gioia nuova: “Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!”.

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