Le visite dei pontefici
Ritorniamo ancora a quel primo momento nella storia di Francesco
e della sua fraternità, a quella mattina alla Porziuncola,
attraverso il racconto di Bonaventura: “Mentre un giorno ascoltava
devotamente la Messa degli Apostoli, sentì recitare il brano del
Vangelo in cui Cristo, inviando i discepoli a predicare, consegna loro
la forma di vita evangelica”.
Francesco è in ascolto del Vangelo.
Si avvicina alla Parola, letta e proclamata dal sacerdote, chiede
spiegazione. Conosciamo
la venerazione di Francesco
per la Sacra Scrittura. Nella
Lettera al capitolo generale, citando
Gv 8, 47, “Chi viene da
Dio ascolta le parole di Dio”,
invita tutti i suoi frati a custodire
le “divine parole scritte”,
a raccoglierle e a conservarle
in luoghi degni, perché
in esse si onora “il Signore che
ha parlato”.
Un altro invito è
nella Regola non bollata (cap.
XXII): “Custodiamo dunque
le parole, la vita e la dottrina
e il santo Vangelo di colui che
si è degnato pregare per noi il
Padre suo e manifestare il suo
nome a noi”, una esortazione
che Francesco suggella con
la citazione dal Vangelo di
Giovanni della preghiera
sacerdotale di Cristo. Come
poi scriverà anche nel suo
Testamento, la venerazione
e l'affetto sono anche per i
teologi e per tutti coloro che
“annunciano la divina parola,
così come coloro che ci danno lo
spirito e la vita”.
Ritorna qui
un altro tema caro a Francesco:
l'amore per la Parola,
vivifi cato dallo spirito e non
ucciso dalla lettera. Il significato di queste parole ci è rivelato dallo stesso Francesco nella
Ammonizione VII: “Sono uccisi dalla lettera quei religiosi che non
vogliono seguire lo spirito della divina Scrittura, ma desiderano sapere
solo parole e spiegarle agli altri.
E sono vivifi cati dallo spirito della
divina Scrittura quelli che ogni cosa che sanno e desiderano sapere, non
l'attribuiscono al loro corpo, ma con la parola e con l'esempio la rendono
all'Altissimo al quale appartiene ogni bene”. È un invito dunque
a vivere la Parola. L'incontro
con il Vangelo è decisivo per
Francesco in un momento
in cui sperimenta tutto lo
smarrimento, l'indecisione
e la paura di chi è chiamato
a una scelta.
Lo ricorda lui
stesso nel Testamento con
parole di una umanità così
profonda e vera: “nessuno mi
mostrava che cosa dovessi fare”.
Ma subito aggiunge: “ma lo
stesso Altissimo mi rivelò che
dovevo vivere secondo la forma
del santo Vangelo”. È come se
Francesco rivolgesse ora a
Cristo, incontrato nella Parola,
quella stessa domanda
che nella chiesetta di San
Damiano aveva rivolto al
Crocefi sso: “Che cosa vuoi che
io faccia?”. Francesco si pone
in ascolto, si lascia interrogare,
si lascia ‘interpretare' dalla
Parola che lo orienta nella
sua vita, lo legge nella sua
storia e lo rende capace di
una scelta.
E la Parola infi ne
gli fa conoscere il desiderio
più segreto del suo cuore dal
quale nasce una gioia nuova:
“Questo voglio, questo chiedo,
questo bramo di fare con tutto
il cuore!”.
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