Le visite dei pontefici
Sono 24 i comuni e tre i quartieri di Napoli (Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio) compresi nella nuova «zona rossa» definita dal comitato operativo della protezione civile chiamato a fare il punto sulle attività di pianificazione d'emergenza nazionale per l'area vulcanica del Vesuvio. La precedente zona rossa comprendeva 18 comuni: l'area considerata è quella esposta al pericolo di invasione di «flussi piroclastici» e da elevato rischio di collassi delle coperture degli edifici per il peso delle ceneri.
«Su questi temi c'è ancora un'eccessiva insensibilità o, meglio, una mancanza di consapevolezza del rischio cui si è potenzialmente esposti» dice il capo del dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli. «Nella zona dei Campi Flegrei - ha ricordato Gabrielli - le percentuali di persone non consapevoli del rischio su cui, letteralmente, stanno, raggiunge il 70-80%».
«Non è una differenza da poco - ha continuato Gabrielli - avere un censimento preciso permetterebbe di calibrare ancora meglio le procedure di evacuazione che nel caso del Vesuvio, al momento, riguarderebbero 800mila persone e nel caso dei Campi Flegrei altre 400mila. Un'eventuale evacuazione anche via mare? Sino ad oggi si è pensato solo al trasporto su gomma, ma è un'ipotesi che non mi sento di escludere in partenza». Gli eventuali evacuati «sarebbero alloggiati nelle altre regioni - ha confermato il capo del dipartimento - così come previsto nel piano precedente, quando ciascuno dei 18 comuni inclusi nella vecchia “zona rossa” era fidelizzato con un territorio. Certo, sarebbe un evento di proporzioni importanti, che proporrebbe una serie di problemi almeno in parte gestibili solo sul campo, nell'immediato, e che dal punto di vista dei costi richiederebbe un fondo molto cospicuo e, quasi inevitabilmente, un contributo dell'Unione europea». I primi piani riguardanti Campi Flegrei e Vesuvio risalgono, rispettivamente, agli anni '80 e alla metà degli anni '90, ma sono stati rivisitati in momenti successivi e riaggiornati alla luce della produzione scientifica di questi ultimi mesi.
«Ma i piani - ha fatto notare Gabrielli- hanno senso se sono conosciuti, se c'è da parte del territorio un'adeguata consapevolezza del rischio». I vulcanologi, ad esempio, dicono che le condizioni che vivono i Campi Flegrei «dal punto di vista della pericolosità non hanno eguali in nessun'altra parte del mondo, ma non è certo una scoperta recente: quel territorio è costantemente monitorato dall'Osservatorio Vesuviano, una garanzia per tutti, e se attualmente si è passati dal livello di allerta “base” a quello successivo di “attenzione” ciò non esclude che si possa tornare al livello più basso qualora certi parametri dovessero ridimensionarsi».
Alla conferenza stampa, nel quartier generale della Protezione civile di via Vitorchiano, hanno partecipato anche l'assessore alla Protezione civile della Campania, Edoardo Cosenza, il direttore dell'Osservatorio Vesuviano, Marcello Martini, e il vulcanologo Mauro Rosi. (La Stampa)
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