francescanesimo

San Francesco e la Parola

Antonio Tarallo
Pubblicato il 03-10-2022

Ci sono alcune parole che fanno parte della memoria storica dell’Ordine Serafico: quali sono? e cosa ci dicono, oggi, a distanza di secoli?

“E il Verbo si fece carne”, così il Vangelo di Giovanni che annuncia la nascita di Cristo. Quel Verbo-Logos diviene corpo, sangue, vita immersa nella vita degli uomini. La Parola di Dio diviene così “qualcosa” di più tangibile, si direbbe. Non rimane solo parola, ma si incarna. Lo sapeva bene Francesco d’Assisi, Alter Christus: per conoscere bene Cristo, è fondamentale conoscere bene la Parola di Dio da cui tutto ha origine.

Quale sia stata l’esperienza spirituale della Parola di Dio in Francesco, lo spiega lo stesso Francesco nel famoso testo del suo Testamento. Di questo avvenimento il Poverello fa memoria alla fine della sua vita, e lo descrive con una grande freschezza, come se fosse accaduto ieri: “E dopo che il Signore mi dette dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. Ed io la feci scrivere con poche parole e con semplicità, e il signor Papa me la confermò” (FF 116).

All'interno delle Sacre Scritture, Francesco privilegia il riferimento al Nuovo Testamento. Privilegia il rapporto con i vangeli, anzi il Vangelo perché lo nomina rigorosamente solo al singolare: è sempre lo stesso Cristo che parla nei diversi vangeli, e - dunque - Francesco d’Assisi trova un’unità di dialogo con lo stesso identico “interlocutore”. E’ frequente, nei suoi testi, l'espressione “sicut dicit Dominus” seguita, poi, dalla citazione evangelica: è prova evidente della sua profonda conoscenza - e compenetrazione - delle Sacre Scritture.

Il Vangelo, la Parola, le parole di Cristo, per il santo d’Assisi, rappresentano l’attualità presente in ogni tempo, in ogni dove: è il caso, ad esempio, delle parole che Gesù rivolge ai discepoli, per la missione. Per Francesco, quelle parole sono le stesse che dirà ai “suoi” di discepoli in missione: “Dice il Signore: Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe” (Mt 10,16).

Rimandi alla Parola del Signore, sono sempre presenti, dunque nelle sue lettere, nei suoi documenti. Un altro esempio, è la sua “Lettera ai fedeli”: in questo caso, la Parola di Dio è inseparabilmente legata alla persona di Cristo e allo Spirito Santo. A riguardo, il Poverello d'Assisi, scrive: “A tutti i cristiani… Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire tutti e ad amministrare le fragranti parole del mio Signore. …mi sono proposto di riferire a voi, mediante la presente lettera e messaggio, le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita”. Le parole del Signore sono descritte “fragranti”: fragranti come il pane, poesia teologica sublime che evidenzia come la Parola del Signore non solo faccia parte della vita di Francesco, ma sia illuminazione costante per la sua missione. La Sacra Scrittura è il porto da cui partire e nel quale approdare. Sempre.

Ma c’è un episodio della vita - raccontato da Tommaso da Celano - che, forse, più di tutti, può indicarci il senso della Scrittura nella vita di frate Francesco. E’ un episodio che svela il rapporto con la Parola, di come viene vissuta - fin dai primi momenti della sua conversione - da San Francesco: il giovane, dopo aver ascoltato durante la messa la lettura del brano evangelico presente nei Sinottici relativo al mandato della predicazione e all'invio dei discepoli in radicale povertà, chiede spiegazioni del passo appena letto al sacerdote. Ed è a questo punto, una volta compreso il significato della lettura, che Francesco esclama: “Questo voglio, questo cerco, questo desidero fare con tutto il cuore”.

Tre verbi: voglio, cerco e desidero. Francesco “vuole” ascoltare la Parola, la “cerca”, la “desidera”. E, soprattutto, la mette in pratica. Anzi, incarnando - poi - lui stesso i consigli evangelici, diviene - in un certo senso - non solo imitatore della Parola, ma egli stesso Parola vivente, così come il Suo Maestro, Cristo, che è la Parola Incarnata.

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