francescanesimo

Prof. Brufani: un abito evangelico

Redazione
Pubblicato il 02-10-2019

L'importanza delle vesti di Francesco

Nella vita di Francesco d’Assisi il cambio d’abito ha scandito i momenti salienti della sua biografia. Al momento culminante dei contrasti con il padre Pietro di Bernardone, ricco mercante di stoffe, Francesco davanti al vescovo di Assisi Guido «si toglie tutte le vesti» (1Cel 15 = FF 344), per assumere poi un abito comune a molti eremiti itineranti.
Secondo la tradizione del Celanese la ‘scoperta del Vangelo’ avvenne alla Porziuncola, quando durante una Messa venne letto il brano evangelico della missione degli apostoli. Tra le prescrizioni alcune riguardavano proprio l’abbigliamento: «né bastone per via, né avere calzari, né due tonache, ma soltanto predicare il Regno di Dio e la penitenza» (1Cel 22 = FF 356).
Nel Testamento Francesco ricorda che « quelli che venivano per abbracciare questa vita, distribuivano ai poveri tutto quello che potevano avere, ed erano contenti di una sola tonaca, rappezzata dentro e fuori, del cingolo e delle brache» (Test 16 = FF 117).

L’assunzione di un abito povero era la conseguenza di una scelta evangelico-pauperistica della fraternità. Ogni elemento che costituiva l’abito minoritico era un segno di vicinanza o di distanza agli altri uomini laici e religiosi del tempo. La tonaca e il cingolo, con buone probabilità una tunica di balla e una corda, erano abbigliamento comune tra i contadini e dunque assimilavano i Minori agli altri poveri del tempo; le brache, che fossero lunghe o corte, non erano comuni né ai monaci, né ai laici, ma erano un indumento necessario per non dare scandalo ai frati che erano sempre sulle vie del mondo.
Nella cappella delle reliquie nella basilica di Assisi è conservato un abito che ben rende l’idea. Poi, in breve tempo, con l’istituzionalizzazione dell’Ordine, la tunica comune era divenne una tonaca, un abito religioso identitario.

Stefano Brufani - UNIPG

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