francescanesimo

Fra Jallouf premiato da Papa Francesco

Gelsomino Del Guercio Vatican Media
Pubblicato il 29-12-2022

Siriano parroco a Knayeh

Il francescano della Custodia di Terra Santa fra Hanna Jallouf è stato ricevuto da papa Francesco che gli ha consegnato il premio Madre Teresa, patrocinato dal Dicastero vaticano per il Servizio della Carità, a 25 anni dalla scomparsa della fondatrice delle suore dal caratteristico sari bianco e azzurro.

“OSTAGGI” DEI JIHADISTI
Fra Jallouf - nato a Damasco 70 anni fa – è parroco a Knayeh, nella valle del fiume Oronte. Lì accanto, riporta terrasanta.net, ci sono altri due villaggi cristiani, Yacubieh e Jdayde, situati quasi a ridosso del confine con la Turchia. In linea d’aria è più vicina la città turca di Antakya (Antiochia) che la siriana Aleppo. L’area fa parte del governatorato di Idlib, in mano ai jihadisti antigovernativi di Hayat Tahrir al-Sham, vicini a Jabat al Nusra e Al Qaida.

LA “MEDIAZIONE” DEL NUNZIO
Per fra Hanna è stata una sorpresa inattesa il riconoscimento consegnatogli dal Papa, che lui tributa idealmente anche alla sua gente tenace e al confratello Luai. L’invito a recarsi in Vaticano – racconta nel sito istituzionale della Custodia di Terra Santa – gli è arrivato dal nunzio apostolico in Siria, il cardinale Mario Zenari.

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3 GIORNI E 3 NOTTI
«Quando mi ha raggiunto al telefono - dice fra Hanna - gli ho fatto presente che per me era impossibile andare a Damasco, figuriamoci a Roma! Tutte le vie di comunicazione tra noi e la capitale sono chiuse. Lui mi risposto: “Padre cerchi di venire perché il Santo Padre la vuole incontrare”. Così mi sono messo in viaggio». Per raggiungere Damasco il frate impiegò tre giorni e tre notti, un tragitto che prima della guerra richiedeva poche ore.

L’ARRESTO DEL 2014
Fra Hanna – che nel 2014 venne anche “arrestato”, per alcuni giorni, dalle milizie islamiste – è realista, ma non scoraggiato: «La situazione nella zona di Idlib è stabile e non si intravedono prospettive di miglioramento, anche perché le decisioni a riguardo non sono nelle mani né dei ribelli, né del governo di Damasco. Sono nelle mani di Russia, Iran, Turchia e Stati Uniti. Qualche volta ci bombardano o lanciano missili. Siamo nell’incertezza della vita, ma andiamo avanti».

L’AIUTO DI FRA LUAI
Anche un altro frate - il giordano fra Luai Bsharat, 39enne - è a servizio delle circa 200 famiglie cristiane rimaste in zona a Idlib. «La nostra - ci racconta fra Hanna – è una comunità piuttosto sui generis perché viviamo in due conventi diversi. Fra Luai è a Yacubieh e ognuno ha la sua parrocchia e le sue attività da seguire, ma proprio queste occupazioni fanno sì che ci incontriamo quasi ogni giorno».

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DENTRO E FUORI LE CHIESE
«Dentro le chiese - prosegue fra Luai - possono svolgersi le normali funzioni liturgiche e la preghiera, ma all’esterno non è ammesso alcun segno cristiano. In questo periodo le famiglie non possono neppure allestire gli alberi di Natale nelle loro abitazioni».

13 FRATI
Oggi in Siria sono presenti tredici frati minori. Gli altri sono essenzialmente ad Aleppo e a Damasco. I due nel governatorato di Idlib restano tagliati fuori: «Siamo chiusi dentro la nostra area e non abbiamo contatti con gli altri frati, se non via WhatsApp».

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