francescanesimo

Accrocca: Francesco e il segno delle ceneri

Felice Accrocca
Pubblicato il 16-02-2021

Il Santo fece un cerchio sul pavimento ed il resto se lo pose sul capo

Il Mercoledì delle ceneri apre un tempo forte, che invita il cristiano a tornare all’essenziale, a liberarsi di cose superflue e inutili che tante volte assumono un ruolo che non dovrebbero avere. Segna, quel giorno, l’inizio di un tempo nel quale dovremmo fare meno chiacchiere, diminuire le parole, spesso vuote, per fare spazio alla Parola, quella che è più tagliente di una spada a doppia lama, capace di penetrare fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, capace di scrutare i sentimenti e i pensieri del cuore (Eb 4,12).

Il segno delle ceneri sparse sul capo richiama un’immagine antica, da sempre utilizzata dall’uomo per proclamare la propria piccolezza, come fece Abramo, quando, parlando al proprio Signore, riconobbe di essere «polvere e cenere» (Gn 18,27). Ceneri viste anche come segno di conversione: così insegna il re di Ninive, il quale, avuta notizia della predicazione di Giona, «si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere» (Gio 3,6). Entrambi quei significati si ritrovano nelle frasi pronunciate dal ministro del rito, il quale dice a coloro che si recano a ricevere l’austero simbolo: Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai (sottolineando così la fragilità umana); oppure: Convertitevi e credete al Vangelo (ribadendo la necessità di un cuore penitente).

La Quaresima è, dunque, un tempo privilegiato che il Signore ci dona per il nostro cammino di conversione, per operare un serio discernimento, personale e comunitario, per essere più presenti a noi stessi, più disponibili agli altri, più aperti a Dio. Il Vangelo del giorno, tratto dal capitolo sesto di Matteo, ripropone le tre opere classiche, digiuno, elemosina, preghiera, quali strumenti privilegiati per tale percorso: attraverso il digiuno, soprattutto il digiuno dai peccati, l’elemosina, cioè l’aprirsi agli altri in una condivisione fraterna, la preghiera, che ci rende più disponibili a Dio, noi possiamo “ritornare” alla casa del Padre.

Francesco visse così fortemente questo spirito di conversione, che improvvisò lui stesso una liturgia delle ceneri in un giorno che pur non era quello deputato al rito. Infatti, implorato insistentemente da frate Elia, si recò una volta a San Damiano per predicare a Chiara e alle sue sorelle: «Quando furono riunite come di consueto per ascoltare la parola del Signore, ma anche per vedere il Padre, Francesco alzò gli occhi al cielo, dove sempre aveva il cuore e cominciò a pregare Cristo. Poi ordinò che gli fosse portata della cenere, ne fece un cerchio sul pavimento tutto attorno alla sua persona, ed il resto se lo pose sul capo. Le religiose aspettavano e, al vedere il Padre immobile e in silenzio dentro al cerchio di cenere, sentivano l’animo invaso da grande stupore. Quando, ad un tratto, il Santo si alzò e nella sorpresa generale in luogo del discorso recitò il salmo Miserere. E appena finito, se ne andò rapidamente fuori» (2Cel 207: FF 796).

Anche se vi accenna quasi di sfuggita, l’agiografo non tace il fatto che le sorelle si fossero riunite «per ascoltare la parola del Signore, ma anche per vedere il Padre». Tale disposizione rivelava certo un atteggiamento di venerazione per la persona di Francesco, ma, a giudizio di quest’ultimo, finiva per diventare un inciampo: il mezzo (Francesco) rischiava infatti di sostituire il messaggio (la Parola del Signore). Era questo che egli non poteva né voleva assolutamente tollerare. Per tale motivo si premurò di ricordare loro la sua realtà di peccatore, invitando le sorelle a volgere lo sguardo a Dio solo e ad ascoltare unicamente la Sua Parola. Predicò così con quel gesto, certo paradossale, ma capace di rivelarsi più efficace di un fiume di parole.

Straordinaria libertà dei santi, che non agiscono mai per un proprio tornaconto (quale che sia), ma per la gloria di Dio!

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