fede

Un ricordo del Servo di Dio, Enrique Shaw

Redazione
Pubblicato il 19-07-2017

Di Annamaria Puri Purini

In questi giorni, sessanta anni fa, mio padre per lavoro si recò in Argentina a Buenos Aires. Andai ad abitare con i genitori e due fratelli molto più grandi in un edificio della città. Sentendomi sola, mi accorsi che al primo piano dello stabile abitava una famiglia numerosa e molto vivace e allegra. Tutte le mattine ne usciva un gran numero di bambini, alcuni di loro quasi miei coetanei, e si recavano a scuola. Un giorno m’invitarono da loro e ci andai quasi tutti i giorni per quattro anni. Venni così a sapere il nome della famiglia,  Shaw, i genitori si  chiamavano Enrique e Cecilia, i figli erano nove. Nel corso degli anni rimasi in contatto con loro, in particolare con la figlia maggiore, Sara, e poi successivamente anche con Elsa, madre di 11 figli, anche quando mio padre rientrò in Italia. Molti anni dopo, quasi 25, venne chiesta a me e mia madre una testimonianza su Enrique Shaw, Servo di Dio. Affiorarono alla mia mente i ricordi di allora e misi a fuoco tanti eventi a lui legati.  La serenità che si respirava in quella famiglia numerosa e rumorosa, il loro affetto per me, una bambina sola, il farla sentire parte di loro e sempre benvenuta, tutto questo lo dovevo in gran parte a lui, Enrique, lo intuivo. Era lui, coadiuvato dalla moglie Cecilia, a trasmettere a tutti noi una felicità che ancora oggi mi da un senso di serenità e mi riscalda il cuore quando ci penso. I ricordi sono tanti, una gita in campagna con un mezzo enorme carico di bambini per una caccia al tesoro organizzata da lui,  la recita del rosario con lui mentre eravamo sul pullman, il suo amore per i figli che chiamava con un soprannome : Cachorro, il figlio maggiore, Sarato, la figlia maggiore,  Elsita,  Chiquita,  Gordo, Maui, e poi c’erano ancora Isabel e Gabriel e anche, grande amico mio, Juan Miguel che divenne sacerdote e andò in Kenya dove si trova ancora oggi. Enrique Shaw era un imprenditore e amministrava una azienda di famiglia dove godeva di una enorme stima da parte dei dipendenti che, in occasione di una sua malattia, si presentarono in massa a donare il sangue. Tra gli ultimi ricordi di lui, un sorriso luminoso, per non farmi preoccupare, mentre appoggiandosi ad un figlio rientrava dall’ospedale dove aveva subito un grave intervento. Da molti anni, Servo di Dio, il Papa, dicendo che tra i santi ci sono anche facoltosi imprenditori, ha parlato di una sua prossima beatificazione, auspicata da un foltissimo gruppo di imprenditori cattolici, riuniti nella Associazione UNIAPAC, che si vedono rappresentati da Enrique, tra l’altro, per la sua costante preoccupazione sociale nei riguardi dei suoi dipendenti e per aver individuato nello stimolo della fede il motore propulsore più efficace per una loro crescita spirituale ed umana. Grazie Enrique !     

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