fede

Santi Cosma e Damiano, i protettori dei medici

Antonio Tarallo Ansa - Andrea Canali
Pubblicato il 06-04-2020

L’attività dei due santi non si ridusse alla sola cura dei corpi

Le notizie sulla vita dei santi Cosma e Damiano sono abbastanza lacunose. Ciò che sappiamo di sicuro è che erano fratelli gemelli, nati in Arabia, intorno al 260. I fratelli si dedicarono alla cura dei malati, dopo aver studiato l'arte medica in Siria.

Furono in grado di operare prodigiose guarigioni e miracoli, e la loro opera verso i malati era completamente gratuita. Le fonti agiografiche sottolineano la loro scrupolosa preparazione professionale: alcuni testi, infatti, parlano di un farmaco di loro invenzione chiamato “Epopira”. Ai due fratelli, fu designato l'appellativo di “anàrgiri” che in greco vuol dire - appunto - “senza denaro”. Fu grazie a questa fama che i due fratelli gemelli diventarono - secondo tradizione - i santi protettori dei medici, degli infermieri e dei farmacisti.

Il libro del “Sinassario” - l’equivalente orientale del libro del martirologio della Chiesa latina - ci riferisce il curioso episodio di una donna, di nome Palladia che, in segno di gratitudine per l'ottenuta guarigione, insistette per offrire ai due santi - come “ricompensa” della prestazione professionale - tre uova. Al netto rifiuto dei due, la donna reagì rimproverandoli, considerando tale atteggiamento una mancanza di galateo nei suoi riguardi. San Damiano, allora, per non offendere la donna, accettò - di nascosto - il piccolo dono. Il fratello, venuto a conoscenza dell’episodio, lo rimproverò aspramente.

Ma l’attività dei due santi non si ridusse alla sola cura dei corpi. Nel loro esercizio professionale, infatti, miravano anche al bene delle anime, “curandole” con l'esempio evangelico e con la Parola di Dio. Con questa condotta di vita, riuscirono a convertire molti pagani al cristianesimo. Per questo motivo, non scamparono alle persecuzioni contro i cristiani. Anno 303, l’anno della famosa persecuzione di Diocleziano. I santi Cosma e Damiano si trovavano ad Egea di Cilicia, in Asia Minore.

I santi medici furono così arrestati e portati davanti al tribunale del governatore Lisia. Quest’ultimo aveva l'ordine da parte dell’imperatore di ricercare i cristiani, e punirli se non avessero abiurato il loro Dio. La loro risposta fu coraggiosa: “Noi rispettiamo come gli altri le leggi civili, ma nessuna legge ci può costringere ad inchinarci ai vostri dei di fango; noi adoriamo il Dio vivo e ci inchiniamo a Gesù Cristo Salvatore”.

Con queste parole segnarono la loro condanna a morte. Lisia ordinò, infatti, che venissero legati e flagellati. Ma i fratelli non cedevano al governatore. La loro fede in Dio era salda, ferma, profonda. Dopo questo primo tormento, allora, furono gettati in mare.

La tradizione vuole che il Signore venne in loro soccorso: le onde li spinsero fino alla riva e così poterono salvarsi. A simile prodigio, il popolo gridò: “Siano salvi i nostri medici; si rispettino quelli che il mare stesso rispetta”. Purtroppo questa vox populi non fu ascoltata. Lisia aveva deciso per la loro morte: li fece gettare, dunque, in una fornace ardente. Ma anche questa volta, furono liberati miracolosamente dal Signore. L’ultima decisione del governatore fu quella di condannarli alla decapitazione.

Il culto di Cosma e Damiano è attestato fin dal V secolo. Già poco tempo dopo la loro morte, sorsero a Costantinopoli (di seguito, in Bulgaria, Grecia, e Gerusalemme) chiese e monasteri, in loro onore. La loro fama giunse rapida in Occidente, partendo da Roma, con l’oratorio dedicato loro da papa Simmaco (498- 514) e con la basilica voluta da Felice IV (526-530).

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