fede

Sant'Antonio il francescano

Antonio Tarallo Pixabay
Pubblicato il 13-06-2020

Il saio e la vocazione missionaria del giovane Fernando, agostiniano

Il saio francescano e Antonio. Binomio indissolubile, certamente. Tutte le raffigurazioni (pittoriche, statuarie) presentano questo legame tra il Santo di Padova e il saio francescano, abito di San Francesco. Un saio, povero - a volte rammendato - e un paio di sandali. Nulla più. E’ l’estetica del Francescanesimo: eleganza e sobrietà, umiltà e servizio. Si sa, bisogna star “comodi” per camminare, bisogna star “comodi” per essere di servizio per i fratelli, bisogna star “comodi” per raggiungere qui e lì mete del proprio pellegrinaggio. Antonio ha indossato quell’abito nel 1220, e così diviene - per sempre - francescano.

Ma perchè Antonio (o meglio Fernando, questo il nome prima di vestire il saio) decide proprio l’ordine francescano? Cosa lo ha spinto a indossare quell’abito? Sapeva cosa volesse dire? Cerchiamo di scoprirlo. Fernando di Buglione nasce a Lisbona (Portogallo) nel 1195 dal padre Martino Alfonso, cavaliere e da mamma Maria, la famiglia era nobile discendente di Goffredo di Buglione. In questo - in maniera un po’ romanzata - certamente sarebbe assai facile intravedere una certa somiglianza con Francesco d’Assisi: due giovani provenienti da famiglie agiate, due “nobili cavalieri” che decideranno, poi, di intraprendere la vita religiosa. Ma non è questo il punto che a noi interessa. Andiamo avanti nella narrazione: All'età di 15 anni entra fra i Canonici Regolari di Sant'Agostino che erano titolari per volontà del re Alfonso I del Portogallo e della regina Mafalda di Savoia, dell'abbazia di San Vincenzo nei pressi di Lisbona. Fernando si applica nello studio con ottimi maestri di scienze e teologia e si prepara ad essere ordinato sacerdote. Nel 1219, all'età di 24 anni, Fernando diventa sacerdote. Aspirando ad una vita religiosa più severa, Fernando riesce a farsi trasferire in un'altra comunità agostiniana, Santa Croce di Coimbra. Dunque, in un primo momento, sembra che a Fernando interessi diventare agostiniano. Ci sono tutte le premesse. Ma il piano di Dio era diverso. Antonio doveva divenire francescano.

Coimbra, ecco il “nodo” del tutto. Nel 1220 arrivano proprio in quella cittadina portoghese i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco perché predicavano il Vangelo. Quando arrivano i frati del Monte Olivares a ritirare le salme, Fernando confida loro la sua ispirazione di vivere secondo il Vangelo. Quando, nell’XI secolo, Coimbra tornò cristiana, il vescovo e il governatore della città si trovarono d’accordo nel ripopolarla non solo di famiglie credenti, ma anche di chiese e cappelle sparse sul territorio. Così, nel sobborgo più alto della città fu costruita una cappella dedicata a Sant’Antonio Abate, il santo cenobita che la Chiesa considera come il patrono degli animali domestici. Molto probabilmente la scelta del nuovo nome fu influenzata proprio da questo luogo, dal nome di Antonio Abate. Ecco lo spartiacque tra il Ferdinando agostiniano e quello “nuovo”, legato a San Francesco d’Assisi.

Episodio centrale di questa sua vocazione fu soprattutto quando i resti mortali dei cinque martiri, furono racchiusi in due cofani d’argento e portati fino a Coimbra, e successivamente furono collocati nella chiesa agostiniana di Santa Cruz (nella quale tuttora sono custoditi e venerati). La richiesta da parte di Fernando di entrare a far parte dei seguaci di Francesco d’Assisi matura sempre più, e la scelta è anche influenzata dalla forte spinta missionaria che sentiva nel cuore Antonio.

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