Le visite dei pontefici
Questo secolo così travagliato, così denso di accadimenti, dovrebbe guardare a questo esempio
Come una sorta di favola, è la storia di Sant’Agata. E’ sicuramente una delle vite più interessanti da raccontare. Bellissimo esempio di virtù eroiche cristiane, la santa di Catania ha lasciato un segno indelebile in quello che comunemente viene chiamato “Martirologio romano”, il libro liturgico che costituisce la base per il calendario delle feste religiose). Crescere nella Fede, è stato il fondamento della sua vita. In questo possiamo trovare le tracce di una biografia “realizzata” pienamente nel Vangelo.
Questo nostro secolo così travagliato, così denso di accadimenti, dovrebbe guardare a questo esempio con ammirazione profonda. Strano a dirsi, ma la storia di Sant’Agata - così lontana nel tempo - potrebbe vivere nel nostro oggi, nel 2020 e più. Anzi, in una certa maniera è viva - purtroppo - nei paesi dove la fede viene perseguitata, alla stregua di secoli fa. Desueto, alquanto potrebbe sembrare il parallelismo, lo sappiamo. Modo di essere, modo di agire, modo di vivere: tutta la sua vita è stata un corollario di avvenimenti che si sono intrecciati con la storia siciliana del III secolo. Ma la sua figura - che si perde in un tempo lontano, appunto - vive ancora nel nostro oggi, quasi come se la polvere dei secoli non avesse scalfito minimamente la sua figura.
E’ importante che si focalizzi l’attenzione su questo. Per questo motivo, guardando alla biografia della santa siciliana, è possibile scorgere ciò che sta accadendo in paesi non tanto lontano da noi, dove donne-martiri soffrono e muoiono per difendere la fede cristiana. “Mistero delle Fede”, questa è la famosa locuzione che ascoltiamo nella Santa Messa, dopo la consacrazione del Pane e del Vino, Carne e Sangue di Cristo: e, al Mistero, è necessario accostarsi se ci addentriamo nella vita della santa. Che questo possa sembrare alquanto scontato, non credo. Avviene - per la santa catanese - questo accostamento al sacrificio di Cristo, quasi naturalmente, e ci disorienta - quasi - il tutto. Il suo modo di vivere - nel leggere la sua vita - ci dice cosa voglia dire, nel profondo, essere cristiano: contemplare e vivere il Cristo. Modo, che ha preso - nel suo caso - il nome di “martirio”. Di “santità”. Seguire l’esempio di Cristo, in sintesi. Il suo vivere, in fondo, ci dice questo. “Tuo è il Regno, Tua la potenza, Tua la gloria nei secoli dei secoli”, altra famosa locuzione che ascoltiamo poco dopo il sacrificio eucaristico: la stessa cosa si potrebbe dire - seguendo questo itinerario particolare di parallelismo tra la storia della santa e la vita di Cristo - per Sant’Agata. Passo dopo passo, la vita della santa si è conformata e confermata proprio a suddetta locuzione: lei, ha avuto il coraggio di proclamare il Regno, la potenza, la gloria nei secoli, grazie alla santità stessa che - appunto - dura nei secoli. Con l’umiltà del coraggio. Umiltà di santità.
La vita
Nacque nei primi decenni del III secolo a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana. A quindici anni volle consacrarsi a Dio. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e le impose il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole di Catania Quinziano, nel vederla, se ne invaghì, e in forza dell'editto di persecuzione dell'imperatore Decio, l'accusò di vilipendio della religione di Stato. Agata respinse Quinziano: il proconsole voleva far abiurare la sua fede cristiana. Si arrivò al processo, con torture indicibili tanto da farle tagliare i seni. Ma la giovane, dopo una visione, fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata, ma un forte terremoto evitò l'esecuzione. Il proconsole fece togliere Agata dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella. Fu proprio in questa cella che morì il 5 febbraio del 251.
La festa di Sant’Agata a Catania, una delle feste più popolari d’Italia
Un fercolo d'argento (portantina che può assumere diverse forme, la più diffusa è a baldacchino), con un busto contenente le reliquie della Santa, viene seguito in processione da centinaia di cittadini “devoti”, vestiti con il tradizionale “sacco” (la tunica bianca stretta da un cordone, cuffia nera, fazzoletto e guanti bianchi), aggrappati a due cordoni di oltre 100 metri. A seguire questo baldacchino, troviamo alte colonne di legno rappresentanti le corporazioni delle arti e dei mestieri della città. La prima occasione ufficiale per festeggiare Sant’Agata si presentò quando le spoglie trafugate della Santa, ritornarono a Catania. Era il 17 agosto 1126. Nella notte, i cittadini si riversarono nelle strade della città per ringraziare Dio di aver fatto tornare, dopo 86 anni, le spoglie della martire. Nel 1376, i festeggiamenti cominciarono ad assumere una forma più vicina a quella odierna, con l’inizio delle processioni per le vie della città di Catania. Sul finire del ‘600, la festa cominciò a divenire un vero e proprio evento per tutta la cittadinanza. Dal 1712 - vista l’importanza crescente dell’evento - le giornate di festa, divennero due. Oggi, la famosa festa di Sant’Agata a Catania, dura ben tre giorni: dal 3 al 5 febbraio.
di Antonio Tarallo
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