fede

Patris corde, il coraggio di Giuseppe

Antonio Tarallo
Pubblicato il 12-01-2021

Davanti alla pandemia, prendere spunto dal coraggio creativo di Giuseppe? 

Anno di San Giuseppe, il 2021. E insieme, è stato indetto quello della Famiglia. Il pontefice raddoppia.  La notizia fa riflettere, proprio in un momento in cui molte famiglie sono in condizioni sociali preoccupanti. Basterebbe solo fare un giro in una delle città più importanti d’Italia, Roma. La Città Eterna con le sue bellezze che sembrano riposare, in attesa di rivedere i turisti di tutto il mondo. Un silenzio che è anche espressione di un silenzio ancora più assordante. Palazzi e finestre illuminate, e dentro le case, famiglie che nell’espressione favorevole riescono a “farcela a fine mese” (così si dice, e così con colloquiale stile, è bene scrivere).  Nella Lettera Apostolica “Patris corde”, leggiamo: “Giuseppe non è un uomo rassegnato passivamente. Il suo è un coraggioso e forte protagonismo”. Ma uno dei passaggi davvero interessanti risulta questo: “(...) il coraggio creativo. Esso emerge soprattutto quando si incontrano difficoltà. Infatti, davanti a una difficoltà ci si può fermare e abbandonare il campo, oppure ingegnarsi in qualche modo. Sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere”.

Le difficoltà. In questo momento di Pandemia, come non pensare ai tanti padri che  - quotidianamente - proprio come ha fatto Giuseppe per il piccolo Bambino Gesù, hanno come prima preoccupazione il futuro dei propri figli? Numerose ricerche hanno rilevato come la pandemia e le misure di contenimento che sono state adottate hanno profondamente cambiato le condizioni di vita delle famiglie italiane. Queste ricerche hanno evidenziato come questi cambiamenti hanno influenzato - in maniera negativa - i redditi delle famiglie.  Eurofound, Istat e Banca d’Italia hanno evidenziato che gran parte delle famiglie italiane ha subito una notevole riduzione del proprio reddito e dell’orario di lavoro. La Banca d’Italia - ad esempio - in un suo recente rapporto (a fine 2020) ha rilevato che la quota di nuclei che dichiarano di aver subito dall’inizio della pandemia un calo del reddito, è pari al 30 per cento. La crisi economica ha colpito maggiormente le famiglie appartenenti ai quinti più bassi della distribuzione del reddito da lavoro. Nel 2020, l’Istat aveva evidenziato che, rispetto al secondo trimestre 2019, il numero di occupati è sceso di 841 mila unità. Numerose organizzazioni di volontariato (Caritas, Fondazione Banco Alimentare, Action Aid) osservano che la richiesta di beni alimentari è raddoppiata in questi mesi. Il 45% delle persone che richiedono beni essenziali sono persone che non si sono mai rivolte alla Caritas negli anni precedenti.

In questo contesto sociale, allora, fa ancor più riflettere - dando diversi spunti di lettura - di passaggi come quelli sopracitati. Quel “coraggio creativo” è quello di cui la famiglia - nel nostro oggi - ha bisogno. Prendere a modello Giuseppe è già un inizio. E’ molto “di moda” - ormai - il termine “resilenza”: in psicologia - ci dice il dizionario Treccani - è la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà. Capacità, insomma, di far divenire eventi che potrebbero ostacolare il nostro cammino, punto di forza. Giuseppe ci ha fornito una “chiave”, una idea di come - basterebbe vedere la sua storia - reagire agli “imprevisti”. Ed è in questo discorso che entra la capacità di avere creatività. Una creatività che è coraggio. Oggi, ce ne vuole molto. Anzi, tantissimo. E l’anno nuovo, da poco aperto, ci porta tutti a “fare i conti”, a mettersi in confronto con questa prospettiva. E’ stato lo stesso Pontefice, nella sua recente intervista a Canale 5, a porci la domanda: “La pandemia è stata una crisi durata un anno e che continua ancora oggi. Ma da una crisi non se ne esce mai come prima, o se ne esce migliori o peggiori. Questo è il problema: come fare per uscirne migliori e non peggiori? Cosa ci aspetta in futuro?”.  Cosa ci aspetta in futuro? Forse è stata la stessa domanda di Giuseppe, dopo aver preso con sé Maria e il Bambino. Giuseppe è riuscito a guardare in avanti, mettendo da parte il progetto che aveva nella sua mente, e - come la “Patris corde” sottolinea - riesce a percorrere nuove strade. Anche noi, forse, dovremmo cominciare a pensare di percorrerle. 

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