fede

Patena, calice, pisside: gli oggetti della celebrazione eucaristica

Antonio Tarallo Pixabay
Pubblicato il 14-06-2020

Recità così, il Messale romano, all’articolo 163: “Terminata la distribuzione della Comunione, il sacerdote all'altare consuma subito e totalmente il vino consacrato rimasto; invece le ostie consacrate, che sono avanzate, o le consuma all'altare o le porta al luogo destinato alla conservazione dell'Eucaristia. Il sacerdote, ritornato all'altare, raccoglie i frammenti, se ce ne fossero; poi, stando all' altare o alla credenza, purifica la patena o la pisside sopra il calice, purifica poi il calice dicendo sottovoce: Il sacramento ricevuto, e lo asterge con il purificatoio. Se i vasi sacri sono stati astersi all'altare, il ministro li porta alla credenza. I vasi sacri da purificare, soprattutto se fossero molti, si possono anche lasciare, opportunamente ricoperti, sull'altare o alla credenza, sopra il corporale; la purificazione si compie subito dopo la Messa, una volta congedato il popolo”.
E ancora, al capitolo 279: “I vasi sacri vengono purificati dal sacerdote, dal diacono o dall'accolito istituito, dopo la Comunione, oppure dopo la Messa, possibilmente alla credenza. La purificazione del calice si fa con acqua o con acqua e vino, che poi quello che purifica beve. La patena si asterge normalmente con il purificatoio. Si presti attenzione a che si consumi subito e totalmente all'altare quanto per caso rimane del Sangue di Cristo dopo la distribuzione della Comunione”. Questi due articoli citano oggetti che abitualmente vediamo impiegati durante la Santa Messa, nella Celebrazione eucaristica. Sono oggetti importanti a cui - tuttavia - non prestiamo, poi, così tanta attenzione, un po’ focalizzati (giustamente) sull’Ostia e sul Vino, simboli - da sempre - del sacrificio di Cristo, simboli del corpo e del sangue di Gesù.

Dietro a questi oggetti, però, vi è una storia di non poco conto. Basterebbe leggere Ireneo di Lione, nel suo antico “Adversus haereses”, cosa dica in merito: “Vengono recati ... all'altare, talvolta in processione, il pane e il vino che saranno offerti dal sacerdote in nome di Cristo nel sacrificio eucaristico, nel quale diventeranno il suo Corpo e il suo Sangue. È il gesto stesso di Cristo nell'Ultima Cena, quando prese il pane e il calice. Soltanto la Chiesa può offrire al Creatore questa oblazione pura, offrendogli con rendimento di grazie ciò che proviene dalla sua creazione" (). La presentazione delle oblate all'altare assume il gesto di Melchisedec e pone i doni del Creatore nelle mani di Cristo. È lui che, nel proprio Sacrificio, porta alla perfezione tutti i tentativi umani di offrire sacrifici”.

Stiamo parlando del memoriale dell’Ultima Cena di Cristo. In questo frangente, culmine della Messa, rimane indelebile l’eco delle parole del sacerdote: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio, Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli”. Nel dire queste parole, il sacerdote innalza due “oggetti” ben visibili, li innalza a Dio, e così facendo, li mostra al “popolo dei fedeli”, a tutta l’assemblea. Sono la patena e il calice. Cerchiamo, allora, di delineare meglio il loro significato, le loro origini.

La patena
La sua origine è collegata al vasellame domestico, come suggerito anche dall'etimologia del suo nome. La patena è, normalmente, di argento dorato o d'oro, di forma circolare con un diametro di circa 15 - 20 centimetri. Anticamente erano usati anche il vetro, l'avorio, l'onice, l'alabastro, il cristallo di rocca. Una curiosità: eventuali scritte e cesellature, sono consentite solo nella faccia inferiore o esterna. E’ stabilito ciò per impedire che frammenti di ostia possano restarvi imprigionate.

Il calice
La Sacra Scrittura è colma di citazioni riguardanti il “calice”. Prendiamo, ad esempio, il salmo 115. Leggiamo: “Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore”. Se ci pensiamo bene, possiamo trovare tre accezioni di calice, nel mondo biblico: calice della comunione, calice dell'ira, calice di salvezza. I passi delle Scritture sono tanti: dal salmo 16 (“Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita”) al libro di Geremia (“Così mi disse il Signore, Dio d’Israele: «Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio»”, Geremia 25,15); da Isaia 51,17 (“Svegliati, svegliati, alzati, Gerusalemme, che hai bevuto dalla mano del Signore il calice della sua ira; la coppa, il calice della vertigine, hai bevuto, l’hai vuotata”) allo stesso salmo 115, nominato prima.

Il calice, nella storia della Liturgia
Il calice fu utilizzato fin dai primi tempi del Cristianesimo per consacrare il vino durante la liturgia eucaristica. Bisogna ricordare che i primi luoghi di culto erano ambienti comuni, case private, e – dunque – la sua origine fu certamente legata all'ordinaria suppellettile domestica, senza particolari prescrizioni riguardo alla materia o alla forma. Non esistono calici di sicuro uso liturgico anteriori al VI secolo. Nel museo di arte sacra a Feltre (Belluno), è conservato il calice del diacono Orso, risalente al VI. Questo è uno degli esemplari più antichi conosciuti in Occidente.

Gli altri oggetti importanti per la celebrazione dell’Eucarestia
La pisside è il contenitore in cui vengono messe le particole. Può avere forme diverse: o come una ciotola o come un calice. A volte ha anche un coperchio per custodire l’Eucarestia nel tabernacolo. Invece, le ampolline sono come delle piccole brocche in cui sono portati l’acqua e il vino che poi vengono versati nel calice durante la preparazione delle offerte. In genere sono di vetro. Insieme a questi oggetti, chiamati "vasi sacri", sull’altare ci sono anche degli oggetti di tessuto che servono durante la messa. Il corporale è una tovaglietta quadrata, in genere inamidata, che viene stesa sull’altare. Come suggerisce il nome stesso, serve ad appoggiarvi il Corpo di Cristo. La palla è un quadratino di stoffa inamidata che serve a coprire il calice per evitare che insetti o altre cose vi cadano dentro. Il purificatoio è un fazzoletto che viene usato per "purificare" il calice e la patena dopo la comunione. Il manutergio è un piccolo asciugamano che serve ad asciugare le mani del sacerdote che vengono lavate dopo aver accolto i doni.

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