fede

Non solo Livatino: sette i venerabili, quattro gli italiani

Gianni Cardinale Unsplash
Pubblicato il 23-12-2020

Vite offerte tra Dachau e la Russia

Oltre a quello sul martirio di Rosario Livatino, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione di sette decreti sulle virtù eroiche di altrettanti servi di Dio, che ora quindi diventano venerabili. Riguardano quattro italiani - il vescovo servita Bernardino Piccinelli, il prete bergamasco Antonio Seghezzi, l' apostolo della Russia postcomunista Bernardo Antonini, la religiosa calabrese Rosa Staltari - e poi il vescovo Vasco de Quiroga, il prete Antonio Vincenzo González Suárez e il salesiano Ignazio Stuchly. Vasco de Quiroga, nato in Spagna nel 1470, magistrato, fu inviato dai reali di Spagna nel Nuovo Mondo per svolgere la funzione di giudice. Nel 1538 da laico venne nominato primo vescovo di Michoacán, dove difese strenuamente i diritti degli indios. Morì il 14 marzo 1565.

Bernardino Piccinelli, nacque nel 1905 a Madonna dei Fornelli, frazione di San Benedetto Val di Sambro (Bologna). Ordinato sacerdote per i Servi di Maria nel 1928, nel 1937 fu nominato parroco in Ancona. Durante la seconda guerra mondiale, i bombardamenti distrussero il centro del capoluogo marchigiano e padre Bernardino si adoperò ad aiutare spiritualmente e materialmente la popolazione. Nel 1966 Paolo VI lo nominò ausiliare di Ancona, rimanendo parroco. Durante gli anni di ministero episcopale, si contraddistinse per la generosa attività pastorale verso gli umili e i poveri, i malati e le persone in difficoltà. È morto il 1° ottobre 1984.

Antonio Vincenzo González Suárez, visse nelle Canarie dove nacque nel 1817 e venne ordinato sacerdote nel 1845. Amico di sant' Antonio Maria Claret, morì il 22 giugno 1851 a soli 34 anni di colera dopo essersi reso disponibile ad assistere i moribondi dell' epidemia che aveva colpito l' isola di Las Palmas.

Antonio Seghezzi, nato nel 1906 a Premolo (Bergamo), fu ordinato nel 1929 per la diocesi orobica. La sua attività pasto- rale con i giovani e la fitta corrispondenza con quelli di Azione cattolica impegnati sui fronti della seconda guerra mondiale non furono gradite dalla polizia tedesca che lo arrestò nel novembre 1943. Venne processato e condannato a 5 anni di carcere, poi ridotti a 3 da scontarsi in Germania. Rinchiuso e trasferito in varie carceri, venne colpito dalla tisi. Nell' aprile 1945 fu mandato al campo di Dachau che poco dopo venne liberato dagli Alleati. Ma la salute di don Antonio continuò a peggiorare a causa della mancanza di cure e delle condizioni subite nel lager. L' eroico prete bergamasco morì di tubercolosi il 21 maggio successivo.

Originario del Trentino, dove nacque nel 1932, Bernardo Antonini fu ordinato sacerdote nel 1955 per la diocesi di Verona dove la sua famiglia si era trasferita poco dopo la nascita. Nel 1977 entrò a far parte dell' Istituto secolare sacerdotale "Gesù Sacerdote", fondato dal beato Giacomo Alberione, emettendo i voti perpetui il 5 aprile 1991. Nel 1989, con l' era Gorbaciov e le conseguenti aperture del mondo sovietico, don Antonini si recò a Mosca come studente e missionario, offrendo la propria collaborazione a monsignor Tadeusz Kondrusiewicz, allora amministratore apostolico per tutta la Russia europea. Nel 1993 don Antonini fondò e diresse a Mosca il Seminario Regina Apostolorum. Inoltre diede vita e coordinò le attività del giornale Svet Evengelija e dell' Istituto teologico "San Tommaso d' Aquino". Infaticabile, nel 2001 fu inviato a Karaganda nel Kazakhstan dove è morto il 27 marzo 2002 a causa di un aneurisma.

Ignazio Stuchly, nato nel 1869 a Boleslaw, oggi Polonia, ordinato sacerdote nel 1901 per la congregazione salesiana, inviato in Cecoslovacchia durante la seconda guerra mondiale, fu sicuro punto di riferimento dei confratelli e delle persone più deboli. Nel 1950 fu colpito da un ictus cerebrale. Nello stesso anno i sovietici insediarono in ogni casa salesiana dei commissari governativi e molti confratelli vennero deportati. Don Ignazio fu inviato in un ospizio per anziani dove morì il 17 gennaio 1953.

Rosa Staltari, originaria di Antonimina (Reggio Calabria), nacque nel 1951 in una famiglia povera e profondamente cristiana. Rimasta orfana di madre a soli due anni, venne accolta in un istituto di Locri gestito dalle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario. Nel 1965 fu accolta a Reggio Calabria nell' Istituto "Maria Mater Gratia", gestito dalla congregazione delle Figlie di Maria Santissima Corredentrice. Attratta dalla loro spiritualità e dal metodo pedagogico entrò nella congregazione. Emessi i voti nel 1973, fu trasferita a Palermo come maestra di bambini, in particolare orfani, presso l' istituto "Pietro Ardizzone". Suor Rosa, che subiva frequenti crisi convulsive e svenimenti, morì il 4 gennaio 1974, a soli 22 anni. (Avvenire)

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA