fede

Luoghi dell'anima: i santuari del centro-sud

Mario Scelzo Wikipedia
Pubblicato il 10-06-2020

Dall'Abruzzo alla Sicilia, un viaggio tutto italiano nella fede

La settimana scorsa ho scelto per voi alcuni santuari del Nord Italia, oggi continuiamo il nostro viaggio ma ci spostiamo nel Centro-Sud, alla ricerca di “luoghi dell’anima”, nei quali trovare il ristoro del corpo e della mente. Rinnovo l’invito a visitare almeno uno di questi santuari durante questa estate “italiana”, tutti questi luoghi, oltretutto naturalisticamente splendidi, ben si prestano ad una gita con la famiglia o con gli affetti più cari.

Il nostro viaggio ha inizio in Abruzzo. Vi confesso che ho avuto difficoltà a decidere, la regione è ricca di luoghi suggestivi e significativi. Cito solo il Volto Santo di Manopello e l’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone, nei pressi di Sulmona, luogo che ricorda Celestino V, descritto da Dante Alighieri come “colui che fece il gran rifiuto”. La mia scelta è caduta però sull’Eremo di Santo Spirito a Majella, nei pressi di Roccamorice. Ora, tale santuario ha avuto recentemente una ampia visibilità internazionale, visto che il regista premio Oscar Paolo Sorrentino ha deciso di girare qui alcune scene della sua ultima produzione, The Young Pope. All’arrivo si incontra un lungo viale ed in fondo l’edificio incastonato nella roccia. Le fontane d’acqua fresca di montagna rompono il silenzio della natura. La Valle sottostante è ricca di torrenti ed i versi degli animali selvatici riecheggiano nei boschi.

La visita all’Eremo inizia dalla piccola chiesetta molto suggestiva. Varcata la bellissima porta in legno scolpita a mano si accede alla navata unica mentre in alto è visibile la scritta “Porta Coeli”. Lateralmente invece si accede alla parte posteriore e si sale fino alla scala Santa per arrivare all’oratorio della Maddalena dove si ha una vista della valle molto suggestiva. Le prime notizie storiche sull’Eremo di Santo Spirito a Majella risalgono al 1.053 quando il futuro Papa Vittore III vi dimorò insieme ad altri Eremiti. Pietro da Morrone, futuro Papa Celestino V, vi arrivò nel 1.246 e lo ristrutturò costruendo, nel corso degli anni, altri locali adibiti agli eremiti che si aggiungevano alla comunità. Il Petrarca cita questo eremo nella sua opera “De Vita” descrivendolo come luogo solitario, adatto all’ascesi spirituale.

La seconda tappa del nostro viaggio la compiamo, idealmente, in compagnia di un Santo e di un Papa a tutti noi tanto caro: San Giovanni Paolo II. Karol Wojtyla, come è noto, era un ottimo sportivo ed un amante della montagna, sono ormai “storia acclarata” e non leggenda le sue fughe di nascosto dal Vaticano per recarsi in incognito sul Gran Sasso, per non parlare delle sue vacanze tra le montagne della Val d’Aosta. In pochi però sono a conoscenza del legame di Giovanni Paolo II con il Santuario della Mentorella, da lui visitato 8 volte nel corso del suo pontificato, non a caso il percorso di trekking per arrivare in vetta ha preso il nome di Sentiero Wojtyla. Il Santuario Madre delle Grazie della Mentorella è un tempio della Chiesa cattolica servito dalla Congregazione della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo e situato sui Monti Prenestini a oltre 1000 metri di altitudine. Nell’insieme, il Santuario ha, nella sua storia e nella sua atmosfera mistica, i suoi punti di forza. La sua posizione panoramica, inoltre, lo rende unico, solitario e suggestivo. Un vero scrigno di storia e di spiritualità che merita una visita attenta e che sicuramente vi lascerà un senso profondo di pace.

Secondo la leggenda, il Santuario è sorto per volontà di Costantino nel IV secolo nel luogo dove si convertì il già tribuno romano Sant’Eustachio, vissuto tra il I e il II secolo. Sempre secondo la tradizione fu edificato grazie all’iniziativa dell’Imperatore Costantino intorno al IV secolo. Per questo motivo la Mentorella potrebbe essere il santuario più antico d’Italia. Scendiamo in Puglia, esattamente nel Gargano, nel comune di Monte Sant’Angelo, per visitare il Santuario di San Michele Arcangelo, iscritto nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco dal giugno 2011. Si tratta di uno dei luoghi sacri all’Arcangelo più celebri al mondo, incastonato sul tracciato dell’antica Via Sacra Langobardorum. Sorge su un’altura, circondato dal tipico paesaggio impervio e verdeggiante del Gargano, dove la candida facciata accoglie i pellegrini con due grandi arcate, sovrastate da una nicchia con la statua di San Michele. Disposto su due livelli, il santuario accoglie i fedeli con la facciata romanica e il campanile, anche detto torre angioina. Nel sottosuolo si sviluppano invece la Sacra Grotta, cui si accede da una scalinata scavata nella roccia, il Museo e le cripte. Qui si scorgono numerose iscrizioni incise nella roccia, anche a caratteri runici, testimonianza del passaggio di pellegrini fin dall’epoca longobarda. La statua di San Michele Arcangelo custodita nel cuore della Sacra Grotta fu scolpita in marmo da Andrea Sansovino nel 1507. Le cripte sono arricchite da sculture provenienti dagli scavi archeologici effettuati nei dintorni.

Ci spostiamo in Calabria. Non lontano dalle splendide spiagge di Tropea, nel comune di Spilinga, comune famoso per l’invenzione della Nduja, uno speciale insaccato ottenuto dalle frattaglie di maiale con l’aggiunta del peperoncino, si trova, all’interno di una antica grotta eremitica, il Santuario della Madonna delle Fonti. Era una notte degli inizi del XX secolo quando a un’anziana abitante del paesino alle falde del Monte Poro (secondo alcune fonti soprannominata Ciciresjia, secondo altre dal nome Domenica Muià) apparve in sogno la Madre di Gesù Cristo. La Vergine chiese alla fedele di raggiungerla in un luogo poco distante. L’anziana si alzò dal tepore delle coperte e si diresse nel posto indicatole. Qui, per sua enorme sorpresa, trovò una statua raffigurante la Madonna e sempre qui, secondo le direttive ricevute nel sogno, si impegnò a erigere una chiesa.

Poco tempo dopo – alcune fonti indicano l’anno 1920 – iniziarono i lavori di costruzione della chiesa. La nicchia dove la fedele spilingese trovò la statuina è ancora conservata. Concludiamo il nostro viaggio in Sicilia. Potevamo, come ci suggerisce Camilleri, compiere una gita a Tindari, dove in cima ad una collina si trova il suggestivo Santuario della Madonna Nera, ma la mia scelta è ricaduta sul Santuario Maria Santissima di Gibilmanna, presso Cefalù. Dedicato alla SS. Vergine, Patrona della Diocesi cefaludese, il Santuario ha una data di fondazione incerta; secondo una tradizione orale, non supportata da documenti scritti, Gibilmanna sarebbe uno dei sei monasteri fatti costruire in Sicilia da san Gregorio Magno (540-604) su territori in possesso della madre santa Silvia, prima di essere elevato alla cattedra di Pietro.

Con la conquista della Sicilia da parte dei Saraceni nel 878 anche il monastero benedettino di Gibilmanna fu abbandonato e distrutto, anche se la chiesa, custodita dalla popolazione dei dintorni e in seguito da eremiti, continuò ad essere luogo di pellegrinaggio e di preghiera. Quando nella seconda metà del XI sec. i Saraceni furono definitivamente cacciati dalla Sicilia da Ruggero I, il Normanno, venne avviata una vasta restaurazione di chiese e monasteri. Nel 1145 Ruggero II ripristinò la sede vescovile di Cefalù e nel 1228 Arduino II, vescovo di Cefalù, istituì il priorato di Gibilmanna; i “Priori" si succedettero fino al 1535, anno in cui la chiesa fu ceduta al nascente Ordine dei Cappuccini. Sulle rovine dell'antico monastero benedettino, i Cappuccini costruirono il primo nucleo di celle del loro convento; i lavori per la costruzione della nuova chiesa ebbero inizio nel 1619 e si potrassero per 5 anni, quindi la facciata che oggi possiamo ammirare risale a questo periodo storico.

Termina questo viaggio, davvero suggestivo, e lasciatemi concludere solamente dicendo che l’Italia è piena di luoghi del genere, da valorizzare, custodire e proteggere. Approfittiamo di questa estate dentro i nostri confini per riscoprire la grande bellezza che abbiamo attorno a noi.

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