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Le radici mediterranee di Giorgio La Pira

Giovanni Emidio Palaia ARCHIVIO ANSA
Pubblicato il 01-03-2022

Fate come gli alberi: cambiate le foglie, ma conservate le radici

“Fate come gli alberi: cambiate le foglie, ma conservate le radici”, diceva il Dalai Lama tra i suoi consigli. Ogni anno, incontrando oltre 200 studenti, presento l’opera di La Pira e riscontro sempre grande entusiasmo. È da tutti conosciuto come il Sindaco santo di Firenze, ma Giorgio La Pira era nato in Sicilia. In un certo senso, non è sbagliato dire che il futuro di La Pira è determinato dalle scelte e dagli incontri dei suoi primi anni. Egli nacque nel 1904 a Pozzallo e si trasferì successivamente a Messina.

In questa Sicilia di inizio ‘900, La Pira trascorse gli anni decisivi della sua formazione, compì i suoi studi e, sempre in quegli anni, fece incontri decisivi per la sua futura azione internazionale. Fece amicizia con giovani che ebbero poi un ruolo fondamentale all’interno della nazione: Salvatore Pugliatti, Salvatore Quasimodo, l’insegnante Antonio Federico Rampolla, il qual lo incoraggiò negli studi. Credo che sia molto importante ricordare il “sodalizio dei giovani dell’Istituto tecnico Iaci” di Messina.

Un gruppo di giovani che discutevano di letteratura e di politica. Questi ragazzi, tra cui c’era Quasimodo, alcuni compagni di classe e La Pira tredicenne, leggevano insieme Dante, la Bibbia, Tommaso Moro, Campanella, Erasmo, gli scrittori russi.

I giovani del sodalizio avevano compreso che per agire ed essere uomini che avrebbero cambiato la società e forse anche il mondo avevano necessità di nutrirsi di cultura, in modo da avere giudizio e capacità di azione. Tutti le opere di questi autori che La Pira tredicenne condivise con Quasimodo e con gli altri amici sono intessute di realismo, perché sono rapportate sempre alla realtà storica che si stava attraversando.

Sempre negli anni siciliani, accadde per La Pira una conversione religiosa che pervaderà poi tutta la sua futura vita. Infine, non possiamo dimenticare il contatto con il Mediterraneo. Se a Firenze La Pira lavorò per “i colloqui del Mediterraneo”, affinché questo mare diventasse il nuovo lago di Tiberiade e non un cimitero, come oggi ci ricorda Papa Francesco, certamente questa sua sensibilità è dovuta proprio al luogo della sua nascita.

Quando visitai Pozzallo e ricevetti un riconoscimento dal comune mi chiesero: alla fine che cosa ha dato La Pira alla sua Sicilia? La mia risposta fu immediata: è la Sicilia che ha dato La Pira a Firenze e al mondo, come ogni buona madre dona i suoi figli. Così la Sicilia intera deve essere lieta di aver donato questo suo figlio a Firenze e al mondo.

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