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Le confessioni di Padre Pio tra richiami e mancate assoluzioni

Gelsomino Del Guercio Web
Pubblicato il 28-06-2022

Confessava fino a 18 ore al giorno

Il modo di confessare i fedeli di Padre Pio è stato un ostacolo verso una sua più rapida beatificazione e canonizzazione. Il motivo di questo rallentamento è spiegato nel libro “Padre Pio - Modello di santità e guida per il cristiano” (editrice Ancilla) di Marcello Stanzione e Francesco Guarino

FOLLE OCEANICHE AL CONFESSIONALE
Padre Pio confessava instancabilmente, qualche volta anche per diciotto ore di fila. Più di una volta si dovette ricorrere all’aiuto dei carabinieri, per regolare l’entrata in chiesa e per disciplinare l’afflusso al confessionale di padre Pio. Qualche cosa di analogo avveniva in sagrestia, dove egli confessava gli uomini, prima di andare in chiesa. E accorrevano al suo confessionale non solo dall’Italia, ma anche da altre nazioni.

CARATTERE BURBERO
Qualcuno, si legge nel libro, ha scritto che padre Pio spesso veniva messo in discussione proprio come confessore:
“Uno dei motivi per cui il processo non procedeva a ritmi serrati verso il traguardo della beatificazione, era che l’inchiesta si presentava non priva di difficoltà, come quella del cosiddetto carattere burbero del cappuccino che lo portava talvolta ad alzare la voce in confessionale con qualche penitente, davanti ad altri fedeli in chiesa in attesa della confessione”.

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“IO NON MI PENTO…”
Il metodo di padre Pio poteva sembrare ad alcuni discutibile, ma non certo per lui, il quale, un giorno, a chi si lamentava per le sue maniere troppo severe, disse:
Io non mi pento quando non do l’assoluzione, perché, se uno viene a confessarsi con convinzione, la mancata assoluzione servirà per farlo stare più attento; se invece viene a confessarsi senza convinzione, la mancata assoluzione gli fa un bene, perché lo richiama alla realtà delle sue condizioni e lo mette al sicuro dal fare una confessione sacrilega”.

120 PENITENTI AL GIORNO
Si dice che al suo confessionale si siano accostate circa cinque milioni di persone. Si dice inoltre che, tra uomini e donne, confessasse centoventi penitenti al giorno. Dedicava in media tre minuti per ciascuno. Padre Pio voleva che la confessione fosse breve e chiara, integra e sincera. Non sopportava né tentennamenti né facili giustificazioni e tanto meno le insincerità. Egli, che scrutava i cuori e le coscienze dei penitenti, attraverso il dono dell’introspezione vi leggeva dentro, sapeva prima ciò che il penitente desiderava confessare. Spesso era lui ad anticipare al penitente i peccati commessi.

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“LE MIGLIORI ENERGIE DI SE STESSO”
Il Postulatore della Causa di canonizzazione di Padre Pio, Padre Gerardo Di Flumeri ha scritto: “Nel ministero del confessionale, Padre Pio ha impiegato la maggior parte del suo tempo e le migliori energie di se stesso. Egli si è impegnato totalmente in questo salutare lavoro apostolico a favore delle anime. E le anime sono accorse numerose al suo confessionale, assiepandosi attorno ad esso ogni giorno, ininterrottamente da mane a sera”.

ALTARE E CONFESSIONALE
I due poli della sua vita furono sempre l’altare e il confessionale. Stanno a testimoniare come padre Pio amava le anime con il cuore e nel cuore di Cristo. Egli rifletteva questo amore, che trasmetteva e insegnava aiutando tutti. Diceva infatti: «Sono tutto di ognuno». E ai suoi figli spirituali amava ripetere: «Siete sangue del mio sangue, perché vi ho gene- rati a Gesù nel dolore e nell’amore».

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