fede

La speranza di Santa Chiara

Sr. Colette du Christ-Roi
Pubblicato il 01-08-2025

di Sr. Colette du Christ-Roi

Ognuna di noi (del Monastero di Santa Colette) nel corso dell’anno dedicato a Santa Chiara ha lavorato su una delle virtù della nostra Madre: a me è stata data la" speranza". Avevo messo quindi su carta qualche rapida nota, ma le occupazioni non mi avevano finora permesso di riprenderle, ordinarle e svilupparle. Ed ecco finalmente giunto il tempo d’intraprenderne la redazione. Che la vita e gli scritti di Chiara trabocchino di speranza, non vi è dubbio alcuno. Senza fretta, ho cercato, riletto e trascritto i testi relativi a questo argomento, si è trattato di un lavoro lento, lungo, ma anche benefico: le narrazioni, i frammenti epistolari hanno quindi preso corpo ... presto lo scopriremo insieme. Pur tuttavia a questo entusiasmo, ha fatto seguito un gesto più ponderato: ritrovare nella "concordanza" in latino la parola "spes" oppure uno dei suoi derivati, al fine di non perdere nulla della speranza che Chiara esprime nei suoi scritti. Sorpresa, al limite dello stupore: nella penna di Chiara questa parola non esiste! Sono giunta quindi a questa conclusione: la vita e gli scritti di Chiara sono talmente abitati dalla speranza da far sì che essa non abbia mai sentito il bisogno di pronunciarla. La speranza, nella vita di Chiara è stata infatti più che una parola, è stato un respiro che ha continuamente sostenuto il suo cammino. Due sono i testi che ci aiuteranno in questo nostro approccio, e saranno come due anelli che racchiudono la vita di Chiara, totalmente illuminata dalla speranza. Il primo ci viene offerto da Celano nella sua "Vita di Santa Chiara". Il secondo sarà tratto dal Testamento. Siamo fin dall'inizio su di un terreno sicuro poiché Celano - agiografo coscienzioso e rinomato - dichiara "di non discostarsi dalla sua attenzione per l’esattezza e la fedeltà." V 13,11 Ascoltiamo questo racconto: " ..... La furia delle compagnie di mercenari al soldo dell'imperatore e delle bande di arcieri saraceni... si porta su Assisi. L'esercito era già alle porte... (seguiamoli da lontano!) Le tribù infami di saraceni assetati di sangue cristiano, pronte a tutte le audacie, a tutte le impudenze, a tutti i crimini avevano già oltrepassato il muro di cinta di San Damiano ed erano penetrati all'interno del chiostro". V 21 (qualsiasi madre di formazione voglia vietare alle giovani la lettura di questo testo la sera, prima di addormentarsi!) Ed ecco quindi i Saraceni che in un batter d'occhio oltrepassano la corte dei gentili (potremmo dire) e ben presto la corte di Israele... Quanto a noi, entriamo nel santo dei santi, cioè all'interno del monastero, oh Dio, qual spettacolo! Celano continua: "Le sfortunate monache si struggono per l’angoscia, le voci tremanti per l’agitazione, corrono a rifugiarsi singhiozzando attorno alla madre". Riassumendo: petti ansimanti, volti lividi annunciano l’approssimarsi dello svenimento, questo ciò che ci offrono le nostre sorelle maggiori di San Damiano. Il peggio è da temersi, e Celano ce ne darà, certamente, il resoconto spaventoso. Continuiamo la lettura: "Claire non trema. Sebbene sia malata, chiede di essere posta di fronte al nemico con, come unica protezione davanti a lei, la pisside d'argento rivestita d'avorio dove era devotamente conservato il SANTISSIMO CORPO DI CRISTO". Ascoltiamo il seguito con rispetto e ammirazione. "Chiara si prostra in preghiera davanti al Signore e dice a Cristo, con gli occhi pieni di lacrime (lacrime che scorrevano senza alcuna contrazione del viso, troppo pieno di un cuore pazzo d'amore): "Sarebbe dunque questa la Vostra Volontà, Signore, consegnare le vostre ancelle senza alcuna difesa nelle mani dei pagani... ?" V 13,22 Chiara si iscrive nella stirpe dei grandi intercessori che la Bibbia ci presenta, la sua preghiera fa eco a quella di Abramo: "Vuoi davvero far perire il giusto con il malvagio?" Gn 18,23 È lo stesso tono di indignazione che vuole aprire una breccia nel cuore di Dio. Si scorge persino una "punta di ricatto", come sapevano fare le grandi figure delle donne dell'Antico Testamento a sostegno delle loro richieste, quali ad es. Anna. Ascoltiamo per la seconda volta: "Sarebbe dunque questa la Vostra Volontà, Signore, consegnare le vostre ancelle senza alcuna difesa nelle mani dei pagani... ?" Seguita dalla frase che parrebbe provocare uno shock in Dio "le vostre ancelle, che ho nutrito del vostro amore", vale a dire le vostre amate nel Figlio amato. Ne segue l'ingiunzione: "Custodite, Signore, Ve ne prego, le vostre ancelle, poiché per il momento sono nell’impossibilità di custodirle". Chiara, con sincera determinazione, sembra mettere Dio davanti alle sue responsabilità, alle sue promesse. Finora è stata lei a tenere il timone, ad aver maternamente protetto le ancelle di Dio sue sorelle, ma ora, di fronte al pericolo, che il Supremo Pastore del gregge si risvegli e difenda le sue pecore in pericolo, ne va del suo onore! Giunse quindi la risposta: "Dal ciborio, arca della nuova alleanza e della grazia, uscì quindi una voce, come la voce di un bambino che diceva: sempre vi custodirò" (V 13,22). Questa assicurazione, lungi dal lasciare Claire soddisfatta, la incoraggiò a chiedere ancor di più, poiché occorre che tutti i cittadini di Assisi siano protetti. Vuole piegare Dio attraverso la riconoscenza. "Signore – continua Chiara - se ciò vi aggrada, proteggete dunque anche questa città che, per amor vostro, ci dà di che vivere". Ne va dell’onore di Dio, la sua generosità non può essere in difetto davanti a quella degli Assisani. Allora... "uscì una voce come quella di un bambino che diceva: - Dovrà molto soffrire, ma verrò in suo aiuto e protezione". Claire sferra quindi l'assalto per mezzo della preghiera. La santa badessa, alzando il volto in lacrime, conforta quindi le sue sorelle dicendo: “In verità vi dico, figlie mie, che non vi accadrà alcun male. Abbiate soltanto FIDUCIA in CRISTO!" (V 13,22) La speranza di Chiara prende la sua fonte ed attinge forza nella Potenza di Dio, nel suo Cuore traboccante d'amore per noi. Celano continua: "In quello stesso momento la frenesia di questi cani rabbiosi lascia il posto alla paura, discendono dalle mura più velocemente di quanto vi erano saliti: la potenza della preghiera aveva gettato lo scompiglio nei ranghi". PREGHIERA e FIDUCIA sono le due facce della speranza di Chiara. Infine nell'ultimo paragrafo del Testamento - in quest’ultimo anello - affiora la parola "speranza", almeno nella traduzione francese che ne dà il Padre Vorreux: "Vi lascio questo scritto, mie amate sorelle, presenti e future, con la speranza che lo osserviate al meglio e come segno tangibile della benedizione del Signore, della benedizione del nostro beato Padre San Francesco, e della benedizione che vi do, io, vostra madre e ancella. Amen". (TC 24) Santa Chiara vuole quindi dirci: “Cerchi le tracce della mia speranza? Scoprile nella vita delle sorelle che nel corso dei secoli hanno scelto di osservare generosamente la regola e di custodire lo spirito del mio testamento. Seguiamo la traiettoria della speranza di Chiara: scaturita dalla Potenza del Cuore paterno di Dio, essa si riversa nel suo cuore materno che desidera ardentemente che tutte le sue sorelle diventino segni di speranza nella pasta umana degli uomini di tutti i tempi. La speranza di Chiara ci apparirà ora rivestita, di volta in volta, da tre aggettivi qualificativi.

LA SPERANZA DI CHIARA E' VISIONARIA

Notiamo che San Paolo, attento nel descrivere la fede...sfocia nella speranza: "La fede - ci dice - è la garanzia dei beni che si sperano, la prova delle realtà che non si vedono" (He 11,1). Vi è, in qualche modo, uno "sguardo" tutto particolare, generato dalla fede e dalla speranza. I nostri santi umbri avevano acquisito questo "sguardo" che discerne: "Il beato Padre, VEDENDO che non avevamo paura né della povertà, né del lavoro, né della tribolazione..., nel suo affetto per noi, ci scrisse una regola di vita..." (RC 6,2). Francesco può avere fiducia in Chiara e nelle sue sorelle che "donandosi come spose allo Spirito Santo scelgono di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo". Come Dio, lo sottolinea con una promessa: "Si è impegnato ad avere per noi, da solo o per mezzo dei suoi fratelli, una cura attenta e premurosa come per i suoi fratelli" (TC 8) Sin dall'inizio, Francesco, giovane borghese dalle mani poco abili nel maneggiare la cazzuola, ma pieno di slancio nel restaurare la chiesa di San Damiano esclama: "Un giorno, verranno qui delle Dame la cui santa vita e fama stimoleranno gli uomini a glorificare il nostro Padre dei Cieli in tutta la sua santa Chiesa! " (TC 4) Era già, profeticamente, votare le sorelle alla conquista di beni migliori, a vivere nella speranza. Se in Francesco la speranza riveste un gesto e delle parole, in Chiara, si traduce in un desiderio dal quale lentezza e pigrizia sono bandite: "Noi quindi, dopo aver intrapreso la via del Signore, facciamo bene attenzione a non allontanarcene mai, per negligenza o per ignoranza, perché così facendo nuoceremmo ad un così grande Signore, alla Vergine sua Madre, al nostro beato Padre Francesco, alla Chiesa trionfante e persino alla Chiesa militante"(TC 22). Chiara, per tutta la sua vita, apre i suoi occhi nella fede, attraverso quelli di Francesco, tuttavia la sua speranza si slancia ancora più lontano e, vigilante, ammonisce le sue sorelle a non dover poi rimpiangere di aver recato danno alla Chiesa trionfante. In seguito, gli occhi aperti nella fede non basteranno più a Chiara per parlare della sua speranza. È tutto il suo essere di donna che prenderà il posto dei suoi occhi, così assicura ad Agnese di Praga di essere "già" glorificata nella speranza. "Avete scelto uno sposo di razza ancor più nobile: nostro Signore Gesù Cristo... affidando i vostri tesori non alla terra ma al cielo... avete un'ampia ricompensa assicurata in cielo..." (A 1,7; 23-24). Chiara sembra già vedere la sua amica nella beatitudine e glielo fa intuire. Seguendo Cristo e lasciandosi impastare dalla grazia in una gioiosa penitenza, Agnese è promessa alla fioritura di tutto il suo essere. La profezia di Francesco si realizza pienamente in Chiara. Essa ne è l'attrice: aprendo alla pienezza di Dio, l’intero spazio del suo essere e della sua vita; ed anche la spettatrice: insegnando alle sue sorelle ad abbandonarsi all'azione di Dio, meravigliandosi della scelta preferenziale di Agnese per il Signore.

LA SPERANZA DI CHIARA E' GAUDIOSA

Ne seguiremo successivamente le manifestazioni durante la sua vita e le conseguenze dopo la sua morte. Poniamo alcune premesse: oggetto principale della speranza è la beatitudine, l'ingresso nel gaudio di Dio. Il processo di canonizzazione ci offre un sorprendente ritratto della vita teologale di Chiara: "Era già figlia del regno celeste, elesse e scelse come sposo Gesù Cristo povero, il Re dei re” (Pr p. 183). Chiara, entrata nella contemplazione dei misteri del Re dei re ha inteso l'Amore sussurrargli sempre più forte che non sarebbe rimasta delusa. Pertanto, porta Agnese nel suo giubilo: "Qual meraviglioso e ammirevole scambio: lasciare i beni della terra per quelli dell'eternità, meritare questi abbandonando quelli, raccogliere il cento per uno e possedere la felicità perenne!" A 2,30 Si potrebbe tuttavia obiettare che questa speranza sembra ben poco disinteressata: si parla di tesoro, di meriti, di ricompensa... che ne resta del puro amore? Non dimentichiamolo, la rinuncia traccia la strada che conduce alla speranza. D'altra parte, Dio "è" la nostra felicità e tendere a Dio significa glorificarlo. Un paragrafo di Padre Haussherr completerà la risposta alla domanda precedente: "La preghiera è il mezzo migliore per praticare la speranza... Poiché Dio non sempre concede in modo identico ciò che gli viene chiesto, proprio per condurci a dire che questi beni temporali non sono necessari, affinché ci attacchiamo sempre più all'unico necessario. Non è questo un fatto di esperienza? " In un vocabolario che le è proprio, rivolgendosi a Agnese di Praga, Chiara chiamerà questa rinuncia: "povertà" e martellerà: "non si può... non si può..." "Non si può servire contemporaneamente Dio e Mammona poiché, amato uno è odiato l’altro, non si può sperare di vivere con splendore in questo mondo e regnare con Cristo nell'altro." A 1, 26-27 Più in alto, riassumeva: "O beata povertà, che dona ricchezze eterne a coloro che l'amano e la praticano!" A 1, 15 Le conseguenze dopo la sua morte? Se Santa Teresa del Bambino Gesù aveva promesso una pioggia di rose dopo la sua morte, la scomparsa di Chiara lascia dietro di sé una pioggia di lacrime. Già Celano descriveva così le sorelle al momento della sua morte: "Vi erano là due compagni di San Francesco: uno, Frate Angelo di Rieti, pur avendo egli stesso il cuore spezzato consolava i presenti addolorati... Le figlie piangono la dipartita della madre... restano sole in questa valle di lacrime". V 28,45 E nella lettera di annuncio del decesso: "Col cuore spezzato dal dolore, ci accingiamo a scrivervi, non senza lacrime, un triste racconto: ... lo specchio dell'astro del mattino, il bellissimo specchio nel quale ammiravamo l'immagine della vera luce, è scomparso ai nostri occhi". Attraverso tutti questi occhi bagnati di lacrime, si percepisce quanto Chiara fosse per tutti una luminosa bussola che indicava il cammino verso il Cielo. Altre lettere, indirizzate a Chiara confermano questa intuizione. Sua sorella Agnese, inviata come badessa alla nuova fondazione di Monticelli, le scriveva: "Credevo che né la morte né la vita avrebbero separato sulla terra coloro che, per la condotta ed il pensiero, vivevano anticipatamente insieme nei cieli." E il Cardinale Hugolin: "Amata sorella in Cristo. Dall'ora in cui i doveri della mia carica mi hanno costretto a tornare a casa, ad interrompere le nostre conversazioni e a strapparmi da quel gaudio, vero tesoro del cielo, il mio cuore rimane affogato nell’amarezza, verso le mie lacrime ed un immenso dolore mi opprime". p 285 Chiara, nei suoi colloqui con le sue sorelle, o con i visitatori in parlatorio, doveva lasciar traboccare dal suo cuore parole brucianti di speranza ma, davanti al grigiore quotidiano, non tutti riuscivano sempre a seguire la scia di luce che la loro madre o amica gli indicava. Le lacrime diventano linguaggio: traducono talvolta il desiderio sincero ma difficile di camminare allo stesso passo di Chiara, talvolta traducono la constatazione di un ritardo, di un divario crescente, che chiama in soccorso la sua preghiera.

LA SPERANZA di CHIARA è ESCATOLOGICA

Nella sua quarta lettera ad Agnese di Praga, Chiara scrive: "Beata colei che ama con tutto il suo cuore Colui la cui bellezza suscita l'ammirazione degli Angeli per l'eternità... Colui il cui profumo fa rivivere i morti e la cui visione riempie di felicità gli abitanti della Gerusalemme Celeste, poiché Egli è lo splendore della Gloria eterna". A 4, 10-14 In poche righe, Chiara ci conduce dalla creazione degli Angeli all'eternità beata degli eletti. Così come Dio passeggiava alla brezza della sera (Gn3,8) sulla terra degli uomini, Chiara, sotto la brezza dello Spirito esplora l'Essere di Dio, la sua munificenza, Colui che è "lo splendore della luce senza fine". L 4, 14 Nella sua contemplazione, l'escatologia è per lei "luogo" familiare. Il passato, il presente e il futuro sembrano diventare per lei, come per Dio, un eterno presente. Non è forse, anch’essa,"regina del Re dei cieli?" L 4,27 Se il nostro discorso sembra esagerato, la bolla di canonizzazione dissiperà questo sospetto: "Il suo corpo la teneva sulla terra ma la sua anima aleggiava già nei cieli". B C 9 È molto chiaro(a)! Infatti la nostra santa è della razza di quelli che hanno fatto l'unità del loro essere perché l'Amore è tutto per loro. In ebraico la parola speranza tiqva ha per radice "qav" = filo, Chiara è questo "filo" luminoso che ricongiunge la terra al cielo. Ella si sa amata "d’un amore eterno" (Is 54,8) e quindi "capace di penetrare nei misteri di Dio". V 22,36 La speranza, in Chiara, raggiunge la sua pienezza solo quando si schiude pienamente alla benedizione, come Dio che dona tutto persino se stesso, benedicendo. Le sue sorelle hanno conservato questo testo: "Vi benedico quanto posso e più che posso, ora durante la mia vita ed in seguito dopo la mia morte, con tutte le benedizioni che il Padre delle misericordie ha conferito e conferirà in cielo e sulla terra ai suoi figli e alle sue figlie nello Spirito e con tutte le benedizioni che un padre spirituale o una madre spirituale hanno potuto conferire e ancora conferiranno ai loro figli spirituali..." Ben C 11,12 Claire sembra impossibilitata a smettere di benedire. Come testamento vuole lasciare alle sue sorelle ciò che più le sta a cuore e conclude: "Che il Signore sia sempre con voi, e possiate anche voi essere sempre con Lui! Amen". Ben C 16 Questo "Amen" è un "sì" teologale. Amen, credo, Amen, spero, Amen, voglio amare. La sua ardente carità sgorga nella sua benedizione quando dice alle sue consorelle: "Restate sempre amiche di Dio, amiche delle vostre anime e di tutte le vostre sorelle". Ben C 14 Sotto l'influsso dello Spirito Santo, Chiara rimaneva vigilante nella fede, nella speranza e nella carità e sempre promuovendo questa stessa vigilanza spirituale negli altri. Le sue sorelle diranno: "Chiara aveva allontanato i nostri passi dal sentiero pericoloso delle gioie umane e li dirigeva verso la via della salvezza." (annuncio del decesso) p. 175. Così Santa Chiara, nutrita dalla fede e rivestita della carità, resta un faro di speranza per il mondo di oggi. Il nostro omaggio finale vuole farsi preghiera. Che possa risuonare, nella casa del Signore - la Chiesa - e nell'universo tutto, il messaggio di Chiara così riassunto: "Guarda il cielo che ci chiama e ci aspetta". E 9

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA