fede

La Nazione, Conticelli: Una giornata dal Santo ad Assisi 

Roberto Conticelli Web
Pubblicato il 02-08-2020

L’altro modo per dire vacanze

Macché spiagge e tintarella ai tempi del post Covid. È il momento del raccoglimento e della preghiera. I pellegrini sfidano il solleone per chiedere conforto e perdono. Accade ad Assisi, dove i numeri dei visitatori sono pian piano tornati positivi al culmine delle lunghe settimane di passione per l’emergenza Covid. La capitale del turismo religioso ha vacillato ed è stata sul punto di cedere, ma non è crollata. La salvano proprio i fedeli dell’ultima ora, che sono qui anche per il Giorno del Perdono, quello che oggi ricorda la storica indulgenza plenaria concessa dal Poverello a quanti seguono i riti cattolici.

Non ci sono più i gruppi organizzati ma si rivedono le famiglie e le piccole comitive di amici, come non accadeva da tempo. È una Assisi se possibile ancora più intima, più raccolta, più contenuta, ma è comunque una città che appare sul punto di ripartire. Una città che cambia pelle e apre le braccia ai pentiti del mare, a quanti guardano con sospetto alla ressa sotto gli ombrelloni, ai tanti che credono nel distanziamento come elemento di riscoperta dei monumenti meno conosciuti.

 

Simone Fittuccia, presidente degli albergatori umbri, abbozza un sorriso: «È vero, ad Assisi si rivedono i turisti, anzi la città di San Francesco è quella che, nella nostra regione, in questo momento registra i dati più positivi. I numeri illustrano un recupero sorprendente, siamo tornati con alberghi occupati all’ottanta per cento nei fine settimana e con il settore extralberghiero al completo fino all’ultima settimana di agosto». Vanno bene perfino gli appartamenti in centro, anche se - conclude - «a nulla è valso il recente patto tra Regione e prefettura contro il fenomeno degli abusivi».

Certo, mancano gli stranieri, il cuore pulsante del turismo, tuttavia in questi giorni di rinnovata speranza i pellegrini giungono in piccoli gruppi di amici o familiari, e spesso sono coppie giovani. Un turismo di prossimità che confluisce in Umbria dalle regioni limitrofe, in particolare dal Lazio e dalla Toscana. Giovani, si diceva, e quindi spensierati e poco attenti alle regole, al punto che la visita alla Basilica non sempre rispetta l’esigenza categorica della mascherina, con i frati costretti in più occasioni a ricordare che l’emergenza Covid non va presa sottogamba neanche in una terra nella quale tutto intorno sembra invitare alla pace, alla tranquillità e alla meditazione. «Attenzione, Assisi è il motore turistico dell’Umbria, se in quella città le cose funzionano, funzionano anche per il resto della regione. E possono funzionare anche con le famiglie» dice Eugenio Guarducci, il guru del turismo umbro, inventore di Eurochocolate e già assessore comunale all’ombra della Basilica. Assisi non si è piegata al terremoto del 1997, ha vissuto il lockdown chiudendo gli occhi e pregando e ora riscopre i genuini valori francescani che il galoppante successo turistico delle lunghe stagioni del boom aveva solo un po’ offuscato. La Nazione del 2 agosto 2020 

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