Le visite dei pontefici
La famosa candelora di Montevergine a Mercogliano
“Quando vien la Candelora de l’inverno semo fora; ma se piove o tira vento de l’inverno semo dentro”. Quante volte abbiamo ascoltato questo vecchio proverbio pronunciato dai nostri nonni? Innumerevoli volte, non c’è che dire. Come avviene per diverse feste della liturgia della Chiesa ( e in questo caso parliamo della Presentazione di Gesù al Tempio, detta anche popolarmente Candelora), la tradizione nostrana si fonde con la religione. L’Italia è sempre stata terra di tradizioni popolari, lo sappiamo. E anche la Candelora è stata (ed è tuttora) spunto per molteplici eventi che si diramano per tutto l’“italico stivale”.
Questo antico adagio sta a sottolineare il legame stretto tra due ricorrenze: i cosiddetti “giorni della merla” e, appunto, “la candelora”. Infatti, proprio in questi giorni dell’inverno, si celebrano i tre giorni più freddi (dal 29 al 31 gennaio), e la “candelora” cade subito dopo, appunto il 2 febbraio. Questa data dovrebbe segnare la fine del freddo inverno...o il suo protrarsi più a lungo del previsto in base alle condizioni atmosferiche di quel preciso giorno. Da questo dato, il famoso proverbio.
I riti popolari legati alla Candelora sono molteplici e probabilmente si stratificano su antiche tradizioni pre-cristiane e pagane. Ad esempio - ma qui ci spostiamo, per un attimo, in terra straniera - fin dal Medioevo, in questa particolare occasione, in Francia, si cucinavano le crêpes. Nel Settecento, sempre in Francia - ad esempio - era considerato addirittura di buon auspicio esprimere un desiderio nel momento in cui si cucinavano: era necessario stringere nella mano destra una moneta d’oro, mentre con la sinistra s’impugnava il manico per farle saltare in padella. Bizzaria francese!
Ma, ritorniamo in Italia. E partiamo da una delle più antiche tradizioni legate a questa festa. Siamo nel VIII secolo d.C. La festa era già molto sentita, e a Roma, nel Medioevo, si compiva una lunghissima processione che partiva da Sant’Adriano, attraversava i fori di Nerva e Traiano, il Colle Esquilino, per raggiungere la basilica di S. Maria Maggiore. Durante quell’occasione, sull’altare della Basilica, venivano poste delle candele con un fiocco di seta rosso e argento e con lo stemma papale. Una volta benedetti i ceri, il pontefice consegnava la sua candela al cameriere segreto, insieme al paramano di seta bianca che gli era servito per proteggersi le mani dalla cera calda, e passava alla benedizione dei ceri.
Nell’antica Roma, i cittadini romani celebravano la “Festa del februatio”, il momento in cui si celebrava la purificazione delle città dagli influssi dei demoni e che dà il nome al mese di febbraio. I cristiani, invece, festeggiavano “la candelora”, quaranta giorni dopo l’Epifania, ovvero il 14 febbraio. Lo testimonia la scrittrice romana del IV-V secolo Egeria, che nel suo “Itinerarium Egeriae”, ci narra: “Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima” (Itinerarium 24, 4). Un rito, questo, che assomigliava ai Lupercali, antichissima festività romana che si celebrava proprio in questo periodo con fiaccolate: i sacerdoti di Luperco, detti Luperci, gestivano due giorni di cerimonie dedicate alla purificazione dei corpi per favorire la fecondità.
La festa percorre l’intero stivale, grazie ad antichissime tradizioni che - lo abbiamo ben compreso - fondono riti pagani a quelli della tradizione cattolica. Ad esempio, in Molise, e più precisamente ad Acquaviva Collecroce, dalle prime ore dell’alba del 2 febbraio ha inizio l’antichissima Fiera di San Biagio (festeggiato il 3 febbraio). Nelle ore pomeridiane la popolazione si riunisce in chiesa per la Celebrazione Eucaristica, la Benedizione delle Candele e il tradizionale Bacio del Bambinello.
In Campania, a Castelpoto, esiste un’antica tradizione: dalla notte di Natale fino al giorno della Candelora il Bambino Gesù viene esposto davanti l’altare maggiore per poi essere baciato l’ultima volta, prima di essere definitivamente riposto. In Sicilia, a Castroreale, la Candelora viene festeggiata col canto delle lodi della Vergine, la benedizione delle candele, la processione del settecentesco simulacro alla Chiesa Madre, la celebrazione della Messa solenne, la restituzione processionale del simulacro alla Chiesa della Candelora. In questa occasione viene anche allestita un’importante fiera che da tempi antichi attrae mercanti e compratori da tutte le zone limitrofe.
Come abbiamo compreso, la festa ci presenta diversi risvolti, tutti un po’ bizzarri, potremmo definirli. Fra questi, come non ricordare - in ultimo - la famosa “candelora di Montevergine” a Mercogliano in provincia di Avellino. Ogni anno migliaia di fedeli partecipano alla salita verso il Santuario, chiamata appunto Candelora, dando vita a un rituale radicato nel territorio. La celebrazione è legata a due curiosi fatti. Il primo è legato ai coribanti, sacerdoti della dea Cibele (la Madre Nera), che salivano il “Monte di Virgilio” per offrire in dono il loro sesso arrivando a evirarsi per poi rinascere con una nuova identità. Il secondo fatto, del 1256, vede la Madonna scendere dal cielo per aiutare due omosessuali, incatenati sulla cima del monte e condannati a morire di freddo, scaldandoli con la sua luce.
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