fede

Il Presepe salverà il Natale

Fra Riccardo Giacon Archivio Fotografico Sacro Convento Assisi
Pubblicato il 23-12-2022

Davanti alla Natività con gli occhi del Poverello

Gli auguri del Natale risvegliano in noi il desiderio di far rifiorire parole fondamentali come pace, amore, dono, serenità, felicità. In questo tempo dell’anno sembra come risvegliarsi quella parte di noi che non si rassegna al male e all’ingiustizia ed è in cerca di un cambiamento. Ma la mentalità consumistica affoga nella corsa ai regali quel piccolo spiraglio di umanità e tenerezza che si era aperto nel nostro animo. C’è ancora una possibilità perché il Natale venga salvato dall’indifferenza della solita festa, dei soliti regali, del solito cenone… dove non si sa più chi e che cosa si festeggia.

Nella civiltà dell’immagine non saranno in grado di farlo le parole - spesso vuote – di auguri fatti per abitudine. Ci riuscirà solo quella scena che riporta con chiarezza ai nostri occhi il senso della natività. Credo che il vero significato del Natale lo salverà il presepio!

La bella tradizione di ripresentare il momento della nascita di Gesù, è quanto mai attuale, perché stravolge l’idea che Dio si voglia imporre sull’uomo: Egli è venuto nel mondo, in modo umile e nascosto, come raccontano i Vangeli.

Dobbiamo questa intuizione a san Francesco, che nel Natale 1223 fece preparare a Greccio il primo presepe vivente. Allestì la capanna, volle la mangiatoia posizionata davanti all’altare, fece condurre l’asino e il bue… In tutta questa commovente messa in scena voleva vedere con i suoi occhi l’umiltà di Dio e i disagi in cui si era trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato. La novità del presepio di Francesco è profetica e oggi la replichiamo in ogni parte del mondo. Ma non si tratta di cedere ad una moda estetica, scenografica o dell’originalità ad ogni costo – se ne vede il rischio in molti allestimenti – per realizzare il presepio più bello, scintillante di tecnologia, vantando materiali riciclati, collocato nei posti più improbabili della Terra…

Davanti a questa scena ciascuno di noi deve ritrovare la possibilità di scoprire il “vero” Natale. Sostare in silenzio davanti ad una mangiatoia ci aiuta a contemplare la scelta di Dio di venire al mondo condividendo la nostra umanità. Davanti alla grotta di Betlemme ci possiamo stare proprio tutti: non servono complicati ragionamenti davanti a un bimbo che nasce, si rimane ammirati, non lascia indifferenti. Tale semplicità e umiltà dell’Onnipotente ha la capacità di rovesciare le nostre idee su Dio. Quanto è importante preparare presepi che non ci distolgano mai dal cuore dell’evento stesso.

Nel presepe di Sieger Köder, sacerdote tedesco e pittore, si aggiunge un elemento importante per mostrare l’intenzione di Francesco a Greccio. Davanti alla culla la creazione stessa riconosce il suo Creatore: sono in adorazione il lupo e gli uccellini, il bue e l’asino, gli animali e l’albero che inchina le chiome sul Bambino. Gesù, come Sole che nasce dall’alto, è tra le braccia di Francesco e si sovrappone all'Eucaristia.

La mangiatoia, ricolma di fieno, si trasforma in un altare. Il Poverello esprimeva questo parallelo nell’Ammonizione 1 (vv. 16-21: FF 144): «Ecco ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote». Francesco riconosce che l’Eucarestia ci riporta al mistero dell’incarnazione nel grembo di Maria, con un chiaro parallelo tra i due eventi. Con lo sguardo di Francesco riscopriamo i nostri presepi e gioiamo per Dio che è venuto a cercarci e stare con noi, e torniamo alle celebrazioni eucaristiche per fare oggi esperienza concreta della sua presenza in mezzo a noi e del suo amore.

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